Ricerca e tradizione: il Consorzio Franciacorta

Una storia recente, ma antica. Un Consorzio che crede nella tutela di una denominazione, di un territorio e di un vino.

La Banca del Vino ci porta tra le colline della Franciacorta. Un territorio che negli anni ha saputo cambiare, investire e innovarsi come pochi altri. Alla serata la vicepresidentessa Laura Gatti, con il fratello enologo Matteo, raccontano gli sforzi del Consorzio, moderati da Paolo Camozzi.

Parlando di Franciacorta, non si smette mai di parlare di cose nuove. Non c’è mai nulla di scontato. Perché è un territorio vivo, in continuo mutamento e alla ricerca perenne dell’innovazione. Il consorzio è visionario e lungimirante. Coeso e con uno sguardo al futuro. L’interesse va oltre la qualità intrinseca del prodotto: è un interesse di sistema.

Questo il chiaro messaggio che ci è giunto dalle parole dei tre relatori.

Tutto ciò ha ampie ricadute sul rispetto del territorio…

Negli anni i produttori si sono, infatti, impegnati in prima persona per realizzare una viticoltura più sostenibile. Circa il 71,4 % dei vigneti è attualmente a regime biologico. Si ricerca un equilibrio con l’ambiente, che preservi le risorse naturali valorizzandole.

Ma cosa rappresenta il consorzio?

Sono 121 i produttori che aderiscono. I primi segni di viticoltura e produzione vitivinicola nella zona risalgono al 1570, come testimonia un trattato di Girolamo Conforti che li definisce come vini mordaci, evidenziando la propensione alla produzione e le qualità benefiche dei vini frizzanti. Ma l’attuale classificazione e rappresentazione risale a poco più di 50 anni fa.

Da allora, il Consorzio lotta per un obbiettivo comune: riconoscere la qualità e far crescere il territorio.

Il Consorzio è “unione di passione”. Questa è la vera forza: l’unità e il nome Franciacorta. Una sola parola, tre diversi significati: un territorio, un vino e una produzione. Il suolo e la componente umana definiscono l’identità di questo vino. Ma il clima è il vero socio di maggioranza.

Grazie all’escursione termica importante, si definisce il profilo acidico, necessario a garantire freschezza e longevità. Ma negli ultimi anni la situazione sta mutando: il surriscaldamento globale è ormai evidente e le varietà impiantate nella zona maturano precocemente. È quindi necessario fare un salto in avanti: garantire la qualità, pensando al futuro.

La recente introduzione dell’erbamat, vitigno autoctono a bacca nera, permette una raccolta posticipata e garantisce acidità e freschezza al vino.

Ma il vero lavoro dei produttori è aiutare il territorio a esprimersi.

Il suolo, la diversità, la coesione territoriale e lo sguardo condiviso.

Questi sono i punti di forza della zona. Per fare Metodo Classico ci vuole rigore, consapevolezza e tecnica.

Il territorio si esprime al meglio solamente nel bicchiere. Di seguito le caratteristiche principali dei vini in degustazione durante la serata, identificati da due aggettivi che descrivono al meglio le loro peculiarità:

  • Cavalleri Satèn, Blanc de Blanc (2016, sboccatura primavera 2020)
ELEGANTE E STRAVOLGENTE

La leggera presenza del pinot bianco distingue e valorizza la cuvèe.

Un vino di grande rigore e pulizia. Si discosta dalla media per la sua peculiare secchezza: è possibile quindi definirlo un Saten verticale.

  • Faccoli Extra Brut (Sboccatura primo semestre 2020)
ISTINTIVO E ESTROVERSO

È un vino distintivo, con una forte matrice ossidativa. È artigianale e rigoroso. Rappresenta un’idea vinosa del Franciacorta. Più vino, meno Metodo Classico.

  • Bellavista Gran Cuvèe Alma non dosato
COMPLESSO E ALCHEMICO

Espressione di una cuvèe. Vigne diverse, suoli diversi e esposizioni diverse identificano un preciso stile di vinificazione. Vino sottile e delicato. All’olfatto emerge una leggera tostatura, nota distintiva dell’azienda.

  • Bosio Boschedòr, Extra Brut Monovigna (2015, sboccatura novembre 2019)
RAPPRESENTATIVO E TERRITORIALE

Nato per mettere in luce le peculiarità di un singolo vigneto: il vigneto Boschette.

Dare tempo ai vini permette di poterli cogliere al meglio. La lunga permanenza sui lieviti e la sboccatura non troppo recente donano una grande profondità.

  • Ca’ del Bosco Dosage Zèro (2013, sboccatura 2017)
PROFONDO E RICCO

È un vino che osa: la sboccatura non troppo recente ha conferito grazia, rigore e complessità.

  • Barone Pizzini Bagnadore (Riserva 2011, sboccatura inizio 2020)
SCHIETTO E INTRIGANTE

Ha tracciato la strada alla sensibilità agronomica del consorzio. È simbolo di una ricerca maniacale e puntuale. Vino sottile che nasce con lo scopo di valorizzare un singolo appezzamento. Scorrevole come una lama, vino estremamente verticale.