Il cambiamento climatico è una delle sfide più complesse che il mondo deve affrontare e la produzione industriale di carne è tra i maggiori responsabili del riscaldamento globale.

Il settore zootecnico produce, secondo la Fao, il 14,5% delle emissioni totali di gas serra nell’atmosfera.

Nei sistemi di allevamento intensivi, produrre un chilo di manzo equivale a produrre gas serra pari a 36,4 chili di CO2: l’equivalente delle emissioni medie di un’automobile che percorre 250 chilometri.

Ma anche la carne, il latte, il formaggio, le uova prodotti secondo pratiche sostenibili, estensive e rispettose del benessere animale, hanno un grave impatto sul pianeta?

Slow Food lavora al fianco dei produttori per misurare e ridurre l’impatto delle produzioni sull’ambiente.

Grazie alla collaborazione di INDACO2, è stata valutata la sostenibilità ambientale di alcune aziende della rete di Slow Food, la maggior parte delle quali appartenenti ai Presìdi Slow Food.

I risultati dell’analisi del ciclo di vita dei loro prodotti dimostra che le emissioni generate da allevamenti estensivi e di piccola scala sono in generale molto più basse ma, in particolare, le loro emissioni sono compensate dalla presenza nelle aziende di una copertura vegetale che garantisce lo stoccaggio di carbonio nel suolo (carbon uptake) in alcuni casi in misura addirittura superiore a quello emesso nei processi produttivi.

Questi risultati confermano, grazie a un’analisi quantitativa fondata su metodologie scientifiche, la sostenibilità delle produzioni protagoniste dei progetti di Slow Food. Promuovere queste produzioni, acquistarle, consumarle, oltre a sostenere chi lavora su territori spesso marginali e difficili, contribuisce a limitare il riscaldamento globale e a favorire lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile e di qualità.

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