Siccità e crisi idrica, dall’esperienza degli Orti Slow Food in Africa un esempio a cui ispirarsi

In molte zone dell’Africa, gli agricoltori sotterrano giare di terracotta piene d’acqua per assicurare alle piante l’acqua di cui hanno bisogno. Scopriamo, insieme a Boujemaa Gueghlan[1] e Amanuel Menna[2], questa tecnica tradizionale.

Siccità e crisi idrica orti in africa
Orto comunitario di Zazafotsy, Madagascar

L’acqua è un bene fondamentale e utilizzarla in modo sostenibile lo è altrettanto: lo sa bene chi ha esperienza di un orto, indifferentemente dal luogo del pianeta in cui vive. Ma negli ultimi tempi, da quando le conseguenze del cambiamento climatico impattano in modo ancor più serio sulle nostre esistenze, il tema ha assunto un grado ancora maggiore di attualità. A causa dell’aumento delle temperature molti Paesi, anche quelli che non avevano mai sperimentato nulla di simile, stanno vivendo una fase di crisi idrica: l’acqua manca. Chi lavora la terra, quindi, è costretto a sperimentare tecniche che aiutino a utilizzare le risorse nel modo più efficace e più efficiente possibile.

Esistono diversi metodi di approvvigionamento idrico. Alcuni sono economicamente dispendiosi (le pompe a motore o quelle solari, ad esempio, oppure – banalmente – acquistare l’acqua a pagamento), altri funzionano a intermittenza (come, ad esempio, basarsi su bacini idrici stagionali oppure far affidamento sulle precipitazioni) e perciò non garantiscono di avere a disposizione una quantità costante di acqua. 

L’approvigionamento d’acqua negli Orti in Africa di Slow Food

Per capirne di più, abbiamo chiesto alle persone che gestiscono gli orti di Slow Food in Africa di rispondere ad alcune domande, tra cui quella sulle fonti da cui proviene l’acqua che utilizzano. Le percentuali variano a seconda del tipo di orto (se si tratta cioè di un orto comunitario o di uno scolastico), ma i dati aggregati ci offrono ugualmente buoni spunti per comprendere il modo in cui vengono gestiti. Le informazioni si basano sul sistema di monitoraggio e valutazione (vedi approfondimento in fondo) e si riferiscono a circa il 10% circa degli orti Slow Food attivi in Africa: 358 in 15 Paesi (dati aggiornati a novembre 2022).

Analizzandoli, notiamo innanzitutto che la quasi totalità degli orti (95,5%) si affida alle piogge, ma che ovunque si cerca di integrare questa fonte idrica intermittente con tecniche che possano ridurre l’incertezza: più di due terzi degli orti (68,2% del totale) hanno predisposto meccanismi per la raccolta delle piogge, sei su dieci (il 61,2%) fa affidamento sulle fonti di acqua non a pagamento, mentre nella metà dei casi (51,2%) si utilizzano le pompe a mano.

I dati dimostrano che gli orti dipendono in modo significativo dalle condizioni meteorologiche e che, per quanto si cerchi di diversificare le fonti di approvvigionamento idrico, gli sforzi potrebbero non essere sufficienti. Occorre pensare a modalità di irrigazione più precise, in grado di convogliare la preziosa acqua direttamente nell’area della pianta, evitando sprechi.

Giare in terracotta come serbatoi

Dal grafico emerge un numero significativo: in più del 20% degli orti vengono utilizzati vasi di terracotta. Si tratta di una particolare tecnica di gestione idrica che prevede che le giare vengano riempite di acqua e interrate: in questo modo, rilasciano lentamente l’acqua alle piante circostanti. È una tecnica antica, diffusa in molte culture in tutto il continente africano. Come Slow Food, abbiamo avuto conferme dell’efficacia di questa tecnica sia dalla nostra rete in Marocco sia da quella in Etiopia. Uno dei vantaggi di questa tecnica è la sua estrema versatilità: può essere infatti utilizzata in piccoli orti familiari come anche nelle grandi aziende agricole. Per produrre i vasi e per interrarli nel campo, inoltre, non occorre molta manodopera e si utilizzano principalmente risorse disponibili localmente. 

Siccità e crisi idrica orti in africa

Nell’area dove vive l’etnia Dirashe, nella regione etiope delle Nazioni, Nazionalità e Popoli del Sud (Snnpr), i vasi ad esempio sono prodotti principalmente dalle donne del posto, che vengono così coinvolte nell’economia rurale locale, e venduti all’equivalente di circa 0,53 euro a pezzo.

Questa tecnica, dicevamo, offre diversi vantaggi: tanto per cominciare, rispetto ad altri metodi di irrigazione consente di risparmiare tra il 50 e il 70% di acqua. Dal momento che i vasi sono interrati nel suolo, l’acqua non evapora e le radici delle piante possono attingerne direttamente, al bisogno. Inoltre, l’acqua arriva direttamente alle radici delle piante, lasciando il terreno circostante asciutto e ostacolando la crescita delle erbe infestanti. In altre parole, quasi tutta l’acqua va direttamente a beneficio delle piante a cui questo bene prezioso è destinato. Boujemaa, dal Marocco, sottolinea l’importanza della scelta dei vasi: ogni giara – spiega – serve un’area grande all’incirca tre volte il suo diametro e deve essere riempita ogni cinque-dieci giorni, a seconda del clima e del terreno. 

