La condotta Slow Food di Belluno ha un primato: aver organizzato tutte le CentoCene per Slow Wine da quando sono state create; anzi gira una sorta di leggenda in cui si racconta che la prima volta qualcuno a Bra disse “Ma esiste davvero una condotta a Belluno? Dobbiamo fidarci?”. Mai fiducia fu meglio riposta e sono felice di aver partecipato a quella del decennale della Guida, presso il ristorante Nogherazza di Castion, quasi in alta quota, in mezzo alle Prealpi Venete.
Una CentoCene molto ricca non solo di vini, come ci si poteva aspettare, ma anche di altre interessanti proposte.
Il brindisi d’apertura è stato dedicato a Vittorio Fusari, Cuoco dell’Alleanza e non solo, cardine delle azioni di Slow Food in favore di un cibo sano e sostenibile, recentemente scomparso, che, solo lo scorso marzo, era stato ospite di Belluno con un evento pubblico di grande riscontro e la condotta ha voluto ricordarlo con emozione.
Fra gli ospiti della serata, Quinto Marchetti con cui ho avuto il piacere di discorrere a tavola avendolo al mio fianco, casaro filosofo della Cooperativa San Damiano – alle Case Nice (Valmorel), che ha proposto l’omonimo prodotto, un latte crudo profumato, saporito e molto originale in abbinamento al primo vino, il Franciacorta Extra Brut EBB 2014 Mosnel – un Grande Vino, schietto e deciso, aristocratico con garbo e misura, uno dei miei preferiti della tipologia e così ho avuto gioco facile ad iniziare in modo pimpante.
Il casaro, ex insegnante di filosofia antica, alleva vacche bruno e grigio alpine allo stato brado per la produzione di latte bovino e formaggi, nonché alpaca e capre d’angora per la produzione della lana, insomma un inno alla diversità! Slow Food Belluno ha voluto riconoscere il suo impegno all’insegna della qualità sostenibile consegnandogli un attestato di “Produttore Amico del Clima”.
Passiamo alla Malvasia 2016 di Kante che gioca con il crostino di burro caldo, per poi soffermarci a lungo sul sorso del Salmariano 2016 Marotti Campi Castelli di Jesi Verdicchio Ris. Cl., Grande Vino: ginestra e sambuco tipici con quell’impatto marino che ci aspettavamo, e la bocca avvolgente della vendemmia tardiva. Il Barbaresco Manzola 2015 Fiorenzo Nada – Vino Slow – è un bel salto triplo, un assemblage di profumi che incanta i bellunesi riportandoli alle cose del passato con Il tabacco dolce, l’anice stellato, le note di liquerizia e menta, per chiudersi elegante sul cuoio senza cedere all’eccesso e ci piace con il Tortello ripieno d’Agnello e timo con sugo d’arrosto. Possente il Primitivo di Manduria 2015 Attanasio – Vino Slow – frutto denso e polposo equilibrato dalla spalla acida, doveva sostenere il cervo in salmì con polenta e lo ha fatto senza tentennamenti. Si chiude in bellezza con il Moscato D’Asti 2018 Cascina Barisel e la torta di nocciole e ovviamente non può mancare in una serata così, il gioco del vino, dieci domande su Slow Wine e sul mondo del vino, tra competenza e curiosità.
Una sorpresa l’intervento di Michele Posocco, delle Cartiere Favini di Rossano Veneto, che, fra le portate, ha raccontato la tecnologia dell’azienda che permette ricavare, dalla cellulosa delle vinacce esauste (rifiuto industriale), della pregiata carta, usata anche per gli imballaggi d’una nota maison francese di champagne.
In realtà vengono utilizzati anche altri tipi di scarti di lavorazioni agricole come gli agrumi, le olive, le nocciole e le mandorle. Preoccupati in un primo tempo i bellunesi che le vinacce fossero utilizzate prima della distillazione della grappa, ma sono stati ampiamente rassicurati! Omaggio a tutti i presenti di un delizioso quadernino ottenuto con questa lavorazione, con tanto di grappolo d’uva Crush Grape in copertina: Favini già stampa per Slowfood il Manifesto dei 30 anni e chissà quali altre sorprese ci riserverà.
Un ringraziamento a tutta Slow Food Belluno, a partire dal suo fiduciario Lorenzo Savoini, per questo invito gradito: Guida sottobraccio me ne sono andata a dormire fra i guanciali della locanda, quasi sotto le stelle della notta ghiacciata.