In Italia si produce vino in tutte le regioni – caso pressochè unico al mondo – e in ognuna di queste vengono coltivati, da lungo tempo, alcuni interessanti vitigni che vengono banalmente definiti “minori” solamente perché, per vari motivi storici, non sono mai entrati nell’olimpo delle presunte migliori varietà nostrane.
Negli ultimi due decenni c’è stata una giusta riscoperta e una virtuosa valorizzazione di queste varietà autoctone, che in taluni casi è diventata anche fenomeno di moda, commercialmente assai rilevante: pensiamo, per esempio, alle attuali pressanti richieste del mercato per Falanghina, Pecorino, Nerello, ecc. … Per certi versi sembra che si sia improvvisamente sovvertita una tendenza, per cui oggi diventa quasi impossibile convincere qualcuno ad assaggiare una buona bottiglia di Chardonnay o di Cabernet Sauvignon (e ce ne sono tante in Italia di assolutamente interessanti), quasi ci fosse una crisi di rigetto per queste varietà che trionfavano in tutti i wine bar d’Italia solamente 15-20 anni fa. Ma si sa, il mondo del vino vive di inconcepibili estremismi modaioli…
Abbiamo intenzione di proporvi, una volta a settimana, un bel giro per la penisola alla scoperta di queste bellissime varietà. Seguiteci 🙂
MARZEMINO
Con il nome marzemino sono stati riconosciuti, nei secoli, molti vitigni che spesso si mostravano assolutamente diversi tra loro, come riportato da alcuni celebri ampelografi del passato come Acerbi (1825) e Di Rovasenda (1877) oltre che da altri studiosi più recenti tra cui Molon (1906) e Dalmasso (1937).
Quello che attualmente viene identificato come marzemino ha una storia e un’origine lontane. Per lungo tempo si è sostenuto che il vitigno fosse originario del Veneto – dove era conosciuto anche con i sinonimi berzamino, barzemine bassamino -da cui si sarebbe poi diffuso in Trentino, Lombardia, Emilia e Friuli. Recenti indagini archeologiche ritengono invece che le piante originarie dell’uva marzemino provengano addirittura dalla città di Merzifon, nella Paflagonia, in Asia Minore (il paese di Diomede, come scrive Omero), e che siano giunte nell’alto Adriatico al termine di una diffusione lentissima, fatta di scambi commerciali e di contaminazioni culturali.
Resta il fatto che le uve Marzavi sono citate dapprima in antichi registri commerciali di Cipro, poi nelle isole della costa dalmata e quindi nei centri di scambi agricoli lungo la foce del Po e dell’Adige, da cui sarebbero risalite fino ai piedi delle Dolomiti.
Nel secolo scorso si è affermata al contrario una teoria secondo la quale il nome marzemino deriverebbe da un villaggio della Carniola – comunità rurale ora scomparsa situata tra la Carinzia e la Slovenia – chiamato appunto Marzmin. Le piante di vite, in questo caso, sarebbero state portate in Vallagarina da militari al soldo della Serenissima, quando Venezia dominava su tutto l’Adriatico, compresa la parte meridionale dell’attuale provincia di Trento.
In tutti i casi la Vallagarina si è dimostrata la patria elettiva del marzemino: qui ancora oggi trova la sua maggiore diffusione e la sua migliore espressione nelle aree vocate tra Isera e Volano, che rappresentano l’areale della Doc Trentino Marzemino.
La storia narra che Wolfgang Amadeus Mozart venne a conoscenza del Marzemino proprio in questo territorio – più precisamente a Rovereto, dove risiedette per qualche giorno in occasione del suo primo concerto italiano, che si tenne il 25 dicembre del 1769 presso il palazzo dei baroni Tedeschi, per poi essere replicato il giorno successivo nella chiesa arcipretale di San Marco – e che rimasto estasiato dalla bontà del vino non perse occasione per decantarlo nel Don Giovanni, una delle sue opere principali, che fu messa in scena per la prima volta nel 1787.
Verso la fine della rappresentazione la scena si svolge a casa di Don Giovanni: la tavola è imbandita con un meraviglioso fagiano arrosto, pronto per essere divorato; il protagonista – Don Giovanni – si rivolge a questo punto al servo Leporello cantando imperiosamente “… versa vino, eccellente Marzemino!”.
Ora, è vero che Mozart era un bambino prodigio (almeno in campo musicale) ma all’epoca del suo soggiorno a Rovereto aveva solamente 13 anni e dubito che si sia lasciato andare, a quell’età, a lunghe bevute di Marzemino gustandone, peraltro, l’assoluta qualità. È molto più probabile che la citazione del Marzemino sia stata opera di Lorenzo da Ponte, che scrisse il libretto del Don Giovanni: quest’uomo, originario di Vittorio Veneto, risiedendo a lungo nella zona pedecollinare del padovano – dove un tempo il vitigno era fortemente diffuso, fino alle aree collinari del bresciano – deve aver avuto modo di assaggiare e apprezzare là un vino chiamato Marzemino, tanto da ricordarsene al momento di scrivere i testi dell’opera. Non risulta che da Ponte sia mai andato in Trentino e quindi non ha certo conosciuto da quelle parti il decantato vino.
