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Il consumo di suolo deve far tremare la chiocciolina di Slowfood. Occorre reagire e fare di più.. altrimenti… addio Terra Madre

Il consumo di suolo deve far tremare la chiocciolina di Slowfood. Occorre reagire e fare di più.. altrimenti… addio Terra Madre.

Il rapporto sul consumo di suolo è stato presentato anche quest’anno da parte della nostra agenzia nazionale (ISPRA) che fa di tutto per proteggere un ambiente che viene attaccato da tutte la parti. Diligentemente la newsletter di Slowfood del 24 luglio ne ha dato notizia, presentando parecchi dati.

A questo punto mi sorge una domandona che giro a tutti voi ma non dopo averla spedita di corsa ai vertici dei vertici dei vertici dell’associazione: “che facciamo ora?”.
Già perché dare le notizie a noialtri deve servire per metterci in moto, fare qualcosa, allarmare le condotte, i comitati esecutivi regionali, stabilire una strategia, andare a vedere che fanno le Regioni, interrogare i consiglieri dei comuni e fare pressione ai deputati, visto che una legge contro il consumo di suolo non ce l’abbiamo e non è detto arrivi (anche se qualcosa si è mosso grazie a salviamoilpaesaggio.it).

Ricordo a tutti che stiamo parlando di suolo e non della dimensione della cavità delle mezze penne, ovvero di qualcosa di cui, tutto sommato, non possiamo fare a meno visto che il 95% del cibo mondiale arriva da pochi centimetri di terra e non da altro. No suolo, no cibo. No cibo, una tragedia. Ma anche no suolo, no slowfood. Nella tragedia del bene suolo, la prima preoccupazione non è certo la nostra associazione, ma nella lista delle prossime scomparse ci siamo anche noi assieme al suolo e alla sua chiocciolina che, peraltro, vive nel suolo.

Sta di fatto che la questione suolo dovrebbe essere uno schiaffone per tutti noi, non so se ci è chiaro. Credo che dovremmo essere i primi a mobilitarci, a passare notti insonni per chiederci cosa fare, a telefonare incessantemente ai nostri rappresentanti regionali e questi di continuo al comitato nazionale e poi su su su al presidente. Ma mi pare che tutto taccia. O, forse mi sto perdendo qualcosa, o forse le vacanze….Si ma quando diciamo che ogni secondo si consumano 2 metri quadrato di suolo agricolo, quello fertile, quello che potremmo chiamare terra madre (con la t e la m minuscole, per carità), bene le lancette dell’orologio girano anche durante le nostre vacanze e pure tra le nostre lentezze decisionali e burocratico-associative. Insomma, non so se è chiaro, ma non c’è tempo da perdere a meno di vedersi il cemento sui piedi. Bisogna agire e subito. Abbiamo il dovere etico e morale di dire qualcosa di significativo e, nel frattempo, lavorare alacremente per correre ai ripari della nostra disattenzione o della nostra troppo flebile e discontinua comunicazione o, perché no, dell’ignoranza perché, giustamente, è necessario aumentare la dose di formazione agli iscritti, a partire da quelli che hanno una qualche responsabilità associativa e una missione comunicativa. Ma occorre da subito dire a tutto il mondo italico, con chiarezza, da che parte stiamo e spiegare che siamo vigili, che faremo pressione, che ogni giorno chiederemo conto alla politica sia a Roma che a Torino che a Palermo che a Valenza o Monopoli.

Con questo articolo, che so essere un po’ graffiante (ma apposta, perdonatemene), sto cercando di smuovere un po’ le cose, stanando noi tutti dalla comoda posizione di spettatori moderatamente preoccupati in quella un pelo più scomoda ma decisamente utilissima oggi giorno di prontissimi agenti di mobilitazione culturale e politica sia dentro noi stessi (cioè dentro l’associazione) sia fuori da noi stessi (cioè verso i vari interlocutori responsabili di questi morsi mortali che si stanno dando al suolo italico come lo definiva, già allora preoccupato, Luigi Einaudi).

Le cose da fare sono tantissime. Proviamo a proporne alcune di semplici. Da un lato formazione e informazione ripetute e continue e in tutti gli angoli dell’associazione e a tutti i livelli, poi una lettera-appello che dichiari la nostra posizione e la nostra preoccupazione, poi una commissione ristretta e di esperti titolati che si focalizzi su questa questione in modo strutturato, poi un lavoro di mobilitazione dei referenti politici locali a cui domandare cosa stanno facendo e se si stanno rendendo conto della gravità della situazione, poi coinvolgere dei testimonial (ne conosciamo tanti di VIP simpatizzati del buon cibo….facciamogli dire qualcosa per tutelare il suolo), poi scrivere, scrivere sui social, preparare video da postare sui social…e potrei andare avanti per pagine. Ma….passano secondi e minuti e il cemento avanza. Non c’è tempo per tutto, ma per poche cose di effetto, culturali e durature. Dobbiamo sapere e saper fare, non solo ascoltare e leggere le notizie (se le abbiamo lette). Buone vacanze…ci vediamo a settembre ovvero fra 2.678.400 secondi.

Paolo Pileri

Comitato Esecutivo Slow Food Lombardia