Il biologico fa parte della nostra vita quotidiana: è ormai diventato un termine di uso comune, noto a tutti, che capeggia sulle confezioni di molti prodotti che acquistiamo. Ma siamo sicuri di conoscere davvero il significato?
ABBIAMO CHIESTO ALLA PRESIDENTE DI FEDERBIO, MARIA GRAZIA MAMMUCCINI, DI METTERE A FUOCO ALCUNI ELEMENTI CHIAVE DEL TEMA, IN ATTESA DELLA CONFERENZA ONLINE INTITOLATA BIO È VITA, ORGANIZZATA NELL’AMBITO DELLA SECONDA EDIZIONE DELLA SLOW WINE FAIR, IN PROGRAMMA ALLE 18 DEL 22 FEBBRAIO.
CHE COSA SIGNIFICA CHE IL BIOLOGICO È VITA?
Alla base del biologico c’è la cura della fertilità del suolo, la difesa degli organismi che lo abitano e lo rendono vivo: con la chimica ci siamo dimenticati che si possono sì ottenere risultati nell’immediato, ma che si compromette il futuro perché impoverendo il suolo della sostanza organica si pongono le basi per la sua desertificazione. Curare il suolo significa restituirgli, anno dopo anno, la sostanza organica che la pianta usa per produrre.
QUALI VANTAGGI PUÒ DARE IL METODO BIOLOGICO AI VITICOLTORI?
Nutrire la terra invece di nutrire la pianta è sempre stato un punto centrale per tutta l’agricoltura, e lo è ancor di più per la viticoltura, dove si investe in impianti che devono durare per decine di anni. Oggi viviamo l’impatto del cambiamento climatico con conseguenze molto forti anche sul piano produttivo: studiare e conoscere le specificità del territorio e del microclima in cui si ha il vigneto, identificare gli aspetti che servono per condurre al meglio il proprio vigneto, assicura un vantaggio in termini anche produttivi. Ma non esiste un’unica soluzione, valida per tutti in tutto il mondo: l’approccio agroecologico si fonda sulla valutazione delle specificità territoriali.
UN APPROCCIO CHE HA BENEFICI ANCHE SULLA SALUTE…
Certo: lavorare per la salute del pianeta significa lavorare per la salute nostra e delle future generazioni. Il benessere della terra e del vivente sono le due facce della stessa medaglia e la pandemia ce lo ha mostrato. Ricordo ancora che Papa Francesco disse: “Pensavamo di poter rimanere sani in un mondo malato”. Effettivamente questo non è possibile. E poi c’è un altro aspetto ancora…
QUALE?
La bellezza: ne vogliamo parlare? È sufficiente osservare i vigneti condotti in biologico e quelli gestiti con il diserbante per accorgersi che sono due mondi diversi: i primi sono veri e propri prati fioriti, ricchi di una varietà di fiori e di colori straordinari; gli altri sono terreni desertificati. Alle volte accade che siano uno accanto all’altro, la differenza è così evidente…
A PROPOSITO DI VIGNETI BIOLOGICI E CONVENZIONALI CONFINANTI, ESISTE UN RISCHIO DI CONTAMINAZIONE DEI PRIMI CON I PRODOTTI USATI NEI SECONDI?
La contaminazione è un tema molto importante e, per contrastarlo, la dimensione territoriale è importante: penso ai distretti biologici, cioè aree votate dove si fa solo biologico. Se ne stanno sviluppando alcuni, con risultati interessanti, anche in aree viticole: è il caso del Franciacorta, dove il biologico supera il 70% del totale, e del Chianti Classico, dove la percentuale oltrepassa il 50%. Aiutano, insomma, ma da soli non bastano: non tutti possono essere biodistretti. Ci sono zone, come quella del Prosecco, dove alcuni produttori biologici vivono difficoltà enormi.
OGGI QUAL È LA NORMA PER EVITARE CONTAMINAZIONI?
Il meccanismo prevede che il produttore biologico e l’organismo di certificazione stimino, caso per caso, la distanza di sicurezza che le aree bio devono tenere dalle produzioni coltivate in convenzionale. In quella fascia, l’uva viene raccolta e vinificata separatamente, e non può essere venduta come bio. Tutto questo determina una perdita di raccolto e genera un aumento dei costi di produzione: in poche parole, in Italia chi non inquina deve difendersi da chi inquina. Per questa ragione da anni sosteniamo che bisogna invertire l’impostazione.
IN CHE SENSO?
Nel senso che chiediamo che le distanze di sicurezza dalle produzioni bio le debba tenere chi fa agricoltura convenzionale. Sarebbe giusto non solo sulla base del principio che “chi inquina paga”, ma anche dal punto di vista dell’organizzazione aziendale: un produttore convenzionale deve solo attrezzarsi affinché i trattamenti all’interno della fascia di sicurezza vengano fatti con prodotti consentiti in biologico: magari, toccando con mano il biologico, si potrebbe convincere a convertirsi; ma, soprattutto, se non intende farlo può continuare a raccogliere e vinificare come convenzionale.
di Marco Gritti, info.eventi@slowfood.it
SLOW WINE FAIR È LA MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE DEDICATA AL VINO BUONO, PULITO E GIUSTO. DAL 26 AL 28 FEBBRAIO 2023, CONVEGNI, MASTERCLASS, E L’ESPOSIZIONE DI CENTINAIA DI CANTINE ITALIANE E INTERNAZIONALI E OLTRE 3.000 ETICHETTE. LA BIGLIETTERIA SARÀ DISPONIBILE ONLINE A FINE NOVEMBRE. ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER PER ESSERE AGGIORNATO SU TUTTE LE NOVITÀ. #SLOWWINEFAIR2023
LA CONFERENZA – BIO È VITA – 22 FEBBRAIO H. 18:00
A volte il bio rischia di essere percepito solo come una moda, mentre è necessario fare un passo ulteriore e rendere il pubblico sempre più consapevole dei benefici che questa pratica agricola porta alla fertilità del suolo – grazie all’utilizzo di sola sostanza organica –, alle piante, a un uso più consapevole e parsimonioso delle risorse – in primis le risorse idriche – e anche come forma di contrasto e prevenzione dei cambiamenti climatici.
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