Quella delle giare in terracotta è una tecnica diffusa non soltanto in Marocco e in Etiopia: è conosciuta e applicata nelle zone aride di molti altri Paesi africani, come il Kenya, il Malawi, il Ruanda, la Tanzania, il Sudafrica e la Repubblica Democratica del Congo. Raccogliere ed analizzare dati in merito diventa quindi lo strumento ideale per diffondere una conoscenza più approfondita su questa tecnica antica che, rivelandosi incredibilmente attuale, potrebbe avere un ruolo integrante nell’adattamento al cambiamento climatico.

Siccità e crisi idrica orti in africa
Orto comunitario, Marocco

APPROFONDIMENTO:

  • I vasi di terracotta possono essere utilizzati anche per irrigare alberi e arbusti. In questo caso, occorrono vasi più grandi o più vasi di piccole dimensioni: una giara di 35 cm può assicurare l’acqua a una superficie di circa un metro quadro. Dopo due o tre anni, le radici possono danneggiare i vasi, ma a quel punto gli alberi dovrebbero essere in grado di raggiungere fonti d’acqua più profonde, senza bisogno di basarsi sul sistema dei vasi di terracotta.
  • Nel corso degli anni, è andata crescendo la necessità di migliorare la raccolta e l’analisi dei dati e delle informazioni che riguardano gli orti in Africa. All’inizio del 2020 è stato lanciato il Sistema di monitoraggio e valutazione degli orti in Africa. Nel 2022, grazie ai formulari compilabili online, Slow Food ha potuto raccogliere informazioni dettagliate su impatto ambientale e socio-economico, sovranità alimentare e questione di genere (solo per citarne alcune) su 346 orti, pari al 10% del totale di quelli attualmente presenti nel continente.
  • A seconda del luogo, le giare in terracotta hanno nomi diversi: in Marocco si chiamano “oya”, un termine che presumibilmente deriva dallo spagnolo olla, cioè pentola, vaso. In Etiopia hanno nomi diversi a seconda delle dimensioni: እንስራ (“ensera”) sono le grandi giare che contengono tra i 10 e i 30 litri, mentre ማሰሮ/ (“masero”) è il nome dei vasi piccoli, da 5-10 litri.
  • I vasi di terracotta, oltre a essere privi di plastica e completamente biodegradabili, hanno una lunga vita. Una volta non più utilizzati per irrigare il terreno, possono fungere da contenitori per le fresche bevande tradizionali, come Tejj, Tella, Cheka, Borde e Mena.

 

BIOGRAFIE:

[1] Gueghlan Boujemaa, consulente e formatore, si occupa di agricoltura sostenibile presso l’associazione Terre et Humanisme. Lavora a diversi progetti negli ambiti di agroecologia, permacultura e biologico, insieme ad agricoltori, ong, scuole e università. È il coordinatore nazionale degli orti di Slow Food in Marocco.

[2]Amanuel S. Menna, veterinario e attivista, nutre interesse nell’orticoltura e nell’allevamento di pollame. È membro della ong Derashe Peoples Development Association e promuove gli orti agroecologici in Africa come strumento di un sistema alimentare in grado di fornire cibo buono e nutriente per tutti.

 


Slow Food e Mangrovia uniti per sostenere il progetto dei 1000 Orti in Africa.

Da oggi fino al 24 dicembre, utilizzando il codice sconto SLOWFOOD sul sito mangroviashop.com, avrai diritto a uno sconto del 5% su tutti gli articoli del catalogo. Inoltre, grazie al tuo acquisto, il 5% del valore della tua spesa verrà devoluto al progetto Orti in Africa per aiutarci nella realizzazione di orti buoni, puliti e giusti nelle scuole e nei villaggi africani.

Inaugurato nel 2010, il progetto Orti in Africa della Fondazione Slow Food per la Biodiversità si poneva l’obiettivo di realizzare, in dieci anni, 1.000 orti con una duplice finalità: fornire cibo fresco e salutare alle comunità e diventare luoghi di formazione per i bambini e le bambine delle zone rurali dove vengono realizzati. In pochi anni, l’obiettivo è stato raggiunto e, nel 2014, si è deciso di rilanciare la sfida e arrivare fino a 10.000.

Mangrovia è uno shop che ti aiuta ad adottare scelte più sostenibili nel quotidiano e dona sempre una percentuale di ogni ordine ad un progetto che scegli tu nel momento del pagamento. Offre prodotti dalla cura della persona a prodotti per la casa, esclusivamente a impatto ridotto e senza plastica usa e getta.

E tu sei pronto a supportarci questo Natale?

Leggi anche: Siccità crisi idrica orti in africa come esempio