Il 5 febbraio ricorre la Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare.
A partire dal 1 febbraio e fino al 5 Slow Food Youth Network Italia si mobilita con una serie di approfondimenti con l’intento di favorire un approccio più consapevole alla tematica degli sprechi alimentari, analizzando le cause che ne sono alla base e fornendo esempi di azioni concrete per poterne limitare gli effetti.
Segui e condividi i contenuti che trovi dal 1 al 5 febbraio sui profili Facebook e Instagram di Slow Food Youth Network Italia.
Nell’Unione europea si stima che il 20% del cibo prodotto venga sprecato o perso.
Ciò non solo contribuisce alla crisi climatica – se i rifiuti alimentari fossero un Paese, sarebbero il terzo emettitore di gas serra al mondo – ma causa anche uno stress inutile per l’ambiente, la catena alimentare e il sistema di gestione dei rifiuti.
È arrivato dunque il momento di agire e porre finalmente fine alla vergogna dello spreco alimentare. Siamo convinti che lo spreco zero possa essere raggiungo solo attraverso una vera transizione verso un sistema alimentare sostenibile, dal punto di vista sociale e ambientale.
Affrontare la questione relativa allo spreco richiede infatti un approccio olistico, che analizzi il sistema alimentare come un insieme complesso e interconnesso di pratiche agricole, economiche, sociali e culturali.
Combattere lo spreco alimentare significa coinvolgere tutta la catena di approvvigionamento, istituzioni comprese. A partire dai Comuni, urbani e rurali, insieme alle comunità agricole, ai trasformatori e agli attori coinvolti nella filiera alimentare. Per favorire questo percorso, Slow Food e Zero Waste Europe hanno elaborato linee guida per i Comuni per prevenire la generazione di rifiuti alimentari, basandosi su esempi di progetti e iniziative attivati con successo in tutta Europa.
Spreco alimentare: le linee guida per i Comuni elaborate da Slow Food e rete Zero Waste
«Con queste linee guida vogliamo fornire esempi concreti di come un’amministrazione comunale può ridurre lo spreco alimentare, inserendosi all’interno di una più ampia transizione verso sistemi alimentari sostenibili. Tra le raccomandazioni, la fornitura di incentivi finanziari o il sostegno finanziario alle iniziative locali, la progettazione di quadri normativi, ma anche la fornitura di spazi fisici, la consulenza, la promozione di donazioni di cibo e la crescita della consapevolezza sul tema dello spreco alimentare» – spiega Marta Messa, direttrice di Slow Food Europa. «Questo documento si concentra sulle azioni che i comuni possono intraprendere, ma anche, più in generale, su come possono stimolare i sistemi alimentari locali».
L’esempio di Milano
I casi studio riguardano Parigi e Mouans-Sartoux in Francia, Milano in Italia, Porto in Portogallo, Gand e Bruges in Belgio, Lubiana in Slovenia e Pontevedra in Spagna e più di 300 città in Cecenia.
Nel caso di Milano ad esempio, il Comune ha firmato un accordo congiunto con Assolombardia e il Politecnico di Milano, con l’obiettivo di progettare soluzioni innovative e partecipative per combattere lo spreco alimentare. Il risultato è stato il Local Food Waste Hub, un progetto pilota che recupera le eccedenze dai supermercati e dalle mense locali e le ridistribuisce alle persone bisognose.
Il Comune ha coinvolto diversi attori, tra cui le associazioni caritatevoli locali, alle quali è stato donato uno spazio pubblico dedicato allo stoccaggio e alla ridistribuzione del cibo recuperato. D’altro canto, le imprese che si impegnano a dare il loro contributo, vengono premiate con una riduzione del 20% della tassa dei rifiuti in base alla quantità di cibo donato. Attualmente ci sono due hub attivi che servono due diversi quartieri della città, mentre altri sono in fasi di sviluppo. In questo modo, solo nel 2018, la città di Milano ha salvato e donato quasi 7 mila tonnellate di cibo che sarebbe altrimenti andato perduto, equivalenti a oltre 13 milioni di pasti.
Spreco alimentare: in Ue la legislazione è insufficiente.
Sebbene l’obiettivo di riduzione del 50% dei rifiuti entro il 2030 per i consumatori e la vendita al dettaglio sia menzionato nella Direttiva quadro sui rifiuti, questo processo non è stato ancora reso obbligatorio. Tuttavia, la strategia Farm to Fork apre la strada all’adozione di obiettivi obbligatori, che saranno basati sulla misurazione dei livelli di spreco alimentare che gli stati membri devono registrare entro il 2022.
Per affrontare lo spreco alimentare e, più in generale, garantire una corretta transizione verso sistemi alimentari sostenibili, l’Unione europea ha istituito il quadro di ricerca e innovazione dell’Ue e Food2030, che ruota intorno a quattro priorità trasversali tra cui la circolarità e l’efficienza delle risorse, con l’obiettivo di eliminare completamente lo spreco alimentare. Decine di città in Europa stanno ora sviluppando politiche nel tentativo di attuare queste priorità a livello locale.
Le raccomandazioni pubblicate da Zero Waste Europe e Slow Food rappresentano uno strumento concreto per le 11 città coinvolte nel progetto Food Trails, di cui Slow Food è partner, così come per tutti gli altri progetti di Food2030 già in corso.
I Comuni hanno infatti una grande responsabilità nel plasmare i sistemi alimentari locali e rappresentano il punto di partenza per affrontare lo spreco alimentare a livello globale.