Oltre 300 organizzazioni della società civile, produttori di cibo di piccola scala, ricercatori e popoli indigeni di tutto il mondo si sono riuniti in un evento virtuale e fisico a Roma dal 25 al 28 luglio 2021 per manifestare il loro dissenso al pre-Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari. Anche Carlo Petrini è intervenuto: riportiamo qui la sintesi del suo pensiero pubblicato ieri su La Stampa.
La trasformazione di tutto il sistema alimentare è un’esigenza indilazionabile. Questa è la premessa con cui è iniziato a Roma il pre vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari. Un cambiamento che esige riflessioni e mutamenti profondi adeguati a contrastare le sfide che abbiamo dinanzi. Sfide che riguardano il sistema ambientale, la vita delle nostre comunità e la salvaguardia degli ecosistemi, che allo stato attuale sono severamente compromessi. Da questo punto di vista, i sistemi alimentari giocano senz’altro un ruolo determinante. Approfittare di un vertice internazionale per affrontare queste tematiche è senz’altro un segnale forte e virtuoso.
Tuttavia, se questo appuntamento non ha la capacità di mettere in luce alcune priorità che sono assolutamente fondamentali, allora rischia di essere un appuntamento non sufficientemente utile per la trasformazione di cui necessitiamo. È importante dunque mettere alcuni punti fermi affinché i risvolti di questo appuntamento siano positivi e portino ad un concreto cambio delle politiche alimentari globali e dei sistemi che da esse dipendono.
Uscire dall’imperativo della crescita infinita
Vorrei quindi soffermarmi su tre aspetti che a mio modo di vedere non possono più essere rimandati e che hanno bisogno di trovare spazio all’interno dell’agenda del vertice. Il primo è l’esigenza di uscire dagli imperativi che ci impone un’economia, a mio modo di vedere, profondamente lesiva nei confronti della qualità dell’ambiente e dei rapporti sociali. Un’economia basata sull’egemonia della crescita, del profitto e del capitale finanziario. Affermare che debba esistere come punto di riferimento l’interesse pubblico, e con esso la priorità dei beni comuni e dei beni relazionali, è una condizione preliminare per affrontare queste sfide. Non possiamo vincerle se non c’è un cambio radicale dei paradigmi economici e finanziari che hanno contribuito a creare l’attuale situazione drammatica in cui ci troviamo a vivere!
Riaffermazione non solo di principio, ma di sostanza, della centralità dei titolari dei diritti umani.
Il secondo punto è la riaffermazione non solo di principio, ma di sostanza, della centralità dei titolari dei diritti umani. Nel settore alimentare si manifestano tutt’ora gravi forme di sfruttamento, addirittura paragonabili a schiavitù, che non possono essere tollerate nel Ventunesimo secolo. Una centralità che diventa fondamentale per avviare qualsiasi discussione, al punto tale che deve essere sottoscritta da tutti come impegno decisivo per la trasformazione dell’intero sistema. In questo contesto, titolari di diritto sono senza dubbio le donne: l’uguaglianza di genere deve essere affermata in maniera decisa per il ruolo stesso che le donne storicamente hanno avuto e hanno nella produzione di alimenti e nella garanzia della sicurezza e della sovranità alimentare dei popoli. Questi elementi devono essere messi in cima all’agenda del cambiamento, perché in assenza di essi viene meno la possibilità di una vera trasformazione.
Autonomia governativa a livello locale
Per concludere, questa grande sfida si può vincere esclusivamente lasciando spazi di autonomia governativa a livello locale. Perché è proprio nelle realtà di prossimità che si gioca la capacità di incidere sul cambiamento, di rafforzare i legami che noi tutti dobbiamo stabilire con le organizzazioni di base, le realtà di volontariato, e le persone che dedicano la loro vita a promuovere un sistema alimentare in armonia con la natura. A livello locale le politiche possono diventare realtà. Questo non significa non avere una visione globale e non sentirsi parte di un progetto generale, ma il progetto generale può solo marciare sulle gambe di milioni di persone che portano avanti nei territori in cui vivono questa transizione ambiziosa e utile.
Le manifestazioni parallele al pre Vertice
Per tutti questi motivi, io mi schiero al fianco delle oltre 300 organizzazioni della società civile di tutto il mondo che in questi giorni, in concomitanza con l’avvio del pre vertice sui sistemi alimentari di Roma, stanno realizzando con coraggio e grande spirito di solidarietà un evento parallelo a quello ufficiale. Un evento che non esclude il dialogo, anzi lo porta avanti e lo apre a tutti. Per essere efficace, infatti, il dialogo deve essere inclusivo e non rivolto ai soliti privilegiati di un sistema economico e finanziario che è responsabile dell’attuale disastro in cui ci troviamo a vivere. Il dialogo e la condivisione sono elementi che possono realizzare la trasformazione del sistema alimentare di cui abbiamo bisogno.
E aggiungo, che consentono il raggiungimento degli obiettivi che tutti noi dobbiamo perseguire, non solo per la salubrità del nostro sistema ambientale, ma anche per la giustizia sociale e la convivenza tra i popoli. Solo così creeremo un sistema che garantisce la sovranità alimentare e pone fine al problema della malnutrizione in tutte le forme; specialmente in quella più disumana di coloro che ancora oggi muoiono di fame.
Carlo Petrini
c.petrini@slowfood.it
Da La Stampa del 27 luglio 2021