Un assaggio di Georgia

Il Kakheti è una delle regioni georgiane più belle che ho avuto la possibilità di visitare. Tra monasteri persi in steppe infinite, vigne a perdita d’occhio e cucina raffinata, l’esperienza turistica si colora di emozioni indelebili.

Come dice la Lonely Planet, Sighnaghi è città suggestiva. Ad arrivarci mi ricorda Loreto Aprutino, in Abruzzo, o uno dei tanti centri abitati delle Langhe, certo con più boschi e meno vigne. Il paese è impestato dal continuo ronzio di innumerevoli Quad che sfrecciano offrendo ai turisti visite nei dintorni e brevi tragitti cittadini.

Tutto qui è immerso nella cultura del vino. Lo è il piccolo mercato pieno di frutta e verdura dove il vino e i distillati sono venduti dentro bottiglie di plastica. Lo sono i ristoranti, nelle cui cantine affondano piccole anfore in terracotta dove gli osti prelevano generosi bicchieri di vino rosso e giallo.

Siamo nella patria dei vini in anfora. Tradizione sopravvissuta all’industrializzazione del vino che ha anonimizzato tanta produzione enologica di questo paese, oggi l’anfora georgiana (qvevri) è esportata in tutto il mondo. In Italia Josko Gravner, grande vignaiolo friulano, ne è stato il primo sperimentatore.

Le vinificazione in anfora prevedono lunghe macerazioni sulle bucce. Per i vitigni a bacca bianca– si contano tra varietà a bacca bianca e rossa circa 400 varietà autoctone – ciò significa una colorazione ambrata del vino e una maggiore tridimensionalità del suo sapore dove il tannino puntella calore alcolico e sapidità. Per i vini rossi, il contatto con l’anfora esalta la materia prima in modo davvero originale quasi fosse un evidenziatore del carattere fruttato e della qualità polifenolica delle uve.

Il carattere dei vini espressi è sostanzialmente caratterizzato da una maggiore confidenza con l’ossidazione. Un tratto omologante per chi si ferma a un approccio degustativo superficiale, un tratto affascinante per chi il vino lo vuole bere e comprendere nell’intimo. Nei migliori casi la vinificazione tradizionale georgiana esalta il carattere complesso del vino non perdendo un briciolo di identità dei vitigni utilizzati.

L’azienda Pheasant’s Tears, di proprietà dell’americano John Wurdeman, è uno degli esempi di questo connubio tra idea produttiva radicata nell’uso delle anfore e precisione esecutiva. Nel loro splendido ristorante – si mangia da re – ho assaggiato una parata di vini molto buoni. Qui segnalo due vini ambra. Il Rkatsiteli 2016 dalla materia viscosa, dinamica e intrisa di sapidità anticipata da profumi floreali e il Mtsvane 2016, anch’esso ambra, quasi leggiadro nel suo percorso gustativo costituito da sapidità e succo. I profumi sono delicati e aromatici quali salvia e gelsomino. In Italia li potete trovare nel catalogo di Les Caves de Pyrene.