SASSI E BORLENGHI, Guiglia e Zocca 27 e 28 agosto
NOTA BENE: CAUSA IMPEDIMENTI DI CARATTERE ORGANIZZATIVO NON SI SVOLGERA’ LA CENA DI SABATO 27 SERA ORE 20 INIZIALMENTE PREVISTA . RESTA INVARIATO TUTTO IL RESTO DEL PROGRAMMA
(foto di Stefano Zocca)
27 28 agosto SASSI E BORLENGHI Camminata ed escursione nel Parco dei Sassi di Roccamalatina, e a Zocca
Il parco, la pieve romanica, le castagne, i Sassi visti e percorsi dalla parte più bella e misteriosa, I contadini coraggiosi, la vacca bianca, i caseifici di montagna, gli allevamenti di maiali allo stato semibrado, I sentieri, I borlenghi, le crescenti nelle tigelle, i vini a rifermentazione naturale in bottiglia, le farine di grani antichi, i piccoli mulini a pietra. Sono tanti gli ingredienti di una due giorni tra Roccamalatina (Guiglia) e Zocca proposti da “Su per Terra”.
In questi due giorni potrete conoscere, il casaro di Rosola, incontrerete la vacca bianca ed il suo parmigiano, la ricotta, il fumai , ed i formaggi a latte crudo, visiterete il mulino di Mesini uno dei pochi che essicca le castagne e fa la farina, e produce il formaggio a latte crudo, la preparazione del Borlengo, del ciaccio di farina di castagne della Associazione la Slucadora, il prosciutto stagionato con il sale di Cervia(presidio slow food) la marmellata di moretta, il pane di grani antichi, i salumi di maiali allevati allo stato semi brado, e saranno con noi nel mercatino al Museo del castagno alcuni di questi contadini coraggiosi potrete quindi acquistarne i prodotti.
Guglie simili a meteore nel cuore dell’Appennino
Dal fondovalle del Panaro l’Area Protetta risale i versanti tutelando un significativo esempio di paesaggio collinare ricco di storia, natura e religiosità. Nel Parco svettano le guglie dei Sassi: spettacolari rupi arenacee che, per la maggiore resistenza all’erosione, dominano il territorio circostante. Le pareti verticali ospitano una ricca flora rupestre oltre alla nidificazione del Falco pellegrino. Nel Parco la ricca varietà di ambienti naturali fa da cornice alla austera Pieve di Trebbio e ai numerosi piccoli Borghi di origine medioevale risalenti all’epoca dei Malatigni, famiglia nobile dell’epoca.
Centro Parco “Il Fontanazzo”
Nell’antica casa colonica di Pieve di Trebbio, ora Centro Parco e Centro di Educazione Ambientale, sono presenti la Mostra permanente sul patrimonio naturale del territorio protetto; un sentiero botanico, con diverse specie vegetali degli ambienti del parco; una ricca biblioteca storico – naturalistica e un archivio didattico, con servizio di prestito; un laboratorio didattico – scientifico e un auditorium per iniziative divulgative.
La splendida costruzione è situata in un paesaggio estremamente affascinante, nel cuore del Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina (toponimo derivante dai proprietari terrieri Malatigni, la cui ascendenza risalirebbe ad un Malatigna del 1170; soprannome composto da “mala”, malvagia, e “tinea”, tignola). Costoro detennero la zona fino al principiare del XV secolo. Si tratta di un insediamento caratterizzato da tre macigni arenarici, detti Rocca di sopra, Rocca di sotto e Roccazzuola, che costituirono da tempi remoti delle fortezze naturali protette a ovest e a sud da un’unica scogliera a picco. Furono resi abitabili scavandovi gradinate spiraliformi, creando cisterne, grotte, vere e proprie camere, forni, magazzini (il tutto completato con tettoie, passerelle, balaustre). Il territorio abbondava di acqua e questo fu sicuramente fondamentale sia per stanziarsi che per ragioni di culto. La Pieve, poco distante dai Sassi, sorge su un edificio di culto probabilmente pagano, di epoca indeterminata. In una zona sacra, dunque, che ha continuato ad esserlo. Scavi archeologici hanno messo in evidenza che nei pressi si trovava un cimitero e, secondo alcune tesi, il sarcofago esposto in facciata indicherebbe questa antica funzione dell’area (ma il manufatto è moderno).
