La visione olistica di Slow Food ci ha portato più volte, nel corso degli anni, a incrociare la scienza medica per provare a ragionare su come il diritto al piacere sia appannaggio di tutti, anche – e forse, per certi versi, soprattutto – di coloro che si ammalano.
Per questo motivo, nel percorso intrapreso con Campania E-Merge, abbiamo deciso di “scavalcare i crepacci” e creare un ponte tra la nostra mission e quella intrapresa da un gruppo di medici dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Perché la scienza , come il cibo, può e deve contribuire al nostro benessere mentre molto spesso, sia nell’uno che nell’altro caso, tendiamo nella società contemporanea ad avvicinarcene in maniera fredda e scostante. È per questo che ringraziamo la dott.ssa Maria Angela Losi, Dirigente Medico dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” per averci donato l’articolo che segue e che è parte integrante di un opuscolo che analizza la visione olistica della scienza medica e che potete scaricare qui. Con la dott.ssa Losi programmeremo molte azioni nei prossimi mesi ma una ve la anticipiamo: un percorso sensoriale per riscoprire il piacere del cibo con chi si è ammalato di scompenso cardiaco.
Grazie a Mariangela per la sua vicinanza e buona lettura a tutti!
Si sa che la gente da buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio”, recita una famosa canzone di Fabrizio de Andrè. Nelle questioni di cuore, intese come l’insieme di sentimenti e come malattie del cuore stesso, spesso suggeriamo a noi stessi, ad amici e parenti, delle soluzioni. Per risolvere le questioni dei sentimenti ci affidiamo alle emozioni elicitate dall’esperienza, dalle letture, dal cinema, dal teatro o dalla musica; nel caso di questioni mediche, invece, facciamo riferimento o al “sentito dire”, o al santone di turno, o alle conoscenze derivanti da un problema medico che ha colpito noi stessi.
I lettori penseranno: “non è possibile sapere tutto, saremmo dei tuttologi”, caratteristica della conoscenza, soprattutto mediatica, che anche chi scrive aborre. Primo Levi, ne “L’altrui mestiere” scrive: “sovente ho messo piede sui ponti che uniscono (o dovrebbero unire) la cultura scientifica con quella letteraria scavalcando un crepaccio che mi è sempre sembrato assurdo”. Per superare questo crepaccio, tutti dovremmo avere più familiarità con la ricerca scientifica ed i suoi risultati, come suggerisce lo scrittore napoletano, Bruno Arpaia, che, nei suoi ultimi romanzi, affrontando problematiche della fisica e della climatologia, realizza un’unione fra scienza, arte e filosofia, già in passato auspicata da Italo Calvino.
Purtroppo la scienza medica più delle altre si presta, in assenza di condivisione e di divulgazione, ad essere mal interpretata e a favorire, involontariamente, il successo di falsi scientifici, come cure fantomatiche per il cancro o a base di cellule staminali, che diventano, per la comunità, verità negate da una scienza medica “senza cuore”. Eppure la ricerca in medicina, come in altri campi, non è fredda logica ma è passione, desiderio di aiutare il prossimo creando un circolo virtuoso con la tecnologia. In Campania, Regione che riceve meno finanziamenti di altre, la passione dei Cardiologi della Federico II, ad esempio, ha prodotto assistenza e ricerca di eccellenza in Italia ed all’Estero nella cura dell’infarto miocardico acuto, dell’ipertensione arteriosa, delle cardiomiopatie e si appresta a creare un ponte nello spazio, con l’aiuto degli ingegneri aerospaziali della Federico II, per la cura dello scompenso cardiaco.
Quello che resta da costruire è un ponte con coloro che usufruiscono dei progressi della nostra scienza, non solo per divulgare le nuove conoscenze ma anche per aumentare la fiducia nelle persone e nelle strutture che contribuiscono al miglioramento della salute pubblica.