Riconoscimenti Slow Wine 2020: Trentino – Alto Adige

enter lagederALTO ADIGE
A guardarlo ora l’Alto Adige enoico – con i suoi vigneti curati, che disegnano il paesaggio urbano e quello collinare fino ad arrampicarsi eroici sui pendii delle montagne, con le sue splendide tenute e i suoi vini impeccabili – sembra quasi un territorio fiabesco dove tutto convive in una sorta di armonia felice ma statica. In realtà, se c’è una cosa che gli altoatesini non sanno fare è stare con le mani in mano. Lo dimostrano bene gli ultimi dieci anni di storia vitivinicola.

In questo lasso di tempo la produzione locale è riuscita, infatti, non solo a saldare l’alto livello qualitativo raggiunto grazie alle politiche messe in atto a partire dalla metà degli anni Ottanta, ma anche a raccontare ed esportare tale qualità nel resto del mondo. Per quest’ultimo aspetto un grande merito va al Consorzio Vini Alto Adige, creato nel 2007, e del quale fanno parte le cooperative sociali, i commercianti di vino e i vignaioli indipendenti.

Da oltre 10 anni, infatti, il Consorzio svolge un’intensa attività di marketing, fungendo da vero e proprio amplificatore e collante delle realtà locali. Un grande lavoro, in tal senso, è stato fatto e continua a essere fatto anche dalle cantine sociali che, anche grazie all’elevato numero di bottiglie prodotte, riescono a raggiungere e conquistare un pubblico vasto e internazionale.

Le cantine cooperative, inoltre, da sempre protagoniste della rinascita del vino sudtirolese, negli ultimi anni stanno dando vita anche a etichette di punta, che nascono da selezioni e che sfidano il mercato con prezzi ambiziosi.

Dal 2009 a oggi si è rafforzata molto anche l’identità dei vignaioli, dotati di personalità eterogenee e tenaci e capaci di produzioni particolarmente sensibili e originali. Fra queste tante belle sorprese stanno arrivando dalle giovani generazioni, che mostrano grande attenzione verso un’agricoltura sempre più rispettosa e sostenibile e verso una vinificazione premurosa ma poco interventista, che si affida alla materia prima.

Insomma, anche nel tranquillo Alto Adige (e per fortuna) non mancano produttori che animano i dibattiti e scuotono il territorio con idee nuove e vini che ne estendono le possibilità espressive. Molti viticoltori locali inoltre si stanno interessando alle varietà resistenti alle malattie funginee (PIWI) sperimentandone, fra i pochi in Italia, le proprietà in vigna e i risultati in cantina.

Negli ultimi tempi, infine, è stato imbastito un importante lavoro di zonazione, volto a individuare le “Unità Geografiche Aggiuntive”, che dovrebbe vedere la luce nei prossimi mesi. Cosa ci aspetta per il futuro? Difficile dirlo ma, a giudicare dagli ultimi 10 anni, possiamo affermare con sicurezza che l’Alto Adige non si siederà sugli allori dei successi raggiunti ma continuerà nelle proprie conquiste vitivinicole.

 

Alto adige vigne in volo

 

VINO SLOW

A.A. Lagrein Ris. 2013, Nusserhof – Heinrich Mayr
A.A. Lagrein Ris. 2016, Glassierhof – Stefan Vaja
A.A. Pinot Bianco Terlano Eichhorn 2017, Manincor
A.A. Schiava Cl. 2016, Reyter
A.A. Valle Isarco Riesling Kaiton 2018, Kuenhof – Peter Pliger
A.A. Valle Venosta Pinot Nero 2016, Stachlburg
Caroline 2016, Pranzegg – Martin Gojer
Gran Lareyn 2017, Loacker
Pinot Bianco Vom Muschelkalk 2017, Weingut Abraham
Pinot Grigio 2017, Grawü
Roter Malvasier 2016, In Der Eben – Urban Plattner
Sylvaner, Garlider – Christian Kerschbaumer

 

GRANDE VINO

A.A. Gewürztraminer Nussbaumer 2017, Cantina Tramin
A.A. Pinot Nero Bachgart Ris. 2016, Klaus Lentsch
A.A. Pinot Nero Praesulis 2017, Gumphof – Markus Prackwieser
A.A. Santa Maddalena Cl. 2017, Erbhof Unterganzner – Josephus Mayr
A.A. Santa Maddalena Hub 2017, Untermoserhof – Georg Ramoser
A.A. Sauvignon Voglar 2017, Peter Dipoli
A.A. Terlano Pinot Bianco Rarity 2006, Cantina Terlano
A.A. Val Venosta Riesling Windbichel 2017, Unterortl – Castel Juval
A.A. Valle Isarco Müller Thurgau Praepositus 2018, Abbazia di Novacella
A.A. Valle Isarco Riesling 2017, Köfererhof – Günther Kerschbaumer
A.A. Valle Isarco Sylvaner 2018, Hoandlhof – Manni Nössing
A.A. Valle Isarco Sylvaner AnJo 2017, Strasserhof – Hannes Baumgartner
Donà Blanc 2013, Hartmann Donà

