La scusa del pinot nero e i vignaioli dell’Appennino toscano

eccopinò 2013 bottiglieLa splendida cornice… era appena stata imballata quando sono entrato nell’androne del Palazzo del Vicario di Scarperia, borgo nel cuore del Mugello. Si tratta di un affresco del Trecento posto sul pianerottolo della prima scalinata, raffigurante San Cristoforo; destinazione Uffizi, per una mostra temporanea. Dopo la delicata fase dell’imballaggio, sono potuto passare per assistere alla presentazione dell’annata 2010 dei Pinot nero dell’Associazione Vignaioli dell’Appennino Toscano.

 

Il manipolo di produttori che anima l’Associazione ha un’idea di viticoltura strettamente connessa alla difesa e alla promozione del paesaggio appenninico. Sono viticoltori che si muovono con intelligenza, in ascolto di ciò che li circonda. Il pinot nero come passione di ognuno di loro e pretesto per unire le splendide marginalità geografiche di cui sono protagonisti con l’intento di farle conoscere fuori dal proprio contesto di appartenenza.

 

La regia dell’evento è stata affidata a Giampaolo Gravina, critico del vino tra i più sensibili e capaci, il che ha amplificato l’interesse per la degustazione. L’approccio magistrale di Giampaolo infatti ha posto in primo piano l’aspetto umano che presiede a questo progetto. Una chiave di lettura non retorica, anzi essenziale, per comprendere il rapporto tra ogni singolo produttore e il pinot nero. 

eccopinò 2013 sala

 

Il pinot nero, piantato da queste aziende prima di unirsi in associazione, non rappresenta un velleitario tentativo di imitazione ma un modo di rendere omaggio al proprio luogo attraverso una passione viscerale. Da questo rapporto profondo con la pratica viticola scaturiscono vini che poco hanno a vedere con il paradigma e molto di più con il contesto che li ha generati.

 

Decontestualizzare i vini da chi li produce, analizzarne i singoli aspetti e confrontarne le cangianti espressioni, nel caso di questa associazione  per me non ha molto senso. Sono territori diversi, nei quali la viticoltura non ha quasi mai passato la soglia dell’autoproduzione. Si tratta invece di capire le reali potenzialità qualitativa di questi pionieri e seguirne il percorso produttivo che coincide con la volontà di approfondire la particolare geografia delle loro aziende.

 

Ecco perché ogni occasione di incontro con i produttori appenninici è un invito al viaggio, a conoscere tramite i loro vini, un territorio denso di tradizione e bellezza come quello dell’Appennino Toscano.

 

LE AZIENDE ASSOCIATE

Casteldelpiano, Licciana Nardi (Lunigiana)

Podere Còncori, Gallicano (Garfagnana)

Macea, Borgo a Mozzano (Garfagnana)

Podere Fortuna, San Piero a Sieve (Mugello)

Il Rio, Vicchio (Mugello)

Terre di Giotto, Vicchio (Mugello)

Il Lago, Dicomano (Mugello)

Frascole, Dicomano (Mugello)

Podere della Civettaja, Pratovecchio (Casentino)