Un incontro a più voci per tracciare soluzioni condivise a partire dalle rotte del pane
Nel corso della storia, la cultura e il cibo si sono sempre relazionate, consentendo alle comunità di intrecciare e scambiare saperi, spesso tramite contaminazioni e migrazioni determinanti per lo sviluppo dell’umanità.
Il grano, insieme all’olivo e alla vite, è una coltura che ha avuto sempre un grande valore storico, economico e culturale per l’area mediterranea. Da qui si è diffusa in altre zone del mondo e oggi, dopo aver assistito all’indirizzo delle industrie alimentari volto alla manipolazione genetica finalizzata all’alta produttività – conseguenza di grave perdita di agrobiodiversità -, un numero sempre maggiore di produttori e trasformatori ha sentito l’esigenza di adottare buone pratiche recuperando varietà locali di cereali.
Le raccontiamo ad Agrigento il prossimo 30 settembre in un incontro dal titolo emblematico: Le rotte del pane. Un dialogo incentrato proprio sulla necessità e la volontà di mettere a fuoco le problematiche che oggi i coltivatori di grano e i fornai sono costretti ad affrontare, e di trovare possibili soluzioni, spesso e volentieri condivise proprio a partire dall’esperienza della rete. Una conferenza che entra nel vivo della tre giorni agrigentina del festival Venti Mediterranei.
Tutelare i grani antichi in Calabria
«Nella sola provincia di Reggio Calabria esistono varie tipologie di pane: di Platì, di Pellegrina, di Cardeto. Pani che hanno una storia e hanno costruito nel tempo forte identità per forma e grano locale utilizzato» racconta Olimpia Maesano, giovane produttrice di Roghudi (Rc). Olimpia coltiva grano insieme alla famiglia e ci spiega che di questo immenso patrimonio culturale e agronomico «è rimasta solo la denominazione». Per questo, insieme ad altri produttori locali, ha fondato la Comunità Slow Food per la valorizzazione dei grani tramandati in Aspromonte. «Operiamo proprio per ricostruire il tessuto dei saperi di quei pani», spiega.
La tre giorni di Agrigento prevede un programma fitto di attività che si svolgeranno in più punti del centro tra cui Piazza Ravanusella, nel quartiere più multietnico della città siciliana. Un po’ come il grano: una infinità di varietà di semi, di tradizioni, di saper fare, che contraddistinguono i popoli del mondo.
La rotta di Nader, dal Nilo a Roma
«Qui volevo costruire la mia vita, ma mi mancava il sapore e il profumo del pane che preparava ogni giorno mia nonna». Nader Abdelkader è arrivato in Italia nel 2005 dalla sua città sul delta del Nilo. Oggi fa pizza e pane agricolo a Roma e ricorda di quando, per la prima volta, ha iniziato a sentir parlare di grani tradizionali locali: «ho studiato, li ho ricercati ovunque rendendomi conto, per esempio, che il Frassineto di Ancona è diverso da quello prodotto a Pescara. La stessa varietà con tanta identità». È coinvolgente il racconto del pane che fa Nader, il suo approccio all’arte bianca a cui dedica moltissime ore della sua giornata. «Ho notato che i grani tradizionali esistono, io devo solo cercarli, conoscerli, manipolarli…il mio pane non è il migliore, ma è unico!», conclude.
Ritorno al futuro: la storia di Alessandro, in Sardegna
Ma il grano è anche storie di ritorno, come quella di Alessandro Mancosu. Nel 2017 decide di tornare in Sardegna per riprendere l’attività agricola di famiglia, rinnovandola con nuove colture del Mediterraneo. «Avevo necessità di riappropriarmi del mio tempo – racconta-. Solo trascorrendo le giornate nei campi, dove tutto cresce lentamente seguendo i tempi della natura, mi sento davvero in pace con me stesso».
Alessandro, a Guspini in provincia di Cagliari, ha deciso che di grani e di pani ne doveva parlare anche ai bambini. Da qui l’idea di Agrobass, una fattoria didattica e sociale dove coltiva cereali tradizionali che trasforma in farine macinate a pietra, dove organizza laboratori didattici per studenti delle scuole, a cui racconta la sua storia e la sua scelta coraggiosa: «dico sempre che per me è importante conoscere e salvaguardare la biodiversità agricola perché quello che produco contiene tutti i colori e gli odori della nostra selvaggia e meravigliosa terra».
A Venti Mediterranei si conosceranno storie personali, forme di pane, grani tradizionali e i loro custodi, filiere.