L’ultima riunione del Trilogo (25-27 maggio) che doveva chiudere il negoziato per la riforma della Pac post 2022 si è conclusa con un niente di fatto, fra accuse e veti incrociati.
Gli stati membri hanno respinto il già debole piano ambientale del Parlamento europeo perché “troppo verde”, mentre la Commissione continua a fingere che la nuova Pac sia ancora in linea con il Green Deal.
La settimana scorsa, il Trilogo (meeting europeo che vede coinvolti Parlamento, Commissione e Consiglio) chiamato a discutere e a trovare un accordo per la nuova Politica agricola comune (Pac) si è concluso con un nulla di fatto a causa delle posizioni divergenti delle parti negoziali.
Dopo mesi di trattative infatti, questa sessione di tre giorni sarebbe dovuta essere il punto di arrivo del lungo processo di riforma della Pac, che determinerà il futuro dell’agricoltura europea e sarà in vigore fino al 2027.
Vi ricordiamo ancora una volta – e mai abbastanza – quanto la Politica agricola comune sia importante per tutte e tutti i cittadini europei: la Pac rappresenta un terzo del bilancio europeo (oltre 60 miliardi di euro all’anno). È quanto mai importante che questi fondi vengano assegnati equamente e nel rispetto di una reale e non formale transizione ecologica.
Insieme a organizzazioni della società civile da tutta Europa e a migliaia di agricoltori (nell’originale many farmers and organizations), Slow Food chiede alle istituzioni europee che questi sussidi vengano utilizzati per sostenere il passaggio da una agricoltura industriale a metodi agricoli ecologici e rispettosi dell’ambiente.
Sono anni che chiediamo «una riforma ambiziosa, verde ed equa della Politica agricola comune».
Eppure, i rappresentanti delle principali istituzioni europee, la Commissione, il Parlamento e il Consiglio non sono ancora riusciti a trovare un compromesso, rimandando la loro decisione finale al mese prossimo.
Giro dopo giro di discussioni, il Consiglio ha cercato di annacquare l’impronta verde della Pac riducendo quanto presentato in precedenza dai paesi dell’Ue, tanto da far sembrare la già povera posizione del Parlamento un fiore all’occhiello della politica verde dell’Unione.
Che cosa ha chiesto il Consiglio?
- Un budget più basso per lo sviluppo rurale
- Più flessibilità e minori spese obbligatorie per gli eco-sistemi
- Un rinvio e una più leggera condizionalità sociale della Pac
Per farla breve il Consiglio punta alla massima flessibilità e condizioni minime su come spendere i sussidi della Pac.
Il che si traduce in un grave e ulteriore colpo a un accordo che era già incoerente con le strategie del Green Deal della Commissione europea (Farm to Fork e Strategia Biodiversità), mettendo così in grave pericolo la transizione ecologica in tutta l’Unione.
Slow Food, in Europa con la campagna Good Food Good Farming e in Italia insieme alla Coalizione Cambiamo Agricoltura raccolgono e diffondono il chiaro messaggio proveniente dalla società civile e dagli agricoltori: questa non è la Pac che potrà traghettarci verso il cambiamento necessario. E di sicuro non è la Pac che sostiene contadini e agricoltori di piccola scala schiacciati dall’agribusiness, che questa riforma si ostina a favorire.