Il Progetto Orfano di Corte Fusia

La conoscenza autentica di un territorio passa attraverso le persone rispettose che lo vivono, le loro esperienze relazionali e le loro scelte sensibili. Per scoprire i punti di forza e le debolezze di un territorio vitivinicolo è importante conoscere le origini e saper ascoltare i cambiamenti, che, seppur repentini, possono svelare delle opportunità da cogliere per aumentare il legame tra l’uomo e la terra.

Fare vino con un progetto che parte dalla vigna, ad esempio, inteso come la necessità e l’intento di lavorare il vigneto come elemento chiave per riportare l’immagine più fedele del territorio nel bicchiere, è un passo tanto stimolante quanto avventuroso allo stesso tempo. Nonostante i vini parcellari, ossia i vini provenienti da uve di una singola parcella di vigneto, non rappresentino una novità assoluta nel panorama enologico internazionale, in Franciacorta stiamo riscontrando una maggiore progettualità di Franciacorta parcellari.

È così che Daniele Gentile e Gigi Nembrini, titolari della cantina Corte Fusia, hanno pensato nel 2014 di intraprendere un percorso, senza un finale scritto ma dalla trama interessante, dove la vigna diventasse il vero punto focale del progetto di conoscenza del proprio territorio: il Monte Orfano, nella zona sud della Franciacorta. Qui i vigneti risiedono sul versante sud del monte, dove i terreni sono caratterizzati da terra rossa, rocce, argilla e calcare. Alcuni sorgono a mezza collina altri collocati su terrazzamenti, abbracciati dal sole e contornati da zone boschive che proteggono e rinfrescano l’aria che sale e scende dal monte. Perché non partire da questa specificità territoriale per capire cosa possano esprimere i Franciacorta provenienti da uve da singole parcelle?

 

 

A piccoli passi, Daniele e Gigi sono partiti con il “Progetto Orfano” vinificando separatamene le uve chardonnay di una parcella del vigneto chiamato “Ronco Basso” nella difficoltosa annata 2014 (annata fresca e piovosa), destinandole al primo vino che prenderà il nome di “Orfano”. “Ronco Basso” si trova a circa 200 m s.l.m, ha una superficie vitata di 1,7 ha, risale al 1990 e trova a dimora chardonnay e pinot bianco su terrazzamenti con filari a guyot, sostenuti da muretti a secco e circondati dal bosco. I suoli variano da sottili a profondi, sono principalmente calcarei e dal buon drenaggio. Questo vigneto, in gestione dal 2013, è stato il solo a far parte del progetto anche per le vendemmie 2015 (annata calda), 2016 (annata dal grande equilibrio) e 2017 (annata della gelata di maggio), tutte molto diverse tra loro.

Al vigneto “Ronco Basso”, divenuto ormai un tassello importante di un puzzle più complesso, si è aggiunta dal 2018 una vinificazione parcellare di chardonnay del vigneto “Maggi” risalente al 2001 ed in gestione dal 2016, con i suoi 2 ha di chardonnay allevato a guyot su terre rosse calcaree. Dal 2019, si aggiunge anche il vigneto “San Michele”, il più alto degli appezzamenti di Corte Fusia, 2,2 ha piantumati nel 2011 a circa 300 m s.l.m; vede chardonnay, pinot bianco e pinot nero allevati a guyot su terrazzamenti con affioramenti calcarei bruno-giallastri e sabbio-limosi con ciottoli tipici del conglomerato del Monte Orfano.

Un progetto in progressione, in perfetto stile dei ragazzi di Coccaglio: ogni cosa ha il suo momento, va pensata e concretizzata con le proprie risorse e senza far troppo rumore. Lo scorso 23 ottobre, un po’ di rumore però c’è stato: convocare un pubblico di persone del settore, in cima al Monte Orfano sopra il cinquecentesco Convento dell’Annunciata, seduti ad un tavolo in mezzo ai filari per una Masterclass sui vini parcellari del “Progetto Orfano”.

 

 

Diverse annate di vini in assaggio, stessa metodologia di vinificazione per tutti, per capire come la parcella, nella singola annata, può esprimersi ed autosostenersi nel bicchiere in tutte le sue sfaccettature se alla base ci sono dei valori seri.

Degustazione Franciacorta “Orfano” annata 2019

Vigneto “Maggi” (colluvi): al naso emergono profumi di fiori bianchi e frutto giallo mentre all’assaggio si esalta l’agrume e la polpa di frutta bianca, con buona sapidità, tensione e freschezza.

