Oceano, culla di vita

Pierre Mollo, scrittore, narratore appassionato, specialista francese del plancton e membro attivo della rete di Slow Fish, ci propone una lettura che molto ci dice sull’importanza della biodiversità marina.

Da piccolo, il mare, gli oceani e i piccoli specchi d’acqua lungo la costa sono stati una sorta di parco giochi. Crescendo, poi, sono diventati l’oggetto del mio lavoro. In ogni momento, comunque, hanno rappresentato per me una fonte di ispirazione e creazione: in una goccia d’acqua vedo miriadi di piccole forme di vita marina, le ammiro, mi meraviglio; e poi, all’improvviso, mi rendo conto che, un domani, diventeranno fonte di proteine per l’uomo grazie all’arte della pesca.

Tante donne e tanti uomini del mare mi hanno accompagnato in un viaggio planctonico, a cominciare dalle prime domande che mi ponevo da piccolo – «Nonno, che cosa mangiano i pesci?» – e proseguendo, poi, nei miei 40 anni di ricerca e sperimentazione. Vorrei ringraziare queste persone per il loro sapere, le loro competenze e soprattutto per la grande pazienza che hanno avuto nel rispondere a tutte le mie domande su quello che chiamo “il piccolo popolo del mare”. 

Plancton: l’importanza del piccolo popolo del mare

La mia carriera da docente e da ricercatore mi ha fatto capire quanto il plancton sia vitale per l’umanità e mi ha reso consapevole che questa risorsa debba essere protetta in maniera commisurata alla sua importanza. Se vogliamo che il mare continui a essere un ecosistema fertile anche per le prossime generazioni, la tutela del plancton deve entrare con urgenza nell’agenda delle persone e della società. Il testo che segue è tratto dalla prefazione al mio ultimo libro, scritto con Anne Noury, intitolato Le manuel du plancton. Esprime bene i miei pensieri sulla fragilità degli oceani.

Plancton biodiversità marina

Oceano culla di vita

L’oceano, che copre il 70% della sua superficie terrestre, con la sua straordinaria potenza domina il nostro pianeta. Oltre a influire direttamente sul clima, rappresenta la culla della vita. Le sue correnti, sia quelle oceaniche che coprono distanze gigantesche sia quelle locali, rimescolano continuamente le acque, facendo sì che il cibo si distribuisca e assicurando così la vita nei mari. Sono le correnti acquatiche, infatti, a far risalire dai fondali fino alla superficie le sostanze nutritive che alimentano il fitoplancton, il primo anello della catena alimentare e senza il quale il mondo animale acquatico non esisterebbe.  

L’uomo vive in stretta interazione con l’oceano, che gli fornisce parte del suo sostentamento e due terzi dell’ossigeno dell’atmosfera prodotto dal fitoplancton. La popolazione mondiale è responsabile della salute di questo immenso e fragile ecosistema, eppure sono proprio le attività umane a rappresentare la principale minaccia per gli ospiti dell’oceano. Esattamente come accade nel gioco del domino, dove se una tessera cade rischiano di cadere anche tutte le altre in un effetto chiamato proprio “effetto domino”, quando gli umani causano uno squilibrio di una “tessera” ambientale – ad esempio intaccando la biodiversità marina – le conseguenze si riverberano a cascata su tutto “il gioco” – il pianeta – e persino sul “giocatore” stesso, cioè gli esseri umani. Il modo in cui l’uomo può influire sull’oceano è uguale al modo in cui l’oceano può influenzare la sua vita e il suo futuro.

La soluzione? Rispettare l’equilibrio dell’oceano, a partire proprio dal plancton.

Prefazione al libro Le manuel du planctondi Anne Noury e Pierre Mollo
Edizioni Charles Léopold Mayer, 2013.

 

Questo articolo fa parte di una serie che raccontano il documento di posizione Se la biodiversità vive, vive il pianeta, attraverso il quale Slow Food mette in evidenza e approfondisce le principali sfide che il nostro pianeta è costretto ad affrontare e le possibili soluzioni.

Ogni mese, in vista della Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità, tratteremo un aspetto diverso della biodiversità selvatica e domestica, dai mari al suolo, e di come questi siano tutti intrinsecamente legati al nostro modo di mangiare e di organizzare le nostre società.

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Un cibo davvero buono, che non richiede troppi sforzi da parte del pianeta, fatto nel rispetto del lavoro, non può che attingere dal patrimonio di agrobiodiversità che continuiamo a sgretolare. Coltivare, allevare e ripristinare biodiversità significa invertire un modello di produzione che continua a generare disastri ambientali e sociali, minando le fondamenta della sicurezza alimentare non solo delle generazioni future, ma ormai anche di quelle presenti. Per questo continua il lavoro di Slow Food per la tutela e il ripristino della biodiversità. Abbiamo oggi attivi:

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74 Mercati della Terra in 28 Paesi

1.034 membri dell’Alleanza dei Cuochi in 26 Paesi