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Sulle strade della viticoltura in Valle Telesina: Solopaca

Continua il viaggio sulle strade della viticoltura della Valle Telesina e giunge nel cuore della viticoltura campana, dove i vigneti si estendono a vista d’occhio per diversi chilometri. Lo scorso lunedì 8 maggio il Master of Food itinerante ha infatti fatto tappa a Solopaca, presso la Cantina Sociale. La storia ci dice che è proprio a Solopaca che è stato scritto l’incipit della coltura delle viti nel territorio telesino. “Solopaca” è il nome di una tra le D.O.C. più antiche, istituita dalla Regione Campania con Decreto nel 1973.

Qui, come ha avuto modo di dire Luciano Pignataro, il “rapporto con l’uva e il vino è intimo, diffuso, popolare, comune. A tal punto di disegnare il paesaggio”. La Cantina Sociale di Solopaca rappresenta per il territorio un riferimento importante sin dal 1966, quando nacque per difendere il reddito dei viticoltori dai ricatti dei mediatori e dai soprusi dei commercianti. Oggi circa 600 soci vi conferiscono 140 mila quintali di uva, trasformati in 100 mila ettolitri di vino, parte dei quali vengono travasati in 3,5 milioni di bottiglie, vendute in tutto il mondo attraverso 5 linee di produzione e distribuzione.

Diversi sono i riconoscimenti e primati ottenuti. Fra questi ultimi, forse quello più importante, riguarda la produzione di spumante Falanghina D.O.P. con circa 100 mila bottiglie.

La Cantina Sociale è anche il simbolo dell’orgoglio contadino. Gravemente danneggiata dall’alluvione del 2015, la Cantina è riuscita a rinascere dal fango senza l’aiuto delle Istituzioni, trasformando una catastrofe in un’opportunità . Grazie alla campagna “Sporche ma Buone” lanciata sul web, è infatti nata una rete di solidarietà che ha raggiunto la Francia, il Canada, il Giappone e molti altri Paesi. Le bottiglie alluvionate hanno fatto così il giro del mondo.

La bottaia, completamente invasa dal fango nel 2015, ha dunque accolto lunedì gli allievi del Master con il Docente Alberto Capasso e con alcuni ospiti d’eccezione (come si nota in Galleria).

Lo ha fatto proprio come per il precedente Master of Food Vino nel 2014, dimostrandoci dunque che il “fango non ha vinto”.