Chiamalo Piedirosso, o Per’ e Palummo, è comunque un affascinante vino campano. Le migliori etichette in commercio

In Italia si produce vino in tutte le regioni – caso pressoché unico al mondo – e in ognuna di queste vengono coltivati, da lungo tempo, alcuni interessanti vitigni che vengono banalmente definiti “minori” solamente perché, per vari motivi storici, non sono mai entrati nell’olimpo delle presunte migliori varietà nostrane.

Negli ultimi due decenni c’è stata una giusta riscoperta e una virtuosa valorizzazione di queste varietà autoctone, che in taluni casi è diventata anche fenomeno di moda, commercialmente assai rilevante: pensiamo, per esempio, alle attuali pressanti richieste del mercato per Falanghina, Pecorino, Nerello, ecc. … Per certi versi sembra che si sia improvvisamente sovvertita una tendenza, per cui oggi diventa quasi impossibile convincere qualcuno ad assaggiare una buona bottiglia di Chardonnay o di Cabernet Sauvignon (e ce ne sono tante in Italia di assolutamente interessanti), quasi ci fosse una crisi di rigetto per queste varietà che trionfavano in tutti i wine bar d’Italia solamente 15-20 anni fa. Ma si sa, il mondo del vino vive di inconcepibili estremismi modaioli…

Abbiamo intenzione di proporvi, una volta a settimana, un bel giro per la penisola alla scoperta di queste bellissime varietà.

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PIEDIROSSO

 

 

Come succede con numerose altre varietà campane, anche con il Piedirosso ci troviamo di fronte a un’uva di antichissima origine.

Nel XVI secolo Herrera e Sederini per primi ipotizzano che il loro Palombina Nera possa essere il discendente diretto della Columbina citata a lungo da Plinio nella sua Naturalis Historia. Sono proprio i numerosi sinonimi dati dagli ampelografi alla Palombina Nera – Palumbo, Palummina, Piede Palombo, Per’ e Palummo, Piede Colombo, Strepparossa – a rinforzare l’idea della stretta parentela tra l’antica Columbina e l’attuale Piedirosso (o Pererusso), nome usato per la prima volta nel 1909 dal Carlucci.

Nel corso del XIX secolo le descrizioni del Piedirosso fatte da vari ampelografi hanno sempre evidenziato la caratteristica fondamentale che ne ha generato il nome: la colorazione rossa che prendono rachide e pedicello al momento della maturazione, una tinta che ricorda per l’appunto le zampette dei colombi o dei piccioni viaggiatori.

Questa particolare colorazione rossa del rachide ha creato non poca confusione nella classificazione dei vitigni, portando per esempio Gasparrini a identificare il Piedirosso con il dolcetto piemontese: deduzione evidentemente sbagliata.

Il Piedirosso è stato iscritto al Registro Nazionale delle Varietà di Vite già nel 1970.

Si tratta di una varietà quasi esclusivamente campana, raccomandata nelle cinque province della regione dove occupa una superficie totale che, nell’ambito delle uve rosse, è seconda solo all’aglianico. Fuori dalla Campania il Piedirosso è autorizzato soltanto in provincia di Bari.

Anche se è il vitigno di riferimento delle Doc della provincia di Benevento Sannio Piedirosso, Taburno Piedirosso e Sant’Agata dei Goti (Rosato, Rosso e Piedirosso) e della Doc salernitana Costa d’Amalfi Rosso, il suo territorio di elezione – dove risulta il vitigno più piantato e dove raggiunge le massime espressioni qualitative – rimane la provincia di Napoli. Resta infatti insostituibile nelle Doc Campi Flegrei, Ischia (Rosso e Per’ e Palummo), Capri, Vesuvio (Rosso e Piedirosso), Lacryma Christi del Vesuvio e Penisola Sorrentina Rosso.

La sua diffusione in provincia di Caserta e nel Sud della provincia di Salerno resta un fatto secondario. C’è da notare che nell’Avellinese si trovano, come varietà di minore coltivazione, sia il Piedirosso e sia il Piedirosso avellinese, un altro vitigno con il quale viene spesso erroneamente identificato ma con cui non ha nulla in comune.

