Pascoli e foreste: ecosistemi interdipendenti da difendere

«Piantare alberi in città, lungo i fiumi, nelle campagne ai margini dei campi coltivati, in montagna è un modo per dare il proprio contributo reale alla salvaguardia della Terra, un gesto concreto per contrastare le conseguenze del cambiamento climatico».

Questo era l’appello lanciato dalle Comunità Laudato Si’ a firma Stefano Mancuso, scienziato e direttore Linv (International Laboratory for Plant Neurobiology), Carlo Petrini, presidente Slow Food, e Domenico Pompili, Vescovo di Rieti poco meno di un anno fa.

Con l’obiettivo di piantare, curare e gestire in modo sostenibile alberi e foreste per contrastare la crisi climatica è nata Aberitalia. E oggi inauguriamo sul nostro sito una rubrica a loro cura che siamo contenti di ospitare sui nostri canali.

Oggi parliamo del rapporto tra pascoli e foreste

Le risorse pascolive naturali sono ecosistemi molto simili a quelli forestali, con cui condividono molte caratteristiche, come la complessità vegetale, la possibilità di offrire produzioni tipiche e allo stesso tempo garantire specifici servizi ecosistemici.

La gestione dei pascoli

Allo stesso modo delle risorse boschive, anche i pascoli necessitano di un’adeguata gestione, in termini di carichi animali e di sistemi di pascolamento, per garantire un efficiente sfruttamento della produzione e il mantenimento stesso della risorsa: in molti casi, infatti, essi sono formazioni secondarie di origine antropica, create in tempi anche molto lontani a spese delle originarie foreste, per mettere a disposizione degli animali vaste superfici coperte da foraggere.

Pascoli e foreste

Per tali motivi, in molte situazioni, i rapporti fra risorse pastorali e forestali sono improntate a un elevato dinamismo, e si può assistere a intensi processi evolutivi che portano al cambiamento della struttura e della componente vegetale sulle superfici attualmente occupate da pascoli, con dinamiche differenti nelle tappe evolutive e nella velocità di trasformazione a seconda delle condizioni ambientali e dell’altitudine.

La presenza di animali è fondamentale per la tutela del paesaggio

Infatti, in mancanza di una sufficiente utilizzazione zootecnica, o addirittura in assenza stessa del prelievo animale a causa l’abbandono (condizione che negli ultimi decenni ha caratterizzato molte aree montane e marginali del nostro paese), si assiste a un generale processo evolutivo che inizia con la ricolonizzazione da parte di arbusti e cespugli, e che prosegue con l’insediamento di soprassuoli forestali di neoformazione, fino al raggiungimento nel lungo periodo di formazioni più o meno definitive.

Pascoli e foreste

Tale fenomeno può avere aspetti positivi, e rappresenta una generale evoluzione verso una condizione di maggiore naturalità, con la colonizzazione di vaste superfici occupate da specie legnose capaci di fissare elevate quantità di carbonio. D’altra parte si possono anche individuare diversi effetti negativi, sia dal punto di vista produttivo che ecologico. Innanzi tutto la perdita, quasi sempre irreversibile a causa della normativa attualmente vigente nel nostro Paese, di spazi aperti può portare alla scomparsa di specie vegetali tipiche delle praterie, tanto che anche l’Unione europea ha individuato alcuni habitat prioritari (caratterizzati da risorse erbacee permanenti o seminaturali) il cui mantenimento dovrebbe garantire la protezione di determinate specie vegetali caratteristiche di queste aree.

Inoltre la diffusione di formazione boschive a discapito di quelle pascolive porterebbe ad una semplificazione paesaggistica di vaste aree, con una riduzione della generale valenza faunistica.

L’importanza dei pascoli per la produzione casearia

Territori mosaicati con alternanza di spazi aperti e chiusi sono estremamente importanti per a mantenere adeguate risorse trofiche per diverse specie di interesse faunistico.

Inoltre la riduzione o la scomparsa di pascoli può essere controproducente anche dal punto di vista produttivo, in quanto si vengono a perdere risorse indispensabili e caratteristiche (in termini di composizione botanica e tipologie di specie presenti) per la creazione di prodotti, soprattutto caseari, legati al territorio, con caratteristiche organolettiche specifiche e strettamente dipendenti dalle risorse pascolate.

Per tali motivi, solo un’oculata gestione può rappresentare lo strumento che coniuga la salvaguardia delle risorse con la realizzazione di prodotti di qualità altrimenti non replicabili.

Per AlberItalia – Giovanni Argenti – DAGRI Università di Firenze