Gli avanzi scultorei fanno deporre per l’esistenza di un’antica chiesa longobarda o carolingia; le prime notizie certe la fanno risalire attorno al X secolo, mentre per trovarla citata come Pieve si deve attendere il XII secolo. Inizialmente era dedicata a san Giovanni Battista, anche se all’interno un cartiglio cita l’Evangelista, forse il titolare precedente. La dottoressa Budriesi, Università di Modena, rileva infatti che sul leggio è presente un santo con le ali; dall’analisi del cartiglio che regge in mano si deduce che si tratti di Giovanni Evangelista. “Ha una posa molto strana: un braccio espanso e un braccio piegato, ricoperto dal cartiglio.Quindi non è una posizione di preghiera, ma è molto strana; ha l’aureola (nimbo) e le ali ed è vestito di una lunga veste. E’ una iconografia bizantina molto rara che presuppone la presenza di codici bizantini e di una reliquia legata al culto di San Giovanni Evangelista”. La chiesa era dipendente dall’antichissima Pieve di Santa Maria di Monteveglio, centro spirituale di un distretto rurale romano bizantino. In seguito si emancipò, divenendo essa stessa sede di Plebania, dalla quale dipendevano 19 cappelle(1291). La sua posizione risultò strategicamente rilevante, nel medioevo, all’incrocio di tre vie, su un crinale che risaliva la valle del Panaro. Sembra che i Templari vi abbiano intrattenuto rapporti ed è testimoniata la presenza di un hospitale per i pellegrini; la pieve era fortificata ma non era incastellata. Il complesso era costituito, oltre che dalla chiesa, da un battistero ottagonale (ancora visibile a destra dell’ingresso), da un cimitero, dall’ abitazione per il presbitero, da un edificio per fare scuola, l’ospitale per l’assistenza ai viandanti e ai pellegrini, e doveva avere delle reliquie, secondo gli studiosi, che attirassero i pellegrini. Ma di quali reliquie si tratti, lo ignoriamo.
La chiesa è dotata anche di una cripta, alla quale si accede tramite una botola nel pavimento. La Pieve conobbe molte vicissitudini e cambi di proprietà (dai Pico agli Aldrovandi di Bologna, agli Estensi Tassoni, ai Pepoli e infine ai Montecuccoli, feudatari di Castellino delle Formiche, che la tennero fino al 1796. La sua architettura venne mutata in stile barocco nel 1726 ma tornò ad essere parrocchia autonoma della diocesi di Modena nel 1822. E si cominciò a volerla rimaneggiare riportandola allo stile romanico medievale. Pare che si sia ‘pasticciato’ con restauri poco adeguati, con aggiunte inopportune che ne alterarono l’aspetto originario. Nonostante tutto, oggi si presenta assai interessante. La nostra galleria fotografica intende mettere in luce, al di là delle parole, simbolismi, dettagli ed effetti chiaroscurali che la caratterizzano e la rendono viva e ‘parlante’ quel linguaggio dei costruttori che ci piace immensamente. Troveremo non solo l’arte comacina, tipica della zona lombardo emiliana, ma influenze irlandesi. Le maestranze locali sono venute a contatto con quelle nordiche. Occhio ai capitelli (spesso riutilizzati su pilastri troppo grandi…) originali, mentre ambone, ciborio e plutei sono rifatti. Nei pressi della Pieve si trova anche il Centro Visita del Parco “Il Fontanazzo.
I COSTI DELLA TAPPA
Costo della prima giornata 30 euro e della seconda giornata 30 euro.
– I soci CAI e Slow Food hanno 5€ di sconto sulla singola giornata o sul programma complessivo
– I bambini al di sotto dei 5 anni non pagano
– I bambini fra 5 e 10 anni pagano la metà