Vigneto “Ronco Basso” (terre rosse): profilo aromatico floreale, foglie di agrume, delicato ed elegante; buona generosità al palato, frutto pieno ed integro, grande equilibrio e buona mineralità che dona slancio e persistenza.

Vigneto “San Michele” (conglomerati): naso sottile, sussurrato, con leggere note affumicate e frutta secca. Al palato la trama è sottile, con una leggera nota verde ad accompagnare il frutto giallo croccante e maturo. Dei tre assaggi è quello che necessita di tempo per trovare la sua dimensione.

Come considerazione generale dell’annata 2019 ed i vini assaggiati, possiamo affermare che le caratteristiche dei singoli vigneti emergono in maniera netta e trovano corrispondenza con le condizioni territoriali di origine.

Degustazione Franciacorta “Orfano” annata 2018

Vigneto “Maggi” (colluvi): leggere note di frutta e fiori bianchi al naso mentre l’assaggio gioca sulla polpa del frutto ed una leggera nota vegetale, con una parte lattica sul finale. Buona la sapidità.

Vigneto “Ronco Basso” (terre rosse): sentori fruttati, interessante sapidità al palato che rende l’assaggio gustoso. Bella l’ampiezza del sorso, manca un po’ di profondità.

Una riflessione sull’annata 2018 e sui vini assaggiati: l’andamento dell’annata media incide anche sulle caratteristiche dei singoli vigneti, con un’attenuazione dei sentori olfattivi e gustativi dei vini che ne derivano.

Degustazione Franciacorta “Orfano” annate 2017 e 2016

Vigneto “Ronco Basso” 2017 (terre rosse): naso sussurrato e leggera nota volatile, piacevoli sentori di liquirizia e sale si percepiscono al palato, accompagnati da sferzante freschezza ed una nota vegetale. Chiude con poca persistenza.

Vigneto “Ronco Basso” 2016 (terre rosse): naso fine, equilibrato, sentori di frutta bianca e fiori. L’assaggio inizia con una parte di liquirizia dolce e pesca bianca, la parte vegetale è perfettamente integrata con la polpa del frutto e la spiccata sapidità. Un vino di grande equilibrio, lungo e salato.

Degustare due annate completamente opposte del vino proveniente dallo stesso vigneto ci conferma ed amplia le ipotesi maturate precedentemente: nelle annate difficili, il carattere del singolo vigneto e del vino emergono con grande schiettezza, pagando un po’ in eleganza e persistenza ma pur sempre apprezzabili in quanto vini di carattere ed espressivi. Degustando una grande annata, la 2016, non resta che ringraziare la natura, il vigneto ed il vignaiolo, perché nel bicchiere si trova tutto quello che ci dovrebbe stare. Se questa è l’idea del “Progetto Orfano”, Daniele e Gigi avete colpito nel segno.

Degustazione Franciacorta “Orfano” annate 2014 e 2015

Vigneto “Ronco Basso” 2014 (terre rosse): note vegetali con leggera evoluzione, frutto bianco e sfumature affumicate. In bocca si apprezza la nota del legno di liquirizia, il bergamotto, il chinotto ed i suoi aromi di agrumi, una percezione di clorofilla che si affianca alla sapidità. Che carattere.

Vigneto “Ronco Basso” 2015 (terre rosse): sentori di fiori gialli, mela cotogna, frutto giallo. Il sorso è glicerico, morbido da frutto, non manca la sapidità e chiude con note di mandorla tostata. È ampio, strutturato, meno slanciato del precedente assaggio ma molto goloso.

Anche in questo caso, l’assaggio di due annate così diverse tra loro del vino proveniente dallo stesso vigneto ha consentito di percepirne le peculiarità in maniera netta. La bellezza del progetto “Orfano” è proprio questa, ossia di poter creare uno storico di annate e capirne nel tempo le potenzialità: del vigneto, del vino, dell’uomo, del metodo e del territorio.

 

Un plauso è doveroso per l’organizzazione da vera squadra, con il supporto dell’instancabile Michele Lancini che con Daniele e Gigi contribuisce a tutto tondo nel mondo Corte Fusia. È stata, come sempre, una giornata accogliente, conviviale e sincera. Forse l’emozione e quell’atmosfera amichevole, di festa, ha bloccato un po’ i ragionamenti sui vini del “Progetto Orfano” che, sicuramente, hanno aperto necessità di confronto critico nel prossimo futuro. Complimenti a tutta Corte Fusia ed a chi, come loro, sta raccontando un territorio ed un metodo attraverso diversi punti di vista che, se nascono dal rispetto della vigna e trovano risposte sincere nel vino, meritano di essere raccontate e valorizzate per la crescita corale di tutti.