Progetto Ppilow: il benessere animale si può misurare con una app

Nell’ambito del progetto Ppillow, finanziato dall’Unione europea, Slow Food lavora per migliorare il benessere degli animali. Tra le novità del progetto, i risultati di un questionario condotto tra produttori e consumatori e due app, Piglow e Ebene, che permettono agli allevatori di misurare il benessere di suini e polli direttamente negli allevamenti.

La salvaguardia di un allevamento sostenibile e rispettoso degli animali è uno dei punti focali della campagna Slow Meat, e si inserisce tra le attività che Slow Food conduce quotidianamente con produttori, consumatori, cuochi, tecnici e istituzioni.

Il benessere degli animali è interconnesso con la salute delle persone e dell’ambiente, e l’allevamento, nella sua interezza e complessità, è un elemento cardine per la produzione di cibo, oltre che una possibile soluzione alla sfida che l’umanità sta affrontando sui cambiamenti climatici, sulla salute e sulla biodiversità.

Ma ne siamo tutti consapevoli? Che percezione abbiamo delle complessità e delle problematiche legate a un sistema di allevamento sostenibile e rispettoso degli animali? 

Il progetto Ppillow nasce per fare chiarezza.

Finanziato dall’Unione europea, il progetto mira a costruire soluzioni per migliorare il benessere degli animali allevati in sistemi di agricoltura biologica, all’aperto (free-range) e a basso impatto ambientale. Ppillow è guidato dall’Inrae e coinvolge 9 Paesi europei (Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Peasi Bassi, Romania e Regno Unito). 

Nell’ambito del progetto è stata condotta in Europa una ricerca sulla percezione del benessere degli animali da parte di consumatori e produttori. In particolare, sono stati diffusi due sondaggi per misurare il valore dato al benessere dalle due categorie nei diversi Paesi.

La percezione del benessere animale: i risultati della ricerca

I risultati hanno dimostrato come gli allevatori e i consumatori abbiano soppesato nelle loro valutazioni determinate strategie come evitare mutilazioni (purtroppo comuni nell’allevamento), optare per razze locali o a duplice attitudine, scegliere pratiche come il sessaggio in-ovo per evitare l’uccisione di pulcini maschi e quelle pratiche che potrebbero davvero migliorare il benessere degli animali nei sistemi di allevamento.

Progetto Ppilow: il benessere animale

Gli allevatori e i consumatori concordano sul fatto che gli arricchimenti ambientali, ovvero l’insieme di fattori che permettono di garantire aree e stili di vita adeguati agli animali stessi, sono importanti leve per migliorare il loro benessere, e sia i consumatori che gli allevatori hanno preferito il loro utilizzo in una produzione a basso impatto ambientale.

I risultati suggeriscono anche che i produttori prendono in considerazione i benefici tratti da una maggiore attenzione al benessere, ma hanno ben presenti, allo stesso tempo, alcuni degli svantaggi legati ai miglioramenti proposti.

Sottolineano infatti che diversi aggiustamenti non sono applicabili nonostante i loro benefici. Uno dei principali motivi è economico: i costi elevati per l’attuazione di cambiamenti, gli scarsi incentivi del mercato, e la scarsa domanda di prodotti ottenuti da un allevamento rispettoso degli animali. Altre barriere all’adozione di misure attente al benessere includono fattori specifici dell’azienda, come le limitazioni imposte dallo spazio disponibile.

In generale, è emerso che c’è una grande differenza di preferenze tra i Paesi in cui sono stati intervistati gli allevatori rispetto a quelli dove sono state condotte interviste ai consumatori.

Gli allevatori hanno dato maggiore importanza alla ricerca di nuove soluzioni che riguardano l’alimentazione, il sistema di allevamento, il riparo dai predatori, i vaccini e i trattamenti antiparassitari, così come la fornitura di arricchimenti ambientali, materiale per il nido dei suini e le mutilazioni.

