È uno dei mestieri più antichi al mondo ma è anche uno dei più sottovalutati: poco conosciuto, considerato umile, antimoderno e, soprattutto, mal remunerato.

Le logiche commerciali dell’industria rischiano di spazzare via la pastorizia, soprattutto laddove si è spezzata la filiera e il pastore vende il latte e non lo trasforma in formaggio.

Chi è e cosa fa un pastore?

  • Il pastore custodisce il territorio: mantiene gli alpeggi puliti, favorisce la crescita di una gran varietà di piante per l’anno seguente, non porta quasi mai il gregge a pascolare due volte di seguito nello stesso posto e, con la sua attività, protegge il territorio da incendi, frane, smussamenti.
  • Sa di botanica. Conosce le piante di cui si nutrono le sue pecore, vacche o capre… o i muschi scovati sotto la neve, nel caso delle renne. Riconosce le erbe dannose e quelle più adatte al benessere degli animali e alla qualità del latte.
  • Sa di genetica: conosce i punti di forza e le debolezze della razza con cui lavora, con quali razze farla incrociare, riconosce gli esemplari più adatti perché la riproduzione sia forte e prolifica.
  • È un po’ veterinario: sa riconoscere un animale sano e spesso sa curare quelli malati. Sa assistere i suoi animali durante il parto e sa quando metterli al riparo dal freddo. In base alle piante che gli animali scelgono al pascolo capisce di quali sostanze nutritive hanno bisogno.
  • Sa addestrare i cani perché lo aiutino a dirigere e a raggruppare il suo gregge.
  • È capace a mungere, fare il formaggio e stagionarlo.