Dobbiamo trasformare i sistemi agroalimentari globali indirizzandoli verso modelli più efficienti, resilienti, e sostenibili, integrando una visione olistica nei processi decisionali.
A dirlo è Lo Stato dell’Alimentazione e dell’Agricoltura 2023 della Fao appena pubblicato, che ribadisce quanto ciò sia fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Il rapporto analizza i costi nascosti del cibo di 154 Paesi con l’obiettivo di rendere evidente la necessità di trasformare i sistemi agroalimentari. Siamo certi anche noi che sia necessario e irrimandabile cambiare prospettiva su un sistema alimentare che globalmente genera paradossi e tragedie: la fame, tra tutte, che riguarda ancora quasi un miliardo di esseri umani.
Il costo delle nostre azioni non è solo economico
Non tutti abbiamo coscienza dell’impatto delle nostre scelte quotidiane – sia esso positivo o negativo – sul sistema alimentare. E non solo economici sono i costi, così come, in un sistema di produzione e distribuzione iniquo, non sono uguali per tutti i benefici. Ad esempio, l’uso di prodotti chimici come i pesticidi in agricoltura (unisciti alla nostra campagna per chiederne la riduzione) per aumentare la produttività può – almeno sulla carta, secondo chi ne sostiene l’utilizzo – garantire qualche beneficio economico e ridurre quindi la povertà, ma già nel breve termine può impoverire la fertilità del suolo, contaminare le falde acquifere e minare la salute di cittadini e agricoltori e nel tempo può anche portare al degrado ecologico. Esiste anche una significativa disparità tra chi riceve i benefici dei sistemi agroindustriali a livello globale e chi ne paga i costi.
Trasformare questi sistemi affrontando le problematiche ambientali e sanitarie in una prospettiva complessiva fondata sulla collaborazione invece che sulla competizione non può che portare a ridurre in modo rilevante le disuguaglianze sociali.
Secondo i dati Fao, i costi nascosti dei sistemi agroalimentari a livello globale ammontano a circa 12,7 mila miliardi di dollari nel 2020, quasi il 10% del Pil globale e il 27% di quello medio di Paesi a basso reddito.
È facile dunque capire chi porta il fardello più pesante. Di tale somma, circa il 20% deriva da costi nascosti ambientali, come emissioni di gas a effetto serra e di azoto, consumo di acqua e di suolo. Un dato significativo che di deve far riflettere tutti è quello che riguarda la salute degli individui: oltre il 70% di questi costi nascosti è riconducibile a modelli alimentari non salutari, e quindi alle relative spese sanitarie nascoste in riferimento a malnutrizione, denutrizione e altre patologie correlate.
Investire nella sostenibilità è determinante
Riportare questi dati è importante sia a livello decisionale, per individuare gli aspetti prioritari dell’agenda politica in termini di interventi e investimenti, sia per orientare le imprese del settore privato e gli investimenti agroalimentari, dando priorità alla sostenibilità. Abbiamo bisogno di una visione politica lungimirante ed etica: la vera transizione ecologica dovrà essere anche sociale, avrà bisogno di analisi oneste e complete, e soluzioni che non potranno essere semplici, saranno complesse, ma da tale complessità può scaturire un futuro bello, necessario e possibile, per tutti.
Barbara Nappini,
da Il Gusto del 7 novembre 2023