Il capace e vulcanico patron di questo bellissimo ristorante, Sergio Fragiacomo, ha voluto proporre alcuni piatti della classica cucina veneziana, con alcune ricette storiche che si possono ritrovare quotidianamente nel menù di questo locale che fa della ricerca (storica e delle materie prime) un punto di forza inimitabile, che lo pone sicuramente ai vertici della ristorazione veneziana.
Sei portate che si avvicendavano in questo modo:
– Moeche e carciofi. I classici granchietti con il guscio in formazione impastellati e fritti, serviti su un’insalata di carciofi crudi.
– Cisame de Pesse in Saor. Scampi proposti con il tipico Saor veneziano, da una ricetta di cucina ancestrale di un Anonimo Veneziano del XIV secolo.
– Frisinsal. Ovvero Pasta e Oca alla Giudia, una rivisitazione di una pietanza in voga nella comunità ebraica veneziana dal XVII secolo.
– Bisato in Ara. Anguilla di valle al forno con alloro, pepe, pan grattato e cannella: una tradizione popolare di antichissima origine.
– Anara in salsa Pevarada. Il petto d’anatra adagiato su questa antica salsa rinascimentale dal sapore agrodolce, fatta di mele, uva, cipolla e qualche altro ingrediente segreto.
– Cioccolato de culo con Pevarini e Zaeti. Un aneddoto contenuto in una commedia del Goldoni insegna che il caffè buono è il primo che esce dalla moka (caffè de collo) mentre il cioccolato migliore è quello che rimane nel fondo della pentola (cioccolato de culo); in questo caso accompagnato da biscotti della tradizione rigorosamente fatti in casa.
Visto il menù fortemente tradizionale la scelta dei vini è stata conseguente: sei etichette (in genere sono cinque, ma si è voluto aggiungere un sesto vino dolce, proveniente dall’entroterra veneziano) provenienti esclusivamente dal Veneto.
Abbiamo assaggiato quindi:
– Valdobbiadene Prosecco Sup. Colfondo Sottoriva 2011, Malibran. Ottimo inizio con un Vino Slow frutto della tradizionale rifermentazione in bottiglia, che ad un anno dalla vendemmia si presenta in uno splendido stato di forma, associando personalità e complessità olfattiva, con un palato invitante, fresco e assai scorrevole. Ideale accompagnamento con le moeche.
– Sassaia 2011, La Biancara. Questo vino narrativo – per il modo in cui racconta il percorso di vita di capace di Angiolino Maule, che lo produce – ha raggiunto l’essenza, il perfetto equilibrio, forse la sua migliore identità espressiva. La pienezza del frutto e la ficcante profondità minerale lo rendono piacevolissimo e continuo nella beva: un meritato Vino Slow. L’apparentemente azzardato abbinamento con gli scampi in saor si rivela invece azzeccatissimo: è quasi un peccato che ci siano altre portate, si poteva continuare così all’infinito …
– Valpolicella Sup. Campo Morar 2009, Viviani. Un altro Vino Slow, che esprime il territorio della Valpolicella in maniera esemplare, grazie anche alla buona viticoltura che Claudio Viviani osserva nella sua pratica quotidiana. Durante le degustazioni estive si era mostrato come uno dei vini più convincenti della tipologia, capace di condensare potenza, finezza di frutto e immediata bevibilità: caratteristiche che ripropone immutate durante la cena, accompagnando ottimamente il fagottino di pasta e oca.
– Colli Berici Tai Rosso Riveselle 2011, Piovene Porto Godi. Emblema dell’azienda e forse anche di un intero territorio, questa versione giovane di tai rosso – vitigno caratteristico dei Colli Berici, coltivato dall’azienda in vecchi vigneti – presta la sua intrigante aromaticità e la sapida freschezza per stemperare “l’imponenza” dell’anguilla (peraltro molto leggera), e il gioco funziona benissimo. Un ottimo Vino Quotidiano che vedresti per bene sulla tavola anche con piatti più semplici, grazie alla sua piacevolissima bevibilità.
– Amarone della Valpolicella Cl. Monte Danieli 2007, Corte Rugolin. Un Grande Vino proposto da un’azienda-rivelazione di questa edizione di Slow Wine, ottenuto da una vigna di oltre sessant’anni posta sulla collina di Castelrotto: potente e complesso, profuma di terra e tabacco con un sottofondo floreale e si allunga con eleganza al palato. Si apre sontuosamente nel bicchiere, confermando le sue eccellenti doti evolutive che fanno da contraltare al sapore deciso e inconsueto dell’anatra in salsa Pevarada.
– Piave Raboso Passito Rebecca 2006, Tessère. L’azienda di Emanuela Bincoletto è una delle nuove chiocciole dell’edizione 2013 di Slow Wine. Nei terreni alluvionali della zona di San Donà si coltiva (in conduzione biologica) il raboso, che l’azienda propone in varie convincenti versioni, tra cui questa da uve appassite. Un vino che condensa la ricerca di Tessère in un’espressione raffinata del vitigno: è speziato e balsamico, fonde meravigliosamente dolcezza e acidità e richiama la maturità dell’uva e il salmastro del mare … e poi, abbiamo verificato, si accompagna per bene al cioccolato in tazza, con un intreccio accattivante di speziature del vino e del cacao.