I fill my glass whit a lot of Sass ovvero mitica verticale di Sassicaia alla Banca del Vino

_AM_2550 copiaLunedì 11 Novembre la Banca del Vino di Pollenzo ha ospitato una degustazione eccezionale: la verticale di sei annate di Sassicaia, alla presenza di Niccolò Incisa della Rocchetta, proprietario della Tenuta San Guido e di Carlo Paoli, Direttore dell’Azienda.

 

Il Bolgheri Superiore Sassicaia non ha certo bisogno di presentazioni. Vino icona del nostro tempo, dalla sua prima annata in commercio, 1968, ha stupito il mondo per continuità qualitativa e capacità di evoluzione. Unico vino italiano a coincidere con una denominazione di origine, nel tempo il Sassicaia è divenuto, in modo direi involontario, paradigma del vino perfetto che per anni schiere di imprenditori e tecnici enologici hanno inseguito e creduto di poter raggiungere, ma solamente sfiorandolo nel migliore dei casi. Eppure la “ricetta” del Sassicaia nasce dalla più semplice e atavica capacità contadina; quella dell’osservazione. Fu infatti il padre di Niccolò, Mario Incisa della Rocchetta, a intuire l’estrema vocazione delle colline bolgheresi alla viticoltura, che il Marchese declinò verso la scelta di uvaggi bordolesi, sua grande passione. Ma non fu tanto la decisione di piantare cabernet sauvignon e franc, o l’uso della barrique, metodi scimmiottati da tante realtà italiane negli anni seguenti, quanto quella di un profondo rispetto della terra e della sua microbiologia a caratterizzare il lavoro del fondatore del Sassicaia, opera fondamentale alla creazione del mito che nel tempo fu perfezionato ed esaltato da Niccolò e dall’enologo Giacomo Tachis. Consiglio a tutti di leggere gli appunti di Mario riassunti nel libro la Terra è Viva, del quale ho parlato tre anni fa su questi schermi: cliccate pure qui, se interessa.

 

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Come detto, la degustazione era composta da sei vendemmie: 1999, 2002, 2004, 2006, 2008, 2010. Il Sassicaia contemporaneo, dunque, scaturito da annate fresche se non addirittura piovose, come nel caso della 2002.

 

Sassicaia 2010

Annata fresca con vendemmia posticipata di qualche settimana rispetto alla media storica. Sono contento di averlo ritrovato così presto dopo l’Estate. Come al solito si offre più disteso e meno capriccioso. Esuberante di frutta e sentori balsamici, per una materia leggiadra, ricca di acidità e sapore. In equilibrio dinamico e infinito.

 

Sassicaia 2008

Dal frutto ancora in primo piano trapela una complessità sottesa di sentori mentolati e terrosi in connubio affascinante. La materia è ricca, quasi opulenta, ma mai in debito di armonia con la caratteristica acidità vibrante che accompagna il sorso.

 

Sassicaia 2006

A mio giudizio il più svogliato della serata, quello che se avesse potuto parlare avrebbe detto «Come osate interrompere il mio riposo?». Il naso è restìo e concede sola una nota di ciocolato che a bicchiere vuoto irride virato verso un cristallino cassis. Palato che lascia solo intuire la grandezza futura, imbrigliato ancora nella fittezza della trama tannico-acida.

 

Sassicaia 2004

Perdona platea quello che ho detto dopo il primo, breve, assaggio. Appena proferito che il 2004 era vino aggraziato ma in debito di complessità, una parte del mio corpo e non di sicuro il cervello, ma forse l’anima, stava urlando «Sei scemo?». Si, lo sono. Vino lirico, aereo e materico, un fuoriclasse assoluto per chi lo sa comprendere.

 

Sassicaia 2002

La vendemmia 2002 continua a regalare grandi soddisfazioni, ancora in barba a chi l’ha definita piccola annata. Vendemmia difficile, sicuramente, ma archiviata troppo presto nel novero degli anni enologici da dimenticare. Il vino regala sensazioni di cioccolato che precedono note ferrose e sanguigne, il palato è di una leggerezza disarmante, cesellato sulla giustezza dell’estrazione. Rasenta l’eccellenza.

 

Sassicaia 1999

Si chiude, purtroppo, con la vendemmia 1999, un’annata che il sottoscritto mette in generale tra le sue preferite. Questa bottiglia regala la prima nota vegetale di tutta la batteria. Sentore di peperone verde da manuale Ais, con sentori balsamici. Il palato si sviluppa con la consueta signorilità, accompagnato da una materia cremosa e ricca di estratto. Annata che ha diviso la platea tra chi, come me, ha pensato a un carattere giovanile e chi invece lo ha relegato ultimo nelle sue personali preferenze.

 

Foto di Marcello Marengo, Unisg