Come la maggior parte delle varietà che hanno in comune una storia molto antica, anche il Piedirosso si suddivide in numerosi biotipi, tra i quali bisogna ricordare lo Streppa Verde dell’isola di Ischia, che non presenta la caratteristica colorazione rossa del pedicello. Neanche le descrizioni concordano sempre tra di loro: Calò, Costacurta e Scienza (2001) descrivono il Piedirosso come un vitigno vigoroso con produzione abbondante e costante, dal grappolo medio o grande, tronco-piramidale spargolo, munito di due ali e dagli acini abbastanza grandi, sferici, di colore violaceo intenso e dalla buccia pruinosa e quasi coriacea. Manzo e Monaco (2001) invece lo descrivono come un vitigno molto vigoroso, dalla scarsa fertilità e dalla produzione non eccessiva, dal grappolo piccolo, conico-piramidale spargolo e senza ali, dagli acini piccoli e rotondi, di colore blu-nero. Per tutti il Piedirosso matura abbastanza presto, tra la fine di settembre e la metà di ottobre.

I vini prodotti dall’antico Palombina hanno goduto presso gli autori del passato di ottima considerazione. Le sperimentazioni di Luigi Moio sul Piedirosso in purezza hanno evidenziato, rispetto all’aglianico (l’altra varietà rossa molto apprezzata in Campania), vini meno concentrati, più morbidi, delicati ed equilibrati, con una minore concentrazione polifenolica, con tannini meno duri e acidità più bassa.

 

Di seguito l’elenco di alcune aziende che producono etichette molto interessanti di Piedirosso, tutte recensite in Slow Wine 2020.

 

Dalla provincia di Napoli, in ordine alfabetico:

AGNANUM RAFFAELE MOCCIA, Napoli

Le vigne di Raffaele Moccia si estendono a ridosso del cuore urbanizzato di Agnano e lambiscono il cratere degli Astroni. Tipiche note di geranio caratterizzano il Campi Flegrei Piedirosso Per’ e Palummo 2018 (4.000 bt; 14 €), che si arricchisce di cenni di frutti rossi e rimandi minerali, e in bocca si distingue per il sorso succoso e di bella tensione. Ancora più buono – per cui si è meritato il riconoscimento di VINO SLOW – il Campi Flegrei Piedirosso Vigna delle Volpi 2016 (600 bt; 18 €) che ha un unico limite nel numero limitato di bottiglie prodotte. Si esprime con un frutto più maturo, profumi di cera d’api e una delicata speziatura a cesellare l’elegante profilo olfattivo.

BOSCO DE’ MEDICI, Pompei (NA)

Dai vigneti delle famiglie Palomba e Monaco, posti all’interno del Parco Nazionale, su terreni vulcanici con forti componenti sabbiose, proviene il Pompeii Rosso 2018 (7.000 bt; 18 €), che macera sulle bucce per 10 giorni e affina soltanto in acciaio e tonneau; è un vino fresco, di buona scorrevolezza al palato e decisamente tonico; profuma di frutta rossa e di geranio, e al gusto è piacevolmente speziato e sapido, con una sottile affumicatura sulla sfondo in un quadro gustativo di grande immediatezza.

CANTINE ASTRONI, Napoli

Gerardo Vernazzaro rappresenta un caposaldo della viticoltura flegrea: custodisce e accudisce le vigne di piedirosso contese tra il cratere degli Astroni e il quartiere di Fuorigrotta-Agnano, uno dei più urbanizzati e popolosi di Napoli. Il suo vino d’annata, il Campi Flegrei Piedirosso Colle Rotondella 2018 (10.000 bt; 13 €), ha note di geranio e frutti rossi, e un sorso dal succo saporito. Fantastico VINO SLOW è il Campi Flegrei Piedirosso Tenuta Camaldoli 2016 (2.000 bt; 25 €): una grande interpretazione del vitigno, in cui le note di arancia sanguinella, sottobosco ed erbe officinali si arricchiscono di sbuffi di incenso e si sublimano in un palato profondo e dinamico; chiara dimostrazione delle potenzialità del vitigno e del terroir.

