Il consumo di cibo è determinato in misura prevalente dalla disponibilità del cibo stesso e dall’ambiente alimentare nel quale il consumatore opera, ma a Slow Food siamo convinti che acquistare cibo sia un atto politico. Le nostre scelte possono influire sui modelli di produzione, sulle politiche in materia agricola e alimentare, sull’ambiente, sulla biodiversità. Per questo Slow Food sostiene da sempre l’importanza di un’etichettatura trasparente. Un’etichetta chiara consente al consumatore di compiere scelte consapevoli e al produttore di mettere in risalto le qualità specifiche del suo prodotto. Un consumatore che dispone delle necessarie conoscenze ha il potere di contribuire a definire la produzione e il mercato del cibo. Tanto è vero che Slow Food, considerata l’importanza di questo aspetto, parla del consumatore come di un “coproduttore”, per mettere l’accento sul fatto che le nostre scelte possono concorrere a cambiare radicalmente il modo in cui il cibo viene coltivato, prodotto e distribuito.

Slow Food prende parte al dibattito sull’etichettatura degli alimenti in corso a livello di Unione Europea, in particolare per quanto riguarda le indicazioni geografiche e di origine (Denominazione di origine protetta, Indicazione geografica protetta).

Per garantire un’informazione ancora più completa e trasparente Slow Food ha lanciato il progetto etichetta narrante. Un’etichetta narrante non si sostituisce all’etichettatura standard, obbligatoria per legge, ma la affianca, fornendo da un lato informazioni supplementari sulle varietà e le razze, sui metodi di coltivazione e lavorazione, sul luogo d’origine e il benessere animale, dall’altro  indicazioni sul modo migliore di conservare e utilizzare il prodotto. L’etichetta narrante è già presente sui prodotti proposti dai Presìdi Slow Food e costituisce insieme ad altri strumenti un modo per sottolineare la loro competitività, basata sulla differenza autentica che incarnano.

«Non mangiare nulla che tua nonna non riconoscerebbe come cibo», Michael Pollan, In Defense of Food.

Un’etichettatura chiara permette al consumatore di scegliere a ragion veduta e ai produttori di mettere in risalto le qualità specifiche del loro prodotto, che si tratti di proprietà nutrizionali, della sua origine o delle sue caratteristiche.

Varie informazioni sono già obbligatorie per molti dei cibi venduti in Unione Europea, come l’elenco degli ingredienti, l’indicazione di una data entro la quale “consumare preferibilmente” l’unità e altri dettagli; nell’ambito della strategia Farm to Fork, adottata di recente, l’UE ha reso noto che lavorerà per arricchire una serie di schemi di etichettatura: etichetta di origine, informazioni nutrizionali sulla parte anteriore della confezione e indicazioni geografiche. Slow Food ritiene però che il consumatore non abbia ancora a disposizione tutte le informazioni utili che gli consentirebbero di effettuare scelte ponderate sui prodotti che preferisce acquistare, specialmente per quanto riguarda la loro sostenibilità.

Il progetto etichette narranti è stato lanciato per garantire ai consumatori un’informazione più completa e trasparente. Il nuovo sistema non sostituisce le etichette obbligatorie, ma le affianca, fornendo da un lato informazioni aggiuntive sulle varietà e le razze, i metodi di coltivazione e lavorazione, il luogo d’origine e il benessere animale, dall’altro indicazioni sul modo migliore di conservare e utilizzare il prodotto. L’etichetta narrante è un modo per sottolineare la competitività dei prodotti nel nome della differenza autentica che incarnano. Oggi Slow Food ha iniziato a promuovere questo modello di etichettatura tra i produttori europei proponendo alcuni esempi pratici di applicazione.

 

Il cibo rappresenta una risorsa e una ricchezza inestimabili, ma oggi, spogliato di ogni valore spirituale, culturale e immateriale, viene considerato come una merce tra le tante, come un bene di consumo. In un sistema alimentare sempre più orientato alle logiche del mercato il criterio principale in base al quale si misura il cibo è il prezzo, che deve essere il più possibile economico, a prescindere dal valore intrinseco.

L’avvento di questo modello ha favorito uno sviluppo rapido e aggressivo di un comparto agroindustriale che riesce sì a produrre quantità ingenti di cibo a buon mercato, ma a scapito dei piccoli coltivatori, dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Il nuovo sistema ha incrinato il patto tra le persone che producono il cibo e quelle che lo consumano, inducendo:

  • un minore senso di responsabilità reciproca;
  • la progressiva scomparsa di preziose fonti di conoscenza;
  • una sempre maggiore inaccessibilità delle informazioni sui cibi che consumiamo.

Slow Food lotta per rovesciare la logica di un sistema nel quale il valore del cibo è stato soppiantato dal suo prezzo:

  • ricreando il rapporto perduto tra produttori e consumatori;
  • riportando in auge il valore del cibo;
  • facendo in modo che il prezzo di mercato rispecchi il vero valore del prodotto.

Slow Food ritiene che i consumatori possano fare leva sul proprio potere d’acquisto per influenzare i metodi di produzione e fornitura. Occorre però dimostrare un interesse attivo per il cibo e per le persone che lo rendono possibile, per i metodi utilizzati e per le problematiche in gioco.

Per descrivere questo nuovo modello Slow Food ha introdotto il concetto del consumatore come “coproduttore”. Scegliendo con cognizione di causa, in modo responsabile, possiamo creare un legame diretto tra il cibo che portiamo in tavola e le persone alle quali lo dobbiamo. I coproduttori hanno il potere di scegliere, hanno la facoltà di riconoscere il valore intrinseco del cibo e di pagarlo al giusto prezzo.

Forti delle necessarie conoscenze, i coproduttori hanno anche il potere di riorientare la produzione alimentare, contribuendo alla transizione verso nuovi sistemi del cibo finalmente sostenibili!