Food To Action Academy riparte martedì 3 ottobre con un dialogo tra Barbara Nappini e Andrea Segrè
Consumarsi preferibilmente entro il, una piccola dicitura in neretto tra le scritte dell’etichetta. Un promemoria della scadenza del prodotto tra le righe del passaporto alimentare, il documento che racchiude il lungo viaggio a tappe dell’alimento fino ad arrivare nel nostro piatto.
Con un tour nel mondo dello spreco alimentare, alla scoperta di come fare a combatterlo, riprende Food To Action Academy, la formazione riservata alle socie e ai soci Slow Food. Ospite della prima lezione è Andrea Segrè, promotore della campagna Spreco Zero, Direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agroalimentari e Professore di Economia circolare e politiche per lo sviluppo sostenibile all’Università di Bologna.
L’appuntamento con Food To Action Academy è il solito giorno, alla solita ora: il martedì dalle 18 alle 19.30.
A partire dal 3 e fino al 24 ottobre, affronteremo il viaggio fianco a fianco dell’alimento. La partecipazione è gratuita per tutti i soci: scopri qui il programma e associati o rinnova la tua tessera per entrare nell’Academy di Slow Food!
«Dobbiamo essere in grado di riconoscere il valore del cibo, da dove viene, chi lo produce e ricordarsi che gettarlo via significa trattarlo male ma anche trattare male noi stessi».
Di che cosa parliamo quando parliamo di spreco alimentare?
«Quando parliamo di spreco alimentare, dovremmo distinguerlo in due fasi diverse: la prima è la perdita lungo la filiera, nelle aziende produttive, nell’industria di trasformazione e nella distribuzione; la seconda, lo spreco vero e proprio, è quello domestico, nelle nostre case, ed extradomestico, ovvero nel settore della ristorazione e nelle mense: in Italia, e nei Paesi occidentali in generale, questo spreco pesa tra il 60-70% del totale».
Il ruolo del consumatore, insomma, è importante…
«Esatto. Alla fine degli anni ‘90 abbiamo cominciato a immaginare un modo per recuperare ciò che, nella Gdo, non veniva venduto, e in questo modo è nato Last Minute Market. Poi, col tempo, abbiamo compreso che anche noi consumatori abbiamo un ruolo fondamentale: sprecando cibo nelle nostre abitazioni, siamo distruttori di risorse naturali».
Secondo la Fao, un terzo del cibo prodotto viene perso oppure sprecato. È un fatto indolore o ha conseguenze?

«Quel cibo significa acqua, energia, risorse naturali, come il suolo, che non sono illimitate. Sprecare cibo ha un impatto economico ed ecologico, è un inquinamento sotto tutti i punti di vista».
Si può educare a ridurre lo spreco?
«Lo spreco alimentare è uno dei punti fondamentali dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite: occorre dimezzarlo e i giovani lo sanno. I ragazzi sono una fascia molto importante, che sta prendendo consapevolezza del tema. Studiando i comportamenti alimentari, abbiamo notato che i giovani sono quelli più sensibili e attenti sul tema della sicurezza alimentare, a volte anche un po’ troppo: se nel frigorifero troviamo uno yogurt scaduto da un giorno, lo si può aprire e controllare se sia ancora commestibile, prima di buttarlo. Non tutto deve essere gettato via: bisogna educare all’alimentazione e allo spreco, partendo dalle scuole. Questo tipo di educazione manca a tutti noi e bisogna fare qualcosa per rimediare».
Per combattere lo spreco domestico, avete messo a punto una app: di che cosa si tratta?
«Si chiama Sprecometro ed è un’app, ideata e sviluppata dall’Osservatorio Waste Watcher International, pensata per aiutare a contrastare lo spreco, promuovere una dieta sana e sostenibile e accompagnare le persone nei gesti quotidiani per renderli più consapevoli. Partendo dal presupposto che nessuno getta volontariamente via del cibo, l’app misura in grammi il nostro spreco alimentare, valuta la perdita economica, l’impronta carbonica e quella idrica, suggerendoci comportamenti per migliorare i risultati.
Dare valore al cibo può essere qualcosa di molto concreto se vengono dati gli strumenti giusti per capire cos’è il cibo».
Se dovesse fare una sorta di appello ai ragazzi, quale sarebbe?
«Il primo comandamento laico è non sprecare, non gettare via neanche un grammo di cibo perché in quel grammo c’è l’acqua, c’è la terra fertile, c’è energia. Se il cibo non venisse gettato, avremmo un impatto molto positivo non solo sulla nostra salute, ma anche sull’ambiente che ci circonda. Staremmo davvero molto meglio».
Se volete saperne di più su cosa si cela dietro lo spreco alimentare e sulle buone pratiche che possiamo mettere in atto per prevenirlo, vi aspettiamo al prossimo modulo di Food to Action Academy, in partenza il 3 ottobre: iscriviti qui!