La difesa della biodiversità è stata uno dei temi chiave dell’attività di Slow Food fin dagli anni della sua fondazione: Slow Food promuove la tutela della biodiversità, definita come una molteplicità di forme di vita a più livelli, dal più fondamentale e più piccolo (la biodiversità genetica, che comprende anche i microrganismi, come i batteri) al più complesso di tutti (la biodiversità degli ecosistemi).

Il nostro impegno in favore di sistemi alimentari sostenibili sul lungo periodo non mira soltanto a proteggere la biodiversità delle specie naturali selvatiche (uccelli, insetti ecc.), ma anche a promuovere l’agrobiodiversità. Una categoria che oltre alle specie animali e botaniche domestiche, la cui esistenza è il prodotto di una selezione millenaria operata dalle comunità di contadini e pastori, comprende la biodiversità dei suoli e la diversità dei prodotti ottenuti da lavorazioni tradizionali (come formaggi, pani, salumi ecc.).

La biodiversità in tutte le sue forme è una risorsa senza la quale la natura tenderebbe all’estinzione e che subisce minacce gravissime legate all’industrializzazione dei sistemi agricoli, all’inquinamento, agli eccessi edilizi e agli interessi del commercio globale. Un aspetto che colpisce più di altri è il declino degli impollinatori selvatici, minacciati in forme immediate dall’uso di pesticidi. Al momento, in Europa una specie di ape e di farfalla su dieci rischia di scomparire per sempre.

Slow Food contribuisce a tutelare la biodiversità mantenendo in vita conoscenze e saperi (mappatura di prodotti tradizionali, razze indigene, varietà vegetali ed ecotipi locali ecc.), sostenendo i coltivatori, i pescatori e gli artigiani del cibo che praticano e difendono l’agrobiodiversità e sensibilizzando l’opinione pubblica sulla necessità di adottare sistemi alimentari sostenibili.

A livello di Unione Europea Slow Food promuove l’adozione di politiche orientate a un’agricoltura senza pesticidi, alla rigenerazione dei suoli e alla biodiversità dei semi.

Scoprite la Fondazione Slow Food per la Biodiversità!

Per sottoscrivere il nostro appello alla Commissione Europea in difesa di un modello di agricoltura che consente ai coltivatori e alla biodiversità di convivere in modo proficuo e armonioso aderite all’Ice Salviamo api e agricoltori!

Dopo gli oceani, il suolo rappresenta il secondo principale serbatoio o “pozzo di assorbimento” di carbonio presente sul nostro pianeta. E un terzo di tutte le specie viventi abita proprio nel suolo, che si afferma così come uno straordinario bacino di biodiversità.

Dal suolo provengono le sostanze nutritive e l’acqua che ci consentono di produrre cibo. Esso assorbe l’acqua piovana, la filtra e la rimette in circolazione, pulita e potabile, e contribuisce, attraverso il cosiddetto sequestro di carbonio, a stabilizzare il clima assorbendo CO2: anzi, nel sottosuolo è stoccato più diossido di carbonio che nell’atmosfera terrestre e nelle foreste messe insieme.

Oggi la salute dei suoli è a rischio in molte aree del pianeta, e una di questa è l’Europa. L’erosione, la contaminazione da sostanze inquinanti, la salinizzazione, l’impermeabilizzazione legata all’urbanizzazione e allo sviluppo delle infrastrutture sono altrettante cause di un degrado inesorabile. L’Europa perde 970 milioni di tonnellate di suolo ogni anno, e il territorio dell’Unione Europea è interessato per oltre l’11% da fenomeni di erosione che vanno dalla moderata alla grave.

Tra le principali cause del degrado del suolo vi è l’industrializzazione dell’agricoltura, che negli anni successivi alla Prima e alla Seconda guerra mondiale ha accelerato progressivamente via via che l’industria bellica veniva riconvertita alla produzione di fertilizzanti e pesticidi sintetici. Quel nuovo modello di agricoltura fondato su concimi chimici, semi a elevato rendimento, pesticidi, diserbanti e monocolture ha incrementato i raccolti fino a triplicare la produzione agricola, ma ha anche inflitto danni gravissimi alla biodiversità dei suoli, riducendo in modo drastico i livelli di materia organica o, in altre parole, la loro fertilità. Per troppo tempo abbiamo considerato il suolo come un mero sostrato inerte da coltivare, senza tenere alcun conto delle sue disposizioni naturali e dei fattori di rischio per la biodiversità e per gli equilibri ambientali.

