È in discussione alla Camera il disegno di legge sul “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato” noto anche come “salva suoli”: da anni il forum Salviamo il Paesaggio (di cui Slow Food Italia fa parte) lavora per arrivare a un testo legislativo davvero risolutivo su questa emergenza, lanciando appelli e iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni in modo da fermare definitivamente il consumo di suolo libero nel nostro Paese. Eppure, nonostante questi sforzi, il testo inviato alla Camera è ben lontano dall’essere davvero efficace e sembra che le istituzioni non abbiano inteso la gravità della situazione.
Per questo abbiamo chiesto a studiosi ed esperti perché tutelare il suolo è così importante. Questa settimana ci siamo rivolti al deputato ed ex Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania per capire con più chiarezza quali possano essere le vie d’uscita da questa crisi.
Perché dobbiamo preoccuparci di tutelare il suolo?
Il suolo è una risorsa limitata e indispensabile alla vita: costituisce la base della produzione di cibo, foraggio, carburante e fibre, nonché che di molti servizi ecosistemici fondamentali.
Negli ultimi decenni a causa della cospicua avanzata del cemento, il territorio italiano ha subito uno stravolgimento mai visto nella storia che ha sensibilmente compromesso le sue potenzialità ambientali, paesaggistiche e produttive incidendo profondamente sulla qualità delle vita dei suoi abitanti. La moltitudine dei danni provocati dalla cementificazione è sotto i nostri occhi ogni giorno e tocca varie sfere.
Si pensi, per esempio, all’alterazione dell’assetto idrogeologico del territorio: il suolo impermeabilizzato dal cemento e dall’asfalto non è più in grado di trattenere una quantità sufficiente di acqua piovana che finisce per incanalarsi in maniera scomposta. E così ad ogni evento atmosferico un po’ più intenso si rischia il disastro. Disastri che recentemente si sono verificati con insistenza. Ma i danni non finiscono qui.
La cementificazione compromette le capacità del suolo di assorbire anidride carbonica alterando la sfera climatica, distrugge e frammenta gli habitat naturali e interferisce con i corridoi migratori delle specie selvatiche. Senza contare che compromette profondamente il valore estetico del paesaggio incidendo negativamente sulla funzione e sul valore turistico del territorio. E poiché si tende a costruire prevalentemente nelle zone pianeggianti, che possiedono la maggior vocazione agricola, si finisce anche per erodere la sicurezza alimentare nazionale (attualmente abbiamo una capacità di auto approvvigionamento alimentare di circa l’80%).
Come è possibile migliorare la legge?
E’ certamente un disegno di legge perfettibile, ad esempio la procedura delineata dall’articolo 3, che prevede la definizione della riduzione progressiva del consumo di suolo, è molto complessa, e potrebbe dar luogo a ritardi e difficoltà applicative considerato il numero dei soggetti delle pubbliche amministrazioni coinvolti (Ministero delle politiche agricole, Ministero dell’ambiente, Ministero dei beni culturali, Ministero delle infrastrutture, Conferenza Unificata, Regioni e province autonome di Trento e Bolzano). Il testo è stato limitato in più punti e reso meno forte nella tutela dalla cementificazione selvaggia, ma è il frutto di un delicato equilibrio politico. Il disegno di legge è stato bloccato per oltre due anni in Commissione alla Camera dei Deputati e ci sono state resistenze da più parti al fine di diluire ulteriormente i suoi contenuti, ma ora non possiamo più attendere e abbiamo il dovere di farlo approvare.
È vero che tutelare il suolo vuol dire mandare in crisi il settore edilizio?
Assolutamente no. Siamo ben consapevoli dell’importante ruolo che il settore edilizio ha nel nostro Paese, per questo con il disegno di legge che approderà in Aula nelle prossime settimane si interverrà per riorientare il settore verso la riqualificazione delle aree degradate e già costruite, anziché verso l’occupazione di aree prive di edificazione. Sono previste molte disposizioni che vanno proprio in questa direzione. Non è nostra intenzione danneggiare il settore, ma puntare su un modello di sviluppo che possa dirsi sostenibile nel breve come nel lungo periodo.