Comunità: sale vivo e lievito del movimento Slow Food

«Il termine comunità appartiene alla nostra storia, in quanto il concetto di comunità locali legate alla rete esiste dal primo Terra Madre. Abbiamo ripreso con forza questo messaggio nel 2017 al Congresso di Chengdu, parlando delle comunità Slow Food e auspicando la loro nascita e il loro sviluppo in ogni angolo del mondo. È necessario che questo messaggio sia ancora più pervasivo, inducendo con sempre maggiore forza la trasformazione di cui il nostro movimento ha bisogno per proseguire nella sua missione».

In occasione del Comitato esecutivo di Slow Food si è ragionato sul percorso che ci condurrà al prossimo Congresso internazionale e a Terra Madre Salone del Gusto, in contemporanea a Torino dall’8 al 12 ottobre prossimi. Molte le riflessioni in campo: dalla politica alla pratica, dalla visione all’organizzazione, con la consapevolezza che Slow Food sarà chiamata a cercare risposte a sfide via via più complesse, sapendo di poter contare su una rete sempre più ampia, articolata, diversa.

COMUNITÀ, COMUNITÀ, COMUNITÀ

Carlo Petrini ribadisce quelli che sono gli indirizzi politici in cui tutti dobbiamo riconoscerci, gli elementi distintivi a livello sia progettuale sia organizzativo. «Dobbiamo avere coscienza che le comunità devono essere sempre di più parte attiva del processo di trasformazione, dobbiamo intraprendere la strada dell’inclusività con sempre maggiore coraggio, perché solo così saremo in grado di cambiare pelle, e di fare un salto evolutivo.

La logica della comunità deve diventare sale vivo e lievito del movimento, e a Torino molte di esse saranno presenti per portare il proprio contributo, e per mostrare ancora una volta la forza dirompente della rete. Come Slow Food, dobbiamo avere sempre più coraggio, nel riconoscerle, nel legittimarle, e nel dare spazio a forme di aggregazione difficilmente riconducibili a una struttura rigida. Non possiamo continuare a indossare un abito cucito su misura, con un corpo che sta diventando sempre più grande».

 

I caratteri che definiscono le comunità sono nel nostro linguaggio da tempo: «Le comunità sono intelligenza affettiva e austera anarchia, e questi elementi devono essere anche l’essenza del prossimo Congresso e di Terra Madre Salone del Gusto. L’intelligenza affettiva significa affermare con forza il paradigma della cooperazione e della solidarietà rispetto a quello della competitività. L’austera anarchia è l’orgoglio di dichiarare che la nostra rete è biodiversa perché trova (e accetta) modi e forme di esprimersi estremamente diversi da una parte all’altra del mondo. È lasciare alle persone, ai gruppi, il potere e la capacità di esprimersi. È il superamento delle tendenze conservative che fanno sì che il nostro movimento fatichi a rinnovarsi e si sclerotizzi, senza riuscire a intercettare gli elementi politici dirompenti del nostro tempo.

Per questo i giorni di Torino sono fondamentali: per trasmettere alle comunità l’orgoglio di essere parte di un progetto comune, e la coscienza di poter contribuire alla trasformazione. Non possiamo permetterci di perdere questo treno».

INNAFFIAMO LE NOSTRE AZIONI CON LA POLITICA

Altrettanto importante è comprendere l’orizzonte in cui ci stiamo muovendo, e definire le nostre priorità, perché è fondamentale che le nostre azioni, il cui orizzonte è esplicitato nei tre obiettivi strategici della Call to Action, siano collegate a una situazione mondiale complessa, e comprendere che ci sono grandi temi trasversali ai diversi obiettivi, che dovranno essere una priorità nei prossimi anni.

A cosa dovremmo indirizzare le nostre azioni e su cosa dovremmo concentrare la nostra attenzione? Ecco ancora le parole di Carlo Petrini:

  • La crisi climatica, perché è impossibile non rendersi conto che stiamo riducendo il pianeta a un corpo agonizzante. La Cop 25 di Madrid è stata un fallimento, e la Cop 26 a Glasgow rischia di essere finita ancora prima di iniziare.
  • Le migrazioni, perché non possiamo essere indifferenti rispetto ai movimenti dei popoli sul pianeta, e non possiamo non occuparcene. Le persone migrano per motivi molteplici: guerre, soprusi, mancanza di risorse, effetti devastanti della crisi climatica.
  • La necessità di una nuova economia, perché è evidente che il disastro ambientale è causato principalmente dall’economia capitalistica, che è distruttiva, è perché è impossibile che il cambio di paradigma si realizzi in seno al sistema capitalistico stesso. Devono mobilitarsi i cittadini consapevoli, che possono trasformarsi in soggetti attivi, in grado di disegnare un futuro diverso.
  • Il diritto al piacere, perché è da qui che è iniziata la nostra storia, e perché anche questo è politica.

Siamo pronti a portare avanti la sfida dell’inclusività assunta a Chengdu e a innaffiare le nostre azioni con la politica più di quanto già non stiamo facendo. Dall’8 al 12 ottobre 2020 avremo occasione per confrontarci e rilanciare con determinazione questo percorso.

Nei prossimi mesi, sulla newsletter e sul sulla sezione del sito dedicata racconteremo a tutti le tappe del percorso di avvicinamento al Congresso, invitando tutti a diventarne parte attiva.

Silvia Ceriani
internationalcongress@slowfood.com