Ancora oggi il marzemino conosce una buona diffusione in alcune province lombarde – in particolare nel territorio della Doc Garda, dove è previsto come tipologia in purezza, e delle Doc Botticino, Capriano del Colle, Riviera del Garda Bresciano e Cellatica (in assemblaggio) – e venete, dove compare nelle Doc Merlara Marzemino Frizzante e Breganze Marzemino. Si registra infine la presenza del vitigno in Emilia, soprattutto in provincia di Reggio Emilia, dove è contemplato dalla Doc Colli di Scandiano e Canossa.
In questi territori è stato catalogato un numero piuttosto elevato di biotipi di marzemino, che possono essere racchiusi in due grandi gruppi, distinti tra loro per alcune caratteristiche della foglia, del rachide e della buccia dell’acino: tutti hanno in genere un grappolo lungo, mediamente compatto, di forma cilindrico-piramidale, con una o due ali. L’acino è di media grandezza, sferoidale, con una buccia di colore blu-nero e molto pruinosa, più o meno sottile ma comunque consistente. L’uva matura solitamente tra la fine di settembre e i primi di ottobre; in genere è coltivata con il sistema della pergola trentina, che asseconda la naturale vigoria della pianta.
Il vino, nelle sue versioni trentine importanti, mostra un colore rosso rubino intenso e un bagaglio olfattivo concentrato sulle fragranze di viola mammola, prugna e piccoli frutti rossi; in bocca ha una buona freschezza, una giusta corposità legata a una fine tannicità e un contenuto grado alcolico. È capace di reggere un breve invecchiamento. In Veneto e in Emilia invece il Marzemino viene spesso vinificato in versione frizzante, secca o anche dolce.
Di seguito segnaliamo le migliori, a nostro avviso, etichette di Marzemino prodotte in Trentino e nelle campagne del bresciano.
Il Trentino Marzemino 2017 di Vallarom (Avio) e il Trentino Marzemino 2017di Letrari (Rovereto) sono due semplici ma esemplari interpretazioni di questo vitigno: il primo al naso di frutta sotto spirito e radici fa corrispondere un sorso sapido e agile; il secondo mostra un impeccabile frutto croccante e fresco, impreziosito da fini note speziate, a cui fa seguito una bocca dinamica e succosa.
Il Trentino Sup. Marzemino d’Isera 2015 di De Tarczal (Isera) è integro nei sentori di frutti rossi, rinfrescati da piacevoli note vegetali: all’assaggio si conferma di buon corpo, appena amaro nel finale.
Il Marzemino dei Ziresi 2015 di Maso Salengo (Volano) è sicuramente il vino-simbolo della cantina: le uve vengono coltivate in una delle zone più vocate per questa varietà, il vino regala intensi profumi di viola e frutta rossa, e al palato è fragrante, con tannino vellutato e mai invasivo. Da un’altra cantina di Volano, quella di Eugenio Rosi, esce invece il Poiema 2015, un’interpretazione diMarzemino molto classica e personale, di grande affascinazione, a cui l’appassimento di parte delle uve dona complessità e maturità di frutto, integrato da note speziate, senza appesantire la beva che è agile e ben sorretta dal tannino.
Anche Lorenzo Bongiovanni (Avio) opera un attento appassimento delle uve, che donano al suo Trentino Marzemino 2016calde note di frutta sotto spirito e liquirizia; la bocca è avvolgente matura, ben rinfrescata da eleganti note vegetali.
Sempre convincenti ed affidabili, infine, le etichette di Marzemino della storica Cantina di Isera, in particolare il Trentino Sup. Marzemino d’Isera Etichetta Verde 2016.
Dal territorio di Capriano del Colle, in provincia di Brescia, arrivano due belle interpretazioni di marzemino: il Capriano del Colle Marzemino Berzamì 2017 di Lazzari ha un carattere ben definito, con ricco profilo aromatico di fiori e frutti rossi freschi e un sorso succoso e di bella progressione; il Capriano del Colle Marzemino 2017 di San Michele ha tutta l’esuberanza olfattiva del vitigno a cui si accompagna una bocca agile, fresca e leggermente speziata.
L’azienda Zatti, di Calvagese della Riviera (BS), propone due interpretazioni del vitigno: il Garda Marzemino Perrone 2015, affinato in barrique, propone una maggiore intensità e rotondità del frutto rispetto al Garda Marzemino Gibo 2013, vinificato solamente acciaio, che risulta più semplice e sottile. Il Garda Marzemino Le Morene 2015 di La Basia, di Puegnago sul Garda (BS), restituisce il carattere fruttato e speziato del vitigno, in questo millesimo reso più complesso da lievi sentori di affumicato.