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Zucca e Moco in Val Bormida ( SV )

Zucca di Rocchetta

Zucca di Rocchetta è caratterizzata da buccia color arancio, grandi dimensioni e polpa densa dal sapore zuccherino. Il frutto ha forma globosa, schiacciata ai poli, solcata verticalmente, di colore arancio intenso con striature verticali più chiare. La polpa ha colore arancione intenso e presenta una cavità centrale.? Si semina intorno alla metà di maggio e si raccoglie quando la pianta è ormai seccata (dopo circa 180 giorni) e il frutto pesa fra i 20 e i 40 chili. In condizioni normali il frutto si conserva fino a febbraio/marzo e in condizioni ottimali può conservarsi integro per molti mesi, e non sono rari i casi di conservazione di oltre 12 mesi.Per avere il frutto maturo a partire dal momento di germinazione, la zucca di Rocchetta impiega 6 mesi e può raggiungere un peso di 35/40 kg. Un tempo si preparavano con la zucca le confetture con cui decorare le crostate, a volte con l’aggiunta di cacao. Data la dimensione della zucca la preparazione delle confetture aiutava a smaltire tutto il frutto. In cucina l’utilizzo più diffuso era nei risotti, i ripieni di ravioli, nella minestra e per la preparazione di una crema vellutata. Fino gli anni 60-70 a Rocchetta di Cengio era assai diffusa la coltivazione di zucche, in particolare una zucca di medio grandi dimensioni utilizzata per minestre e confetture. Alcune testimonianze parlano di una probabile origine della coltivazione della zucca a Rocchetta nel primo dopoguerra a seguito dell’arrivo di semi dalla vicina Francia, dove nell’inverno molti contadini/muratori emigravano per lavori edili rimanendo per le copiose nevicate e gelo senza lavoro in loco. In effetti la zucca Rouge Vif d’Estampes, che è una varietà di Cucurbita maxima, di origine francese e ancora in commercio negli Stati Uniti ha caratteri abbastanza vicini alla zucca di Rocchetta, fatta eccezione per il peso e per il tempo di maturazione.?? Con il passare degli anni sul finire degli anni 90 la coltivazione è andata a ridursi sino a diventare una sorta di hobby per alcune famiglie. Dell’esigua produzione del 2004 rimasero 60 semi conservati da due famiglie di Rocchetta di Cengio. Nacque così un progetto di recupero con la sede locale di Slow Food e la rassegna annuale Zucca in piazza.

Moco

Fino alla prima metà del secolo scorso il moco era diffuso nella Valle Bormida, in particolare sulle alture di Cairo Montenotte e a Cengio nella frazione Rocchetta. Fra gli appellativi in uso negli anni ’30 per indicare gli abitanti della frazione di Rocchetta si ricorda ‘ cui ed rucchetta mangia mochi’: i Rocchettesi erano chiamati ‘mangia-mochi’, proprio per la diffusa coltivazione e consumo di questo legume, abbandonato poi dopo la Seconda Guerra Mondiale. Le testimonianze degli anziani riportano come negli anni di maggior carestia veniva coltivato questo legume che non richiedeva particolari cure e cresceva nei terreni poveri. Le ricerche hanno portato a ritenere che il moco sia una varietà di cicerchia (Lathyrus sativus), un legume dotato di notevole rusticità e resistenza ai climi secchi.   I fiori variano di colore , dal bianco al rossastro e azzurri, i frutti sono simili a un piccolo pisello ma sono irregolari. Assomigliano a piccole pietre. La semina avviene al centesimo giorno dell’anno (‘au cent di’). I baccelli contengono da uno a tre semi. I semi essiccati si consumano (previa messa a mollo per almeno una notte) in zuppe e minestre.