La ragione d’essere di una guida è informare e “guidare” i lettori all’interno di un mondo esaminandolo da vicino, con sensibilità e competenza e l’efficacia dell’operato la si può misurare nella credibilità acquisita nel tempo, sul campo, tramite il responso dei fruitori che sono sia i lettori, ma anche di coloro i quali sono oggetto d’indagine. Nel nostro caso le cantine che producono il vino.
Non abbiamo pretesa di infallibilità, ma teniamo in grande considerazione la correttezza del nostro operato e nel caso non tutto sia filato liscio, siamo pronti a ritornare sulle nostre cronache per correggere o rettificare le informazioni che forniamo.
Capita che ci siano momenti di confronto con alcuni produttori con cui auspichiamo uno scambio di vedute soprattutto sui temi ambientali, che ci stanno particolarmente a cuore. Accogliamo perciò come stimolo, quanto accaduto con la cantina Guido Berlucchi, azienda cardine della denominazione Franciacorta, la cui scheda apparsa nell’edizione 2023 della nostra guida conteneva elementi di critica relativi alla conduzione agronomica nei vigneti.
Cominciamo col dire che la scheda conteneva un errore relativo all’indicazione circa la certificazione dell’azienda sulla coltivazione delle vigne. Cerchiamo di fare chiarezza in breve:
- l’azienda produce poco più di 4 milioni di bottiglie (leader della denominazione) le quali provengono da circa 110 ettari di proprietà che danno luogo a circa 800.000 bottiglie (circa il 20% della produzione totale); per questa parte di vigneti il processo di certificazione bio ha avuto inizio nel 2013 culminato con il raggiungimento della stessa nel 2016.
Il saldo delle uve proviene da un gran numero di conferitori storici, in parte semplici coltivatori, in parte altre cantine che vendono parte delle proprie uve, le quali seguono un protocollo aziendale Berlucchi che si richiama alla sostenibilità ambientale (clicca qui per maggiori informazioni). Da qui l’equivoco incorso nella raccolta dati che hanno portato alla redazione della scheda.
La nostra preoccupazione è derivata dalle notizie insistenti che parlano di un ripensamento generale in ambito territoriale verso la pratica del bio ed essendo la Berlucchi il maggior player in zona siamo stati portati a far coincidere i due elementi.
A chiarimento della questione, su invito della famiglia Ziliani, siamo stati invitati in cantina per un confronto vis a vis.
Durante la visita l’amministratore delegato Arturo Ziliani ci ha illustrato la filiera del percorso agronomico attuato in azienda con i massicci investimenti di personale e mezzi tecnici volti alla salute dei vigneti aziendali, narrandoci la collaborazione con il gruppo Sata, capeggiato da Pierluigi Donna, che affianca in qualità di consulenti il gruppo di tecnici interni all’azienda guidati da Diego Cortinovis (presente al nostro incontro).
Come era d’obbligo il discorso si è poi spostato verso considerazioni di carattere generale sulla situazione della Franciacorta, di fronte alle nostre paure di un minore impegno dei produttori e di Berlucchi in particolare rispetto alla crescita del bino sul territorio, Arturo Ziliani ha ribadito che «La nostra cantina è in prima fila perché la superfice condotta in biologico cresca e si mantenga molto elevata, facendo della nostra denominazione una delle più virtuose a livello italiano, questo sia per quanto riguarda gli ettari di nostra proprietà sia quella gestita dai nostri numerosi partner viticoltori».
Ecco questa dichiarazione ci ha sollevato l’animo, visto che è uno degli obiettivi principali della nostra pubblicazione quello di incidere sul futuro agronomico del sistema viticolo italiano e anche di tutti i progetti che abbiamo messo in campo, la Slow Wine Coalition in primis, va in quella direzione.
Prendiamo atto della necessità di una rettifica da parte nostra, scopo di queste breve articolo, consapevoli di quanto sia necessaria la correttezza d’informazione e consideriamo con estremo favore il ribadito impegno della famiglia Ziliani per un’agricoltura virtuosa nel segno del biologico, che sia da traino ed esempio per la denominazione che si afferma come la zona d’eccellenza per la produzione di metodo classico italiano.