 

VINO QUOTIDIANO

A.A. Schiava 2018, Bergmannhof – Josef Pichler
A.A. Schiava Alte Reben 2018, Glögglhof – Franz Gojer
A.A. Schiava Menzen 2018, Cantina Colterenzio
T Bianco 2018, Cantina Tramin

 

 

TRENTINO

In passato abbiamo insistito spesso sulle notevoli potenzialità, in molti casi non pienamente espresse, del mondo del vino trentino: volendo oggi tracciare un sommario bilancio dopo 10 edizioni di Slow Wine vissute sul campo, frequentando quasi quotidianamente le cantine e le vigne di questa provincia autonoma, viene da dire che qualcosa si è mosso. Siamo di fronte a un territorio che in apparenza non ha mostrato grandi segni di dinamismo o di discontinuità con quanto accaduto in passato; utilizzando tuttavia una lente d’ingrandimento più precisa, si nota qualche importante novità che potremmo definire una sorta di piccolo rinascimento della vitivinicoltura trentina.

Partiamo da un dato di fatto, rimasto immutato in questo decennio: il mondo della cooperazione in Trentino controlla circa il 90 per cento della produzione vinicola e ricopre quindi un ruolo di enorme importanza nella definizione delle politiche in materia. Gli investimenti in fiumi di vino economico fatti perlopiù in passato da questo comparto produttivo si stanno rivelando oggi azzardati e miopi.

Questi disegni commerciali sfuocati hanno comportato nel tempo un generalizzato calo dei prezzi delle uve, che sta giocoforza imponendo a molte aziende agricole di fermarsi a ripensare la propria strategia produttiva. Un ripensamento che per fortuna ha investito anche qualche realtà produttiva di dimensioni rilevanti, segno che un’idea differente di vino si sta lentamente ma progressivamente diffondendo.

Se ciò avviene è sicuramente per merito di molti piccoli o piccolissimi produttori, in massima parte associati al Consorzio dei Vignaioli Trentini, capaci di investire in produzioni enologiche di personalità assoluta: il lavoro fatto su nosiola, incrocio Manzoni, riesling – solo per citare i vitigni maggiormente premiati nelle ultime edizioni di questa guida, e senza dimenticare l’eccellente lavoro che si sta facendo attorno al teroldego e al marzemino, e alle certezze qualitative che arrivano da tempo dai tagli bordolesi della Bassa Atesina – ci consegnano oggi un’immagine del Trentino fatta di vini autenticamente territoriali, impeccabili dal punto di vista tecnico, ma soprattutto curiosi e divertenti da bere.

Questo movimento ha messo in moto anche una riconsiderazione della geografia dei vigneti trentini nel loro complesso, fino ad oggi compressi e concentrati nella valle dell’Adige, e ha portato, in maniera intelligente e lungimirante, alla riscoperta di territori inconsueti per la moderna viticoltura, ovvero le tante piccole valli laterali dove in passato fiorivano vigne di grande qualità. Speriamo che questi accenni siano solo l’avanguardia di qualcosa di più vasto e duraturo.

 

 

VINO SLOW

Nosiola 2017, Vignaiolo Fanti
Nosiola 2018, Maso Grener
Nosiola Fontanasanta 2017, Foradori
Teroldego Rotaliano Maso Chini 2016, Andrea Martinelli
Trentino Gewürztraminer 2017, Maso Furli
Trentino Marzemino 2017, Lorenzo Bongiovanni
Trentino Moscato Rosa 2018, Maso Bergamini
Trentino Vino Santo 2005, Pisoni

 

GRANDE VINO

Nosiola Corylus 2017, Cantine Monfort
Nosiola Largiller 2012, Cantina Toblino
Pragiara 2016, De Tarczal
San Leonardo 2015, Tenuta San Leonardo
Trentino Müller Thurgau Vigna delle Forche 2017, Cembra – Cantina di Montagna
Trento Dosaggio Zero Ris. 2012, Letrari
Trento Dosaggiozero Ris. Bio 2015, Maso Martis
Trento Extra Brut Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2008, Ferrari

 

VINO QUOTIDIANO

Blanc de Sers 2017, Cantine Monfort
Rebo 2016, Pravis
Trentino Lagrein 2018, La Vis
Trentino Lagrein Kretzer 2018, Dorigati
Trentino Müller Thurgau Laetitia 2018, Cantina Romanese
Trentino Schiava 2018, Cembra – Cantina di Montagna

 

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