Incontriamo Dante nel suo paese: Frasso Telesino. Non lo conosciamo. Abbiamo letto della sua storia: il fiume Calore gli ha portato via l’intero gregge da cui si era separato solo da 3 ore e che era a valle per la tosatura. In poche ore la forza dell’acqua ha spazzato via gli sforzi di una vita.
E’ angosciato Dante, vuoto, messo da parte, in pensione, anche se non per sua scelta.
E’ sufficiente che gli si comunichi un pensiero, un proposito: vogliamo aiutarlo a far ripartire l’attività, magari con delle pecore laticauda. Dante ritorna a vivere, sorride, gli occhi brillano. Ci racconta che è pastore di quarta generazione, che è capace di lavorare ancora il latte crudo, ci invita a vedere la piana di Prata, la montagna che sovrasta Frasso Telesino e unisce la valle telesina con quella vitulanese. Ci vuole far conoscere i luoghi dove, da oltre un secolo, ha vissuto la sua famiglia.
Così, in meno di due ore, ci rendiamo conto che Dante è depositario di saperi, di tradizioni, di tecniche e cultura che il nostro territorio non può perdere.
Sulla piana di Prata scopriamo un’ economia agropastorale ricca di prodotti antichi di altissima qualità. Tipicità ormai abbandonate.
Il nostro pastore racchiude quanto la nostra associazione ha presentato nel Manifesto delle comunità degli Stati Generali dell’Appennino già tre anni fa.
All’improvviso c’è la consapevolezza che non siamo noi che stiamo cercando di aiutare Dante e la sua attività ma è lui che ci sta offrendo un modello di vita e di economia in cui noi crediamo.
E’ in questo modo che abbiamo avviato questo percorso insieme, abbiamo seminato…. il farro ed altri grani antichi, sperando di realizzare il resto.
Perché siamo convinti che la rinascita dell’Appenino in valle telesina, inizia con Dante sulla piana di Prata.