Insomma diciamocelo, non ne combiniamo una. Mangiamo troppa carne, sicuramente spalmiamo troppo olio di palma, e forse ci siamo sbaffati gli ultimi salmoni selvatici.
Non c’è dubbio, appena pensiamo di avere pancia piena e coscienza pulita, salta fuori qualcosa e la lista dei cibi no si allunga… Ora tocca agli aguacates che da un po’ di tempo ci ritroviamo dappertutto, sotto forma di salsa guacamole (non c’è dubbio, una delizia), nei panini fantasia sfornati dai locali super hip, nei Bon Ton Brunch e sicuramente nel sushi del venerdì sera.

E ci sono mille motivi per mangiarlo, due essenziali: è buono e fa bene.
Non a tutti però. Per soddisfare la nostra voglia, nello stato del Michoacàn, in Messico, tra i primi esportatori di avocado al mondo, si distruggono le foreste. Per stare dietro alla crescita della domanda si piantano sempre più giovani alberi di avocado che prendono il posto dei locali pini secolari. E anche dove sembra tutto in ordine, ci sono avocado che crescono sotto i rami di pino, che saranno abbattuti perché rubano suolo e luce alle lucrose piantine.
La denuncia arriva da Mexico’s National Institute for Forestry, Farming and Fisheries Research: tra il 2001 e il 2010, nello stato del Michoacàn la produzione è triplicata, portando alla scomparsa di 690 ettari di foresta all’anno tra il 2000 e il 2010. Ecco quanto ci costa il nostro avocado quotidiano. Non solo, gli avocados hanno bisogno di una grande quantità d’acqua, tipo 272 litri per due o tre frutti, ovvero un bel impoverimento delle risorse idriche, un conto naturalmente pagato da popolazioni locali, flora e fauna autoctone.
Per non parlare della quantità di pesticidi che vengono irrorati nelle coltivazioni per aumentare la produzione. E non credo dobbiamo soffermarci ancora troppo su questo aspetto, ben conosciamo le conseguenze dell’uso prodotti di sintesi.
Ciliegina sulla torta? Molte piantagioni sono controllate da un cartello della droga locale conosciuto come Caballeros Templarios che sfrutta lavoratori a basso costo e migranti…
Quindi, al bando anche gli avocados? Ognuno ovviamente decide per sé, secondo il suo gusto e le battaglie che vuole portare avanti. Quello che possiamo consigliarvi però è magari di usare la testa, di non farlo diventare il nostro pane quotidiano (in ogni caso sono frutti che viaggiano molto, e anche qui inutile che ci dilunghiamo sull’argomento) e magari proviamo a cercare prodotti italiani. Ora ne trovate che arrivano dal Sud d’Italia (Calabria e Sicilia soprattutto): fateci caso nei mercati rionali, troverete sicuramente qualche banco che li offre. Oppure affidatevi al vostro gruppo di acquisto di fiducia. Arrivano non ancora maturi e il che ha due vantaggi: stuzzicare l’appetito nell’attesa, e il fatto che potete mangiarli per almeno un mese, basta conservarli fuori al freddo. Per non parlare della delizia: il fatto che non siano pre congelati, una volta maturi, fa si che abbiano la consistenza perfetta, burrosissimi. Gli ultimi acquistati con il gruppo di acquisto Sos Rosarno erano perfetti. Sono un po’ più cari, ma vi assicuro che ne vale la pena.
Fonte:
a cura di Michela Marchi
m.marchi@slowfood.it