Negli scorsi giorni abbiamo scritto di monocolture che distruggono il suolo, un tema non nuovo per Slow Food, tornato recentemente alla ribalta perché sta interessando aree finora rimaste ai margini dell’agricoltura industriale, come i noccioleti nell’Italia Centrale.
Ma occorre una visione più ampia, per evitare di dividerci in fazioni di pro e contro, di modernisti e retrogradi.
«La civiltà umana nasce con l’agricoltura. Da 10.000 anni, e fino agli anni ’60, l’agricoltura è stata una magnifica e nobile arte, che ha permesso agli uomini di produrre ciò di cui avevano necessità, SENZA ridurre la fertilità del suolo», «Le piante sono un esempio di convivenza e di capacità di risolvere i problemi» e «Il nostro grande cervello è uno svantaggio evolutivo?»: queste alcune frasi contenute nella conversazione tra Alice Rohrwacher, regista e sceneggiatrice e Stefano Mancuso, studioso di neurobiologia delle piante all’Università di Firenze e relatore al congresso internazionale di Slow Food a Chengdu, registrata in occasione del convegno “I noccioli del problema” (Orvieto, 16 marzo 2019) su impatti ambientali, sociali ed economici delle monocolture intensive tra Alfina, Orvietano e Tuscia.
Guardatelo, è un accorato appello al rispetto dell’ambiente, non per tornare al passato, ma per guardare al futuro.
Ringraziamo Alice Rohrwacher per aver condiviso con Slow Food questa intervista.