Far sentire la propria voce, partecipando alla consultazione sulla Strategia sul suolo lanciata dalla Commissione europea, è importante. Farlo è semplice: è sufficiente accedere al questionario disponibile qui, ma c’è poco tempo: la scadenza è fissata al 27 aprile 2021.
I pomodori e l’insalata d’estate, il cavolo d’inverno, i legumi, le patate, le cipolle. Li diamo per scontati perché siamo abituati ad acquistarli e a consumarli, ma la loro disponibilità dipende dalla fertilità del suolo agricolo. È lì, in quei pochi centimetri di terra che vanno dalla superficie che calpestiamo a meno di un metro di profondità, che si gioca la partita dell’agricoltura e, più in generale, della vita.
È lì che viene conservato un quarto della biodiversità terrestre. È lì che nasce ciò che mangiamo, è lì che avviene il filtraggio dell’acqua (che a sua volta, qualche metro più in basso, finisce nelle falde acquifere, una sorta di banca di quel bene così prezioso), ed è lì che gran parte del carbonio viene catturato e immagazzinato, togliendolo all’atmosfera dove creerebbe non pochi problemi d’inquinamento.
Basterebbe – si fa per dire – prendersi cura di quei pochi centimetri che sono lo scrigno dell’esistenza dell’uomo. E invece questo non accade: il suolo è in pericolo. Anzi: quelli di tutto il mondo – Europa compresa – si stanno “degradando in modo drammatico”, per riprendere le parole usate dalla Commissione europea nell’annunciare l’apertura di una consultazione pubblica sul suolo rivolta a tutti i suoi cittadini.
«Un quarto della biodiversità del nostro pianeta è nel suolo. Si tratta letteralmente di un tesoro sotto i nostri piedi, e il nostro cibo e il nostro futuro dipendono da esso. Dobbiamo dotare l’Unione europea di una solida politica del suolo che ci permetta di raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi in materia di clima, biodiversità e sicurezza alimentare, e intensificare i nostri sforzi per gestire il suolo in modo che possa dare risultati per le persone, la biodiversità e il clima». Virginijus Sinkevičius, Commissario europeo all’Ambiente, agli oceani e alla pesca
Il suolo è in pericolo
Che il suolo agricolo stia vivendo una fase di drammatico declino è testimoniato diversi documenti. Nel report dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) intitolato The european environment. State and outlook 2020 si legge che «le condizioni del suolo e dei terreni soffrono di perdita di produttività dovuta alla sottrazione di suolo e alla sua cattiva gestione». Per quanto riguarda il primo punto, il report sottolinea che nel periodo 2000-2018 le superfici artificiali sono aumentate del 7,1%.
Guardando al solo caso italiano, scopriamo che il consumo di suolo avanza al ritmo di due metri quadri al secondo.
Ma il problema non è soltanto il cemento: anche il modo in cui si coltiva gioca un ruolo importante nel deterioramento del terreno agricolo. «Pratiche non sostenibili e immissione di sostanze inquinanti […] ne causano il degrado in varie forme” si legge nel documento in cui si denuncia “l’esposizione a sostanze chimiche come fertilizzanti minerali e prodotti fitosanitari” che “degradano il suolo dal punto di vista fisico, chimico e biologico».
Dal rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) intitolato Special report on climate change and land e pubblicato nel 2019 emerge un altro aspetto preoccupante: secondo l’organismo internazionale, infatti, il degrado del suolo «è un motore del cambiamento climatico per via dell’emissione di gas a effetto serra e la riduzione di assorbimento del carbonio».
Che cosa si sta facendo (e che cosa puoi fare tu)?
Agire immediatamente è fondamentale. Secondo l’Ipbs (l’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), «per prevenire il degrado irreversibile dei terreni urge un cambio di passo negli sforzi» messi in atto. L’Europa – e la denuncia arriva dall’Agenzia europea dell’ambiente, un’agenzia della stessa Ue – «non è sulla buona strada nella protezione delle sue risorse di suolo, stando alle strategie esistenti». In particolare «mancano obiettivi politici vincolanti e alcune minacce al suolo – compattazione, salinizzazione e impermeabilizzazione – non sono affrontate nella legislazione europea esistente».
Ma quali sono questi obiettivi? Da alcuni mesi, la Commissione europea sta lavorando a una nuova Strategia per il suolo (quella attuale risale al 2006). In questo documento di 4 pagine (in lingua inglese) sono indicati gli obiettivi della nuova Strategia. Alcuni sono di carattere generale (“proteggere la fertilità del suolo e ridurre l’erosione del suolo”, “aumentare la materia organica del suolo”, “proteggere e migliorare la biodiversità del suolo”, per esempio), altri pongono traguardi più concreti.
Obiettivi della Strategia europea per il suolo
È il caso della neutralità in termini di degrado del suolo, fissata al 2030: significa che entro quella data si vuole raggiungere una condizione tale per cui «la quantità e la qualità delle risorse del suolo, necessarie per sostenere le funzioni e i servizi ecosistemici e migliorare la sicurezza alimentare, rimanga stabile o aumenti» (come da definizione delle Nazioni Unite).
L’altro traguardo, invece, riguarda l’azzeramento del consumo di suolo netto, da raggiungere entro il 2050. In parole povere, significa che per ogni superficie di terreno consumata si recuperi una superficie di terreno di uguale estensione. Riassumendolo, la Strategia «fornirà il quadro generale e il percorso concreto» per centrare questi obiettivi.
«Il problema – spiega Marta Messa, direttore di Slow Food in Europa – è che questi obiettivi non sono obbligatori». Il rischio, ancora una volta, è insomma che le linee guida comunitarie vengano disattese dai paesi membri.
La consultazione pubblica: partecipa!
Far sentire la propria voce, partecipando alla consultazione sulla Strategia sul suolo lanciata dalla Commissione europea, è importante. Farlo è semplice: è sufficiente accedere al questionario disponibile qui, ma c’è poco tempo: la scadenza è fissata al 27 aprile 2021.
Slow Food ribadisce che la tutela del suolo deve passare attraverso il ripristino del rapporto tra suolo e microrganismi e pratiche agricole sostenibili, mettendo insomma in pratica i princìpi dell’agroecologia. Bisogna agire e in fretta perché altrimenti, come messo per iscritto dall’Aea, «c’è un alto rischio che l’Unione europea fallisca alcuni dei propri impegni […], come la neutralità del degrado del suolo».
Marco Gritti
m.gritti@slowfood.it