Damijan e il suo vino da astronauta

L’arrivo del nuovo anno ci porta immediatamente a ripercorrere quello appena concluso. E l’incontro con Damijan Podversic, in una piovosa serata di Novembre in La Banca del Vino, sicuramente non passa inosservato.

Damijan, dal carattere solare e con la battuta sempre pronta, ci ha portato alla scoperta del Collio, dove produce un “vino che è la poesia della sua terra”.

Si definisce un contadino moderno, radicato nella tradizione e nella storia, ma allo stesso tempo con uno sguardo al futuro. Per essere un vignaiolo, secondo Damijan, bisogna essere attenti. Ed è proprio da questa attenzione che nasce la sua nuova cantina sul Monte Calvario, dove la natura viene posta al centro con un progetto di sostenibilità a 360°. Lo scopo è cercare di danneggiare il meno possibile la natura, rispettando gli equilibri naturali della terra e dei boschi.

“Lavorare in modo sostenibile non è semplice. E anche noi non siamo perfetti. Ma cerchiamo di fare il nostro meglio perché, come diceva Aristotele, la natura non fa nulla di inutile. Non dobbiamo distruggere ciò che ci è stato dato in prestito.
Questa è una grave mancanza dell’educazione moderna: bisogna insegnare il linguaggio della natura, i suoi ritmi e la basi della filosofia. Solo in questo modo si riuscirà a non sfruttare la terra per il mero profitto, ma si imparerà a vivere in armonia con essa.”

Damijan è contro il concetto di vino naturale. Il vino è artefatto dell’uomo e, in quanto tale, non potrà mai esistere in natura. Piuttosto, crede in un vino vivo e sostenibile. Osserva i colori, i profumi e i suoni delle sue vigne e cerca di far esprimere il suo territorio nei vini che produce. La terra è la vera protagonista: la ponca, terreno composto da marne e arenarie, è perfetto per la viticultura. Bisogna, però, fare attenzione a non sfruttarla. L’unica via è coltivare proprio come faceva sua nonno, che curava la sua vigna come se fosse una moglie. È il tempo che fa da padrone, in cantina e in vigna: se si agisce correttamente in campo, non è necessario forzare le fermentazioni con l’inoculo di lieviti selezionati. Damijan cerca di preservare le caratteristiche del terreno, ripresentandole in ogni sorso. E in ogni vino degustato, si poteva trovare un piccolo pezzo della sua terra.

  • Prelit 2017 – un assemblaggio di merlot e cabernet, proveniente da un’annata fredda. L’alto livello di umidità genera un leggero sentore muffato, avvolto però dai profumi di sottobosco.
  • Nekaj 2017 – un friulano, che per lui rimane sempre tocai, che presenta note di frutta candita e matura, ma anche una leggera vena vegetale.
  • Malvasia 2017 – un vino timido, ma che all’improvviso sprigiona tutti i suoi aromi: spezie, foglia di pomodoro e erbe di campo invadono il sorso.
  • Kaplja 2016 – un vino deciso. Una sinfonia di chardonnay, nekaj e malvasia. Simbolo di arte, amicizia, godimento e pensiero.
  • Ribolla Gialla 2017- un vino complesso che sprigiona profondità: emergono qui gli aromi leggermente piccanti. Damijan paragona questo vino a una signorina che però nasconde una mazza da baseball.
  • Ribolla Gialla 2010 – Il profumo si sprigiona in bocca. Un vino teso, ma dall’acidità estremamente bilanciata. Equilibrato nella sua immensa dolcezza.

“Nella vita ho avuto una grande fortuna: sognavo di fare l’astronauta e ora lo sto facendo. Mia moglie, inoltre, non ha sposato solo me, ma anche la mia passione. Per me questo è stato decisivo. Ho giocato una bella partita: mi sono costruito un’astronave, sono andato sulla luna e sono tornato a casa. Ma ora c’è bisogno di novità: devo lasciare spazio ai giovani e, pur continuando a rimanere in azienda, queste saranno le mie ultime vendemmie.”

La figlia Tamara è in fermento. Avvolta da un turbinio di idee, si prepara a prendere le redini dell’azienda. Con una promessa però: rispettare la terra e assecondare il ciclo della natura.

Foto per gentile concessione di Damijan Podversic e Chiara Nervo.