I consumatori invece hanno prestato più attenzione all’aumento dello spazio a disposizione, alla riduzione delle dimensioni del gregge, all’accesso e alle caratteristiche esterne e alle razze a lento accrescimento. Queste possono essere considerate misure più facili da comprendere per un pubblico ampio, mentre gli allevatori hanno proposto suggerimenti più specifici, parzialmente legati alla gestione quotidiana e alla cura degli animali.

I consumatori vedono la produzione biologica e non biologica a basso impatto ambientale più favorevolmente della produzione convenzionale interna, e dichiarano di essere disposti a pagare un prezzo più alto per prodotti rispettosi degli animali. Circa un terzo ha dichiarato che sarebbe disposto a pagare almeno il 20% in più, mentre quasi un quarto di loro non pagherebbe un prezzo più alto per i prodotti a basso impatto ambientale.

Ma come può un consumatore misurare il benessere degli animali?

Al momento del sondaggio, una parte sostanziale dei consumatori non aveva ben chiaro quali caratteristiche avesse il tipo di produzione scelta. Ciò è indice di una mancanza di conoscenza, che non permette di valutare pratiche di produzione complesse. Pertanto, è necessaria una comunicazione chiara tra gli agricoltori e i consumatori che trasmetta messaggi coerenti attraverso fonti di informazione affidabili.

In assenza di norme specifiche di etichettatura che possano dare maggiori informazioni su come vengono allevati gli animali, “chiedere” è la parola chiave: quando andiamo in macelleria, per esempio.

Certo, non è sempre possibile comprare la carne direttamente dal produttore, ma anche il macellaio o il trasformatore può fare la sua parte. Chiedetegli carne di qualità e incoraggiatelo a rifornirsi da allevamenti che hanno a cuore il benessere degli animali.

Ogni volta che facciamo la spesa, nei mercati contadini o direttamente in azienda, le nostre scelte individuali possono avere un’influenza positiva sul sistema globale di produzione alimentare. Quando si tratta di carne, possiamo davvero lasciare il segno.

Per mettere il rispetto per gli animali al primo posto, potrebbe essere utile cercare cooperative e gruppi di aziende agricole che seguono stringenti linee guida sul benessere dei loro animali. Ogni anno il benessere di milioni di animali allevati per la produzione di carne, latte e uova destinate al consumo umano è a rischio e noi, come cittadini e consumatori, possiamo superare questa problematica solo scegliendo produttori che rispettano gli animali e il pianeta.

E per i produttori, misurare il benessere degli animali è possibile?

Il dibattito europeo su come inserire informazioni riguardo il benessere animale nelle etichette è in corso. Tuttavia, qualsiasi soluzione, compresa la necessità di stabilire chi attua buone pratiche di allevamento e ha quindi diritto a finanziamenti pubblici per migliorare le proprie strutture, deve superare un ostacolo: come valutare il benessere animale in un allevamento? Come trovare punti di riferimento comuni? Del resto, ogni allevatore prima o poi si porrà questa domanda.

Progetto Ppilow: il benessere animale
Pollo nero d’Alsazia, Presidio Slow Food

«Il benessere animale è il risultato di molti fattori interconnessi, come le pratiche di stabulazione e di gestione – afferma Anna Zuliani, veterinaria di Veterinari Senza Frontiere Italia e collaboratrice di Slow Food per progetti e iniziative sul benessere animale -. Gli animali rispondono e si adattano in modo diverso all’ambiente in cui vivono. Gli attuali metodi di valutazione considerano le pratiche di gestione e di stabulazione come buoni indicatori di benessere, nonostante la crescente importanza attribuita ai cosiddetti Indicatori di benessere animale (Animal-based measures).

Questi Indicatori prevedono l’osservazione diretta dell’animale e riflettono la sua effettiva risposta alle pratiche di allevamento e gestione. Poiché l’animale è il fulcro di questo metodo di valutazione, esso si applica a tutti i diversi tipi di sistemi e pratiche di allevamento, siano esse convenzionali, estensive o intensive.