CANTINE DEL MARE, Monte di Procida (NA)

Gennaro Schiano e Alessandra Carannante, marito e moglie, sono i titolari di questa bella realtà, che presenta ben tre etichette prodotte con questa varietà. Il Campi Flegrei Piedirosso Terrazze Romane 2018 (8.000 bt; 14 €) si contraddistingue per i tipici sentori di geranio e di frutti di bosco e per il sorso beverino, semplice e fresco. Il Campi Flegrei Piedirosso Terra del Padre 2017 (1.200 bt; 26 €), da una vigna a 500 metri di quota e con una bassa resa per ettaro, è un vino più impegnativo del precedente: l’affinamento di 12 mesi in botti grandi lo rende più complesso e avvolgente, con note di mora e gelso nero e richiami speziati, e un sorso di grande freschezza, con tannini appena percettibili. Il Campi Flegrei Piedirosso Sorbo Rosso Ris. 2017 (2.000 bt; 19 €), che si ottiene da una vigna storica, profuma di frutti di bosco e fiori secchi e ha un sorso intenso e salino.

CANTINE ANTONIO MAZZELLA, Ischia (NA)

Unendo slancio tecnico e valori tradizionali Nicola Mazzella, aiutato dalla sorella Vera, ha effettuato in cantina una profonda rivoluzione generazionale. Nel versante sud dell’isola è doveroso parlare di viticoltura eroica: piccoli lembi di terra, strettissimi terrazzamenti, pendenze da capogiro, nessun muretto a secco, con l’inerbimento a contenere il dilavamento. Il Terrazze di Levante 2018 (4.000 bt; 17 €) è prodotto con piedirosso e piccola aggiunta di aglianico; è un molto ben calibrato e armonico, che induce ad una beva piacevole e incalzante.

CANTINE OLIVELLA, Sant’Anastasia (NA)

Sui suoli di matrice vulcanica del monte Somma, che custodisce il Gran Cono del Vesuvio, Domenico Ceriello, Ciro Giordano e Andrea Cozzolino portano avanti con tante idee e voglia di fare il progetto iniziato nel 2005: il loro Vesuvio Rosso Vipt 2018 (12.000 bt; 12 €) è un Piedirosso dai tipici richiami di geranio e frutti rossi, succoso e goloso.

CASA SETARO, Trecase (NA)

Dalla bella azienda di Massimo e Maria Rosaria Setaro, posta alle falde del Vesuvio, arriva un’ottima interpretazione in purezza del vitigno, rappresentata dal Lacryma Christi Rosso Munazei 2018 (14.000 bt; 12 €), succoso e saporito, che sa di amarena e geranio. Registro simile ma più profondo per il nuovo Vesuvio Piedirosso Fuocoallegro 2017 (2.500 bt; 16 €), floreale e salmastro, di buona struttura per quanto riguarda il percorso gustativo.

CENATIEMPO, Ischia (NA)

Francesco Cenatiempo ha iniziato a lavorare con il vino sfuso e negli anni Settanta, con l’affermazione turistica dell’isola, è sorta la necessità di espandersi. Oggi il figlio Pasquale gestisce questa realtà con l’aiuto della moglie Federica Predoni. Il loro Ischia Per’ ‘e Palumm’ 2018 (6.000 bt; 10 €), vinificato in vasche di cemento, come da tradizione, è gustoso e gastronomico, minerale e iodato, e lascia la bocca rinfrancata e armonica. Il Mavros 2017, piedirosso con piccolo saldo di guarnaccia (6.000 bt; 15 €), non viene filtrato: fermenta tra cemento e acciaio, ha un naso che profuma di macchia mediterranea e al palato è intenso e lunghissimo.

CONTRADA SALANDRA, Pozzuoli (NA)

La piccola cantina è un microcosmo di vigne e alveari, dove tutto segue i ritmi della natura, che Giuseppe Fortunato e Sandra Castaldo assecondano senza forzature: il loro Campi Flegrei Piedirosso 2016 (7.000 bt; 14 €) è un fantastico VINO SLOW. Geranio, iris e una nota quasi sanguigna, sfumata dai richiami iodati e salmastri, caratterizzano questo vino profondo e succoso, che indossa con leggiadria una veste di essenziale eleganza: un Piedirosso che è inno al terroir e al vitigno.

LA SIBILLA, Bacoli (NA)

Succoso e salino il Campi Flegrei Piedirosso 2018 (15.000 bt; 12 €) di Vincenzo Di Meo, le cui vigne si dividono in due corpi principali: uno attiguo alla cantina, l’altro poco distante, a ridosso della villa romana e dell’Oasi del Wwf. Esprime tipiche note di geranio e frutti rossi, con piacevoli richiami salmastri.

