Oltre al pinot noir anche il sangiovese sembra avere origini in Magna Grecia!

Esattamente sei anni fa avevamo dato notizia dei risultati del progetto di studi Basivin Sud che giungevano alla conclusione che il “francesissimo” pinot noir in sostanza fosse presente ben prima nel territorio della Magna Grecia, e più precisamente in Basilicata, da cui poi prese la strada per le regioni del Nord Europa (se vuoi leggere il post per saperne di più clicca qui).

Oggi invece – come anticipato l’altro ieri anche dal quotidiano La Repubblica – la notizia che scuote il mondo dell’ampelografia italiana arriva da una conferenza che si è tenuta nei giorni scorsi a Cosenza, nell’ambito dei lavori del Concorso Mondiale di Bruxelles: in quella sede la dottoressa Manna Crespan – ricercatrice di fama internazionale del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), foto a lato – ha portato a conoscenza le lunghe analisi scientifiche da lei condotte che affermano come il sangiovese, insieme con l’uva bianca mantonico, debba essere considerato il vitigno chiave nello sviluppo della piattaforma ampelografica calabrese e di tutto il Meridione d’Italia.

Una notizia che avevamo già anticipato – con tutte le precauzioni dovute, visto che gli studi non erano ancora giunti al termine – nell’ultima riedizione di Guida ai Vitigni d’Italia di Slow Food Editore, andata in stampa nel febbraio del 2020 (clicca qui se vuoi acquistarne una copia).

Una novità che quindi non suscita eccessive sorprese nel campo scientifico ma sicuramente mette sottosopra quello della comunicazione: secondo l’albero genealogico realizzato da Crespan il sangiovese – da sempre visto come il vitigno simbolo della Toscana, della Romagna e in buona parte anche delle Marche, originando denominazioni importantissime nella geografia enologica italiana – incrociandosi con altre varietà locali ha dato vita alle più importanti e diffuse uve della Magna Grecia (vedi grafico qui sotto).

 

 

Spiega Crespan: «gli studi genealogici, cioè la ricostruzione dei rapporti di parentela fra i vitigni, hanno avuto un boom a partire dalla scoperta dei genitori del cabernet sauvignon, nel 1997. Da quella data in poi ci sono state scoperte sempre più importanti. In Calabria, al pari di altre zone viticole, esistono alcuni vitigni di particolare interesse per la comprensione dello sviluppo e dell’evoluzione della piattaforma ampelografica attuale. Due varietà, in particolare, sono state individuate come genitori ricorrenti: e sono appunto il mantonico bianco ed il sangiovese».

Una tesi avvalorata anche da un altro recente studio (del 2021) condotto dal professor Francesco Sunseri – con l’esperto Francesco Mercati e con la stessa Crespan – che, partendo da un approccio scientifico diverso giunge comunque alla stessa conclusione, collocando il sangiovese tra le principali varietà storiche dell’Italia del Sud, e non tra quelle delle regioni italiane centrali o settentrionali.

A seguito di questa scoperta si aprono diverse interpretazioni sul rapporto tra il sangiovese e il ciliegiolo, che molti studi finora avevano ipotizzato essere il “padre” del sangiovese, mentre alla luce dei risultati di Crespan non sarebbe altro che il “figlio”, nato dall’incrocio con il Moscato Violetto.

Rimane a questo punto una grande domanda: ma chi sarebbe il “vero padre” del sangiovese? «Non si può dire con certezza – risponde la ricercatrice – ma recenti studi tirano in ballo il vitigno chiamato strinto porcino”, dal cui “matrimonio” con la visparola sarebbe tra l’altro nato il carricante, altra uva del Sud molto nota e diffusa».

Staremo a vedere 🙂