Siamo arrivati all’ultima delle tre interviste dedicate al Consorzio Vini Alto Adige, con le quali abbiamo cercato di fare il punto su passato, presente e – soprattutto – futuro di una delle regioni vitivinicole più apprezzate d’Italia. Con Andreas Kofler – Presidente del Consorzio – abbiamo parlato, fra le altre cose, di come far convivere in modo proficuo esigenze differenti, del grande lavoro di zonazione portato avanti in questi anni e di cosa ancora si può migliorare in termini di sostenibilità e mentalità.
– Il Consorzio vini Alto Adige può contare su un Presidente (oltre che su un Direttore) giovane ed entusiasta. Quali sono stati gli input che ha portato Lei negli ultimi anni all’interno di questa realtà?
AK: Ho lavorato fin da subito con grande entusiasmo su più fronti. In particolare, un tema che mi sta molto a cuore è quello delle Menzioni Geografiche Aggiuntive. Anche prima di diventare Presidente del Consorzio ero un sostenitore di questa scelta e facevo parte del gruppo di lavoro ad essa dedicato. Un lavoro millimetrico che valorizza le nostre zone di elezione. Inoltre, durante la pandemia mi sono impegnato per la riduzione dei quintali per ettaro ammessi dal disciplinare della DOC Alto Adige. È stata una scelta coraggiosa da parte del Consorzio, arrivata in un momento non facile ma, proprio per questo, ancora più importante.
Infine, mi impegno molto per stimolare la comunicazione tra le varie realtà produttive che convivono nel Consorzio. È importante che vignaioli, cantine cooperative e imprenditori si confrontino in modo proficuo e alla pari. Ho un’esperienza diretta come produttore e vignaiolo, che mi aiuta a guardare le cose da più angolazioni.
– Armonizzare tante visioni e tanti interessi diversi è sicuramente una delle sfide principali di qualsiasi consorzio vini. Qual è il segreto del successo altoatesino e su quali aspetti state mediando in questo momento fra le aziende?
AK: C’è un punto di partenza comune e condiviso, che vale per tutte le aziende, siano esse piccole o grandi, ed è il raggiungimento della qualità senza compromessi. Remiamo tutti nella stessa direzione e questa è sicuramente la nostra forza. Posso dire che c’è quasi una sorta di sana competizione fra le realtà vitivinicole per mantenere un alto livello qualitativo e non smettere mai di migliorarsi. Questo spirito distingue il nostro Consorzio rispetto ad altre realtà italiane. Pensiamo all’esempio virtuoso delle cooperative altoatesine e al grande contributo che hanno dato e continuano a dare in termini di qualità: si tratta di un caso unico al mondo. Inoltre, posso dire che oggi produttori e produttrici sono ancora più in sintonia rispetto a cinque o dieci anni fa e il mercato sta andando bene. In questo momento siamo concentrati sul tema della sostenibilità e sull’attuazione delle misure previste dalla nostra Agenda 2030. Inoltre, stiamo lavorando sulle certificazioni relative alla sostenibilità: quest’anno sono già 1.000 le aziende certificate, rispetto alle 100 dell’anno scorso. Ora la grande sfida per il Consorzio è armonizzare le tempistiche di tutte le aziende in tale ambito.
– Le chiedo di raccontarmi tre punti di forza e (di confessarmi) un punto debole o un aspetto da migliorare della DOC Alto Adige e del vostro lavoro come Consorzio
AK: Un punto di forza, come ho detto prima, è sicuramente quello di andare tutti nella stessa direzione, quella della qualità. Un altro aspetto interessante, che mi piace sottolineare, è quello che riguarda le nuove generazioni: oggi la viticoltura è trendy e, in Alto Adige, possiamo contare su giovani ragazze e ragazzi con grande entusiasmo e competenza, che stanno portando nuova energia in questo territorio. Poi, torno sulle Menzioni Geografiche Aggiuntive, punto di forza strategico per far fare un ulteriore balzo di qualità ai vini altoatesini. Un punto debole, forse, è che c’è ancora qualcuno che segue troppo le mode e sceglie di continuare a produrre varietà richieste dal mercato ma in zone non adatte per quel tipo di uve. Il disciplinare della nostra DOC, infatti, consente di piantare tutti i vitigni ammessi su tutto il territorio della Provincia di Bolzano. Ecco perché le MGA saranno un grande aiuto.
– Da giovane Presidente del Consorzio Vini Alto Adige qual è la Sua visione per il futuro vitivinicolo di questo territorio?
AK: Sono convinto che concentrarsi su ciò che si può fare al meglio sia la strada vincente. Inoltre, è importante capire che la sostenibilità è una parte imprescindibile del concetto di qualità. Sostenibilità che include non solo le pratiche in vigneto e in cantina ma anche gli aspetti sociali ed etici del produrre vino. La qualità, infatti, non riguarda solo il risultato finale, il bicchiere, ma anche – e forse soprattutto – il processo che lo precede. Servono dei pionieri che abbraccino e portino avanti quello che può essere visto come il secondo step della rivoluzione qualitativa dell’Alto Adige. A questo aggiungo, infine, che abbiamo il vantaggio, che può essere anche uno svantaggio, che vendiamo molto in loco. Alcune aziende, quindi, non sono stimolate a confrontarsi col mercato nazionale o internazionale. Il fatto che un vino sia venduto, però, non significa che sia venduto “bene”. Sono dell’idea, pertanto, che aprirsi e misurarsi con dei confini più ampi sia fondamentale per diventare una regione vitivinicola ancora più importante.