Occorrono migliaia di anni per creare pochi centimetri di suolo fertile, ma bastano pochi decenni per comprometterlo. Ed è impossibile produrre cibi sani su terreni ormai incapaci di ospitare e nutrire la vita. Le ripercussioni sulla salute, la sicurezza alimentare, la biodiversità, il clima e l’economia sono gravi, con ovvie conseguenze.

Slow Food Europe promuove l’introduzione di sistemi alimentari sostenibili nell’Unione Europea e chiede alle autorità europee di favorire la tutela dei suoli e delle pratiche di coltivazione agroecologiche in tutte le disposizioni attinenti, dalla Politica Agricola Comune (Pac) al Fondo strutturale per lo sviluppo rurale, passando per la Direttiva quadro sulle acque.

Ecco 4 buone ragioni per salvare i suoli dell’Europa!

Possiamo tutti fare qualcosa per salvare le api!

Le popolazioni di api mellifere, domestiche e selvatiche, si stanno riducendo a ritmi inquietanti in tutto il mondo. E insieme alle api altri insetti impollinatori come i bombi, le farfalle e le falene diminuiscono in maniera drammatica, tanto che oggi almeno una specie su dieci rischia di scomparire per sempre.

Le ragioni alla base di questa drammatica situazione sono molteplici:

  • fattori patologici: le api sono soggette a malattie specifiche e subiscono l’attacco di parassiti capaci di indebolirle e spesso addirittura ucciderle;
  • fattori climatici: le api risentono del cambiamento climatico, per esempio lo sfasamento dei periodi di fioritura rischia di spiazzare le colonie di impollinatori;
  • fattori ambientali: impiegando grandi quantità di insetticidi, diserbanti e fungicidi, altamente tossici e spesso letali, le monocolture industriali distruggono la biodiversità. Per esempio i neonicotinoidi, gli insetticidi più diffusi al mondo, vengono sparsi su quasi tutte le colture e spesso vengono applicati addirittura ai semi, in modo tale da pervadere la pianta stessa. Nel gennaio del 2013 l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha ufficialmente riconosciuto l’elevata tossicità della clotianidina, dell’imidacloprid e del thiamethoxam, a cui, pochi mesi dopo, si è aggiunto anche il fipronil. Ma la lotta è appena agli inizi.

Le api sono una risorsa preziosa, perché svolgono funzioni importanti per il ciclo vitale del nostro pianeta, contribuendo a garantire:

  • Una dieta umana variegata. Senza il concorso degli insetti impollinatori, come le api, moltissime specie botaniche coltivate e selvatiche smetterebbero di esistere, e la nostra dieta risulterebbe sempre più povera. In Europa l’84% dei raccolti agricoli e il 78% delle specie floreali selvatiche dipendono almeno in parte dall’impollinazione animale, e in UE la quota di produzione agricola annua direttamente riconducibile al contributo degli insetti impollinatori si aggira attorno ai 15 miliardi di euro.
  • Il benessere del pianeta. In natura l’impollinazione animale svolge un ruolo determinante come servizio ecosistemico regolatore. Sul nostro pianeta la fioritura di quasi il 90% delle specie vegetali selvatiche è legata almeno in parte al trasferimento di polline per opera di animali (insetti compresi). E si tratta di piante irrinunciabili per il corretto funzionamento degli ecosistemi, perché forniscono cibo, costituiscono habitat e mettono a disposizione altre risorse di cui beneficiano specie di ogni genere.

Che cosa può fare ciascuno di noi?

  • Scegliere prodotti locali ottenuti con sistemi biologici, coltivati senza l’uso di pesticidi e neonicotinoidi nel quadro di sistemi agricoli differenziati.
  • Far sentire la propria voce e sostenere politiche favorevoli a pratiche agricole compatibili con il benessere delle api e dell’ambiente.
  • Chiedere ai nostri rappresentanti politici di proibire i pesticidi dannosi e di favorire i sistemi agricoli sostenibili.
  • Coltivare un giardino accogliente per le forme di vita selvatiche.
  • Aderire all’iniziativa dei cittadini europei (Ice) “Salviamo api e agricoltori”!

Nel gennaio del 2020 Slow Food ha aderito a “Salviamo api e agricoltori”, che punta a raccogliere un milione di firme in tutta Europa entro marzo 2021. Se riuscirà nell’intento la Commissione e il Parlamento Europeo avranno l’obbligo di prendere in esame le nostre richieste, che prevedono, tra i vari aspetti, una graduale messa al bando dei pesticidi, il reintegro della biodiversità e maggiori sostegni agli agricoltori.

Vuoi aiutare anche tu a salvare le api? Aderisci oggi stesso all’iniziativa!

Per maggiori informazioni e dati quantitativi sull’importanza degli insetti in Europa consulta l’Atlante degli Insetti 2020!