La comunità scientifica raccomanda sempre più l’uso degli Indicatori di benessere animale per la valutazione e il monitoraggio dei sistemi di allevamento. Per migliorare la qualità della vita degli animali, è importante che queste raccomandazioni vengano recepite sia dalla revisione legislativa dell’Ue in corso sul benessere degli animali, sia dagli standard privati».

Purtroppo, gli attuali schemi di valutazione non sembrano tenere conto di queste indicazioni e spesso utilizzano schemi di controllo rigidi basati su dati standard che finiscono per penalizzare i produttori di piccola scala con meno risorse finanziarie e strutture meno moderne, piuttosto che garantire un rapporto migliore con i loro animali.

C’è un grande bisogno di fare formazione su questo tema. Anche per gli allevatori, che possono così capire autonomamente il livello di benessere animale nella loro azienda.

Le applicazioni che aiutano gli allevatori

Per aiutare gli allevatori nell’autovalutazione del benessere degli animali nelle loro aziende, il progetto Ppilow ha sviluppato l’app per il benessere dei suini PIGLOW e l’app per il benessere del pollame EBENE. Questi due strumenti sono a disposizione di allevatori, veterinari e tecnici e permettono di valutare il benessere animale di maiali, vacche, galline e polli.

Le app sono gratuite e sono strutturate su una serie di domande che riguardano la gestione degli allevamenti e il comportamento degli animali.

L’app Ebene per il pollame si concentra su indicatori basati sugli animali, coprendo, come l’app Piglow tutti e quattro i principi di Welfare quality: buona alimentazione, buona salute, buona sistemazione e adeguato comportamento. Durante la valutazione (che dura circa un’ora e non richiede una connessione internet), passo dopo passo l’app fornisce informazioni utili e immagini che guidano l’allevatore attraverso il processo. Dopo aver completato la valutazione del benessere con l’app e aver caricato le risposte, gli allevatori possono subito visualizzare i loro risultati sull’app attraverso un grafico radar. Quando si usa l’app più volte, sono visibili i risultati di tutte le prove. In questo modo gli allevatori possono vedere se un punteggio è migliorato dalla valutazione precedente. Per ogni indicatore di benessere, i risultati hanno una serie di feedback automatici, con fattori di rischio che spiegano i motivi di un eventuale punteggio basso.

«Nel creare queste app – ci spiegano gli sviluppatori di Ilvo -, i tecnici hanno dato la preferenza agli indicatori incentrati sugli animali, perché si ritiene che questi siano più direttamente legati al benessere effettivo dell’animale rispetto agli indicatori relativi alle risorse. Hanno discusso la lista degli indicatori con gruppi di professionisti di sei diversi Paesi europei, compresi i rappresentanti dei produttori di mangimi, associazioni di consumatori, rivenditori, veterinari, trasformatori e agricoltori.

È stato chiesto loro un parere sull’importanza, la fattibilità e la definizione degli indicatori. Dopo aver perfezionato gli indicatori sulla base di queste discussioni, i prototipi delle applicazioni sono stati testati per la comprensibilità e la facilità d’uso dagli allevatori di suini e pollame in Belgio e Francia. Abbiamo usato il feedback degli allevatori per quanto riguarda – per esempio – la fattibilità, la facilità d’uso e la formulazione delle domande per produrre le applicazioni finali».

Queste soluzioni permettono di effettuare una valutazione oggettiva del benessere degli animali in azienda e con domande semplici e concrete stabilire un punteggio e controllare i miglioramenti nel tempo. La valutazione finale, confrontata con le valutazioni ottenute da altri produttori che si affidano alle app, permette di capire quali sono i punti deboli e dove è necessario lavorare per migliorare.

Una competizione positiva che stimola così i produttori a raggiungere nuovi livelli di benessere.

Per chi fosse interessato, l’app PIGLOW per i suini può essere scaricata qui. È disponibile in italiano, inglese, francese e altre lingue.

L’app EBENE® è disponibile gratuitamente in tre lingue (inglese, francese, olandese) e in altre lingue e può essere scaricata qui.