SALVATORE MARTUSCIELLO, Quarto (NA)

Gilda Guida e Salvatore Martusciello, 30 anni di esperienza famigliare alle spalle, da tempo hanno scommesso su loro stessi e sul loro territorio. I vigneti storici di famiglia sono nel cuore urbano dei Campi Flegrei: da qui arrivano le uve del Campi Flegrei Piedirosso Settevulcani 2018 (13.000 bt; 12 €), un vino leggiadro, esaporito e molto territoriale.

SORRENTINO, Boscotrecase (NA)

Sul Vesuvio la famiglia Sorrentino fa il vino da tre generazioni: il tempo non è passato invano, lasciando in dote ottime esperienze enologiche e grande conoscenza del territorio. Molto buono il Vesuvio Piedirosso 7 Moggi Bio 2018 (10.000 bt; 10 €), che esprime note ematiche, bocca turgida e sorso equilibrato.

 

Dalle altre provincie campane:

CAUTIERO, Frasso Telesino (BN)

La cantina, scavata nella roccia, sorge davanti alla masseria che Fulvio Cautiero e Immacolata Cropano hanno ristrutturato nel 2002. Si producono prevalentemente bianchi ma anche un Piedirosso 2017 (2.100 bt; 13 €) di grande tipicità e carattere, succoso e gustoso al palato.

FOSSO DEGLI ANGELI, Casalduni (BN)

Sono trascorsi 10 anni da quando Pasquale Giordano e le sorelle Dina e Marenza Pengue hanno fatto ritorno nel Sannio: un tempo trascorso proficuamente, vista la buona prova del Sannio Piedirosso Pezza 2018 (2 1.400 bt; 16 €), profumato di fiori e fragoline di bosco, semplice ma succoso e assai gradevole.

MUSTILLI, Sant’Agata dei Goti (BN)

Anna Chiara e Paola Mustilli stanno portando avanti pregevolmente l’opera del compianto papà Leonardo. Si conferma etichetta affidabile il Sannio Piedirosso 2018 (20.000 bt; 12 €), interpretazione del vitigno in sottrazione. Più materica, invece, con la parte floreale bene in evidenza, la selezione Sannio Sant’Agata dei Goti Piedirosso Artus 2017 (6.000 bt; 18 €), per cui continuano le sperimentazioni sui vasi in ceramica per la fermentazione e la maturazione.

GALARDI, Sessa Aurunca (CE)

La storica azienda del Terra di Lavoro propone un nuovo nato da uve piedirosso, provenienti da un ettaro di vigneto di 23 anni di età, che matura e affina in barrique per otto mesi. Nel Terra di Rosso 2017 (6.000 bt; 30 €) l’impatto del legno è ben dosato e preserva belle note di amarena e lavanda, con delicati sbuffi di erbe aromatiche e un sorso appagante e fresco, dal finale salino.

MASSERIA FELICIA, Sessa Aurunca (CE)

Maria Felicia Brini – che ha ereditato tenacia e passione dal padre Alessandro, fondatore dell’azienda – propone una versione di piedirosso (in piccoli numeri) piuttosto convincente: schietto e diretto, l’Io Posso 2016 (800 bt; 10 €) è piacevole nei sentori di piccoli frutti rossi e spezie dolci, godibile anche nell’abbinamento a tavola.

GIUSEPPE APICELLA, Tramonti (SA)

Ci è piaciuta molto l’interpretazione del Piedirosso 2018 (4.000 bt; 9 €) di questa storica azienda del territorio di Tramonti (ha superato le 40 vendemmie), recensito come VINO QUOTIDIANO in Slow Wine 2020. Si apre su fini note di geranio e prosegue al palato con incedere succoso e leggiadro.

 

Da fuori regione:

BIOCANTINA GIANNATTASIO, Trinitapoli (BT)

Si coltiva il Piedirosso anche nei terreni di antica tradizione viticola dell’agro di Cerignola, come testimonia la cantina della famiglia Giannattasio, condotta da Giuseppe assieme alle sorelle Maria Elena e Maria Grazia. Il loro Piedirosso 2017 (1.500 bt; 14 €), vinificato in purezza, esprime la piena tipicità del vitigno, risultando fragrante, fresco, schietto e piacevole.