Docente di biologia all’Università del Sussex, Dave Goulson è autore di volumi sull’ecologia degli impollinatori e sulla tutela dei bombi. In questo Food Talk, proposto nel quadro di Terra Madre 2020, spiega che cosa possiamo fare per contribuire a invertire la tendenza verso un declino potenzialmente catastrofico delle specie entomologiche dalle quali dipende l’impollinazione dei nostri raccolti.

 

Tutto il nostro cibo nasce dai semi; i semi sono il punto di partenza della catena alimentare. Selezionare e produrre semi significa portare avanti il ciclo della fertilità e garantire la disponibilità di raccolti anche per l’anno successivo. Dal momento che selezionare i semi significa scegliere i frutti migliori, tale operazione contribuisce a potenziare le varietà botaniche e i semi stessi, che anno dopo anno andranno migliorando in termini di peso, rendimento e capacità di germinare.

La persistente ascesa dell’agricoltura industriale, che esige uniformità e omogeneizzazione e mira esclusivamente al profitto, si è tradotta in una concentrazione delle specie e in una riduzione del numero di varietà botaniche coltivate, dando luogo a una terribile perdita di biodiversità vegetale. I numeri parlano da sé: attualmente solo 150 delle 80.000 specie commestibili esistenti vengono coltivate dall’uomo, e di queste solo 8 sono commercializzate su scala globale. La perdita di biodiversità al livello dei semi e delle varietà di sementi ha prodotto ecosistemi e diete meno differenziati, e quindi anche una perdita di tradizioni gastronomiche.

Abbiamo insomma dei doveri e delle responsabilità nei confronti dei semi. Spetta a noi proteggerli e conservarli per garantire più ricchezza ai nostri pasti, ma anche per tutelare la ricchezza del retaggio biologico e culturale che incarnano. I semi in tutta la loro varietà sono il presente e il futuro della vita, e quindi vanno protetti, a prescindere dalla loro immediata spendibilità, perché potrebbero essere portatori di caratteristiche fondamentali che forse un domani si riveleranno utili, come la capacità di adattarsi al cambiamento climatico.

L’attuale legislazione europea in materia di semi consta di 12 direttive. Adottate negli anni Sessanta e Settanta, tali disposizioni avevano il duplice scopo di incrementare la produttività dei raccolti introducendo garanzie legali relative alla distribuzione delle varietà ad alto rendimento (per mezzo di certificazioni e registrazioni ufficiali) e di proteggere gli acquirenti da possibili frodi. Nel 2013, nel quadro di un tentativo di semplificazione di quelle direttive, la Commissione Europea ha formulato una proposta di regolamentazione relativa alla produzione e all’approvvigionamento dei mercati. Nel 2014 il Parlamento Europeo ha respinto quel testo, chiedendo alla Commissione di riformulare la proposta dando maggiore risalto agli interessi individuali dei singoli paesi membri e prevedendo benefici concreti per i produttori.

Slow Food chiede nuove disposizioni in materia di semi, norme capaci di conciliare la produzione e la disponibilità di semi di elevata qualità con una protezione efficace della biodiversità. In particolare le nuove leggi dovranno prevedere attenzioni particolari per i semi antichi e per i loro legami con il territorio e i saperi tradizionali. Andrà garantito lo scambio di varietà tra piccoli produttori e tra produttori e appassionati, al tempo stesso regolamentando la loro vendita in base a criteri adeguati e non penalizzanti. Occorrerà sostenere gli agricoltori che coltivano la diversità e predisporre opportunità per agevolare in modo ancora più concreto i custodi delle varietà catalogate, in modo tale da valorizzare il loro contributo alla conservazione e alla produzione della biodiversità agricola.

Bisognerà anche promuovere le varietà tradizionali e antiche, predisponendo al contempo i necessari test e le verifiche che consentono di garantire la sicurezza dei consumatori. Slow Food invita l’Unione Europea a dotarsi di un quadro legislativo che:

  • rispetti gli accordi internazionali ratificati dall’Unione Europea, con particolare riguardo per il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche e per l’alimentazione e l’agricoltura della FAO;
  • tuteli la biodiversità dando la possibilità di registrare in forma gratuita e su base volontaria le varietà di semi;
  • garantisca la sicurezza e la tracciabilità dei semi tradizionali sul mercato introducendo una serie di requisiti fondati su una pluralità di metodi di produzione di derrate agricole e di sementi;
  • non circoscriva la libertà di scambiare semi tradizionali, ma anzi promuova un senso di responsabilità tra coloro che si occupano di semi.

Guarda il video sui semi realizzato da Slow Food.

[Video]
https://www.youtube.com/watch?v=qhZqKQ3wDWM