Vuoti a rendervi #14

Vuoti a rendervi è la rubrica che racconta le bottiglie vuote di colleghi e amici di Slow Wine. Mentre ricevo foto e note degustative di bottiglie vuote e godute dagli altri, un sentimento di empatia mi prende che allieta i momenti di questa clausura. Anzi in uno sforzo di commozione, alla quale sono incline, mi sembra di vedere riflesso nelle diverse tonalità di verde più o meno chiaro l’autore della fotografia; un modo bello di indovinare i profili e lo sguardo delle persone distanti da me solo fisicamente. In questa illusione e aggrottando la fronte cerco i dettagli dei loro visi; allora il riflesso diventa profondo, la bottiglia celebrata dalla persona lontana contiene la stessa impressione umana. La persona diventa il vino bevuto, il vino scelto è la persona distante.


Alessandro Marra, Guida Slow Wine

Aciniell 2017, Fratelli Addimanda

Francesco, Gianluigi e Olga Addimanda hanno puntato con decisione, oltre che sull’aglianico, anche sul roviello bianco (grecomusc’), varietà storicamente diffusa nel comprensorio e, in particolare, nel fondo di contrada Piana, alle porte di Taurasi, che il nonno emigrante acquistò di ritorno dall’America. Dopo un meticoloso lavoro di riproduzione delle viti con il materiale genetico ricavato dai ceppi ultrasecolari, oggi sono quasi 3 gli ettari di grecomusc’. Aciniell è un riferimento alle minuscole dimensioni dell’acino al momento della raccolta, in surmaturazione: il sorso è ricco e deciso, impreziosito ulteriormente da una lieve affumicatura, comunque ben supportato da freschezza e salinità.


Beneventano IGP Barbera “Don Bosco” 2017, Anna Bosco

L’azienda oggi condotta da Pippo Venditti, codice ICQRF n. 14, è una delle più antiche di Castelvenere e del Sannio. Il barbera è protagonista di 3 differenti etichette: la sfida (nella sfida) è vinificare una piccola quantità di uve leggermente passite, ma soltanto in annate eccezionali, qual è stata appunto la calda 2017 per questa varietà autoctona della valle telesina, che una volta arrivata a maturazione – generalmente nella prima quindicina di settembre – “gocciola” letteralmente, per via di un rapporto buccia/polpa a vantaggio di quest’ultima. È un vino artigianale nel senso più vero della parola: la stessa rifermentazione in bottiglia con i primi caldi, invocata in controetichetta, fa gioco e conferisce rusticità e golosità ad un rosso di autentica naturalezza, tremendamente gastronomico.


Aranghìa 2016, Terre Grecaniche

La cooperativa agricola di Palizzi, fondata nel 2012 da Salvatore Orlando, Carmelo Pansera, Giovanni Pensabene e Antonino Zumbo, è anche (e soprattutto) un laboratorio sociale: la produzione di vini in regime di agricoltura biologica e rispettosi di un terroir particolarissimo (i vigneti affacciano sul promontorio di Capo Spartivento) sostiene numerosi progetti di solidarietà e sviluppo, portati avanti con tenacia nonostante le forti difficoltà ambientali. L’Aranghìa, “dal nome della fiumara che costeggia i vigneti”, è un blend di alicante, nerello mascalese e nerello calabrese: fruttato e speziato, ha un gradevole accento tannico e un sorso caldo, che non può certo lasciare indifferenti.


Chianti Classico “Retromarcia” 2017, Monte Bernardi

Sono i terreni, evidentemente, la (retro)marcia in più dei vini dell’americano Michael Schmelzer, che nel 2003 acquistò la vecchia casa colonica sulla strada che da Panzano porta a Radda. Galestro, alberese e pietraforte caratterizzano i suoli di questa zona e, di riflesso, un po’ tutti i vini di Monte Bernardi, a cominciare dal Chianti Classico ottenuto dai grappoli delle vigne più giovani. Il tannino sarà (forse) un po’ acerbo, ma c’è una corroborante sapidità a dare slancio alla beva, che è al tempo stesso deliziosa e pericolosa. Un vino assolutamente paradigmatico, made in Panzano, risultato di un’idea di vinificazione semplice che più semplice non si può –vasche di cemento per la fermentazione, maturazione in legni vecchi, minima solforosa –, funzionale ad esaltarne il succo.