Circular Economy for Food: l’economia circolare per il cibo come strumento per il cambiamento

L’economia circolare applicata al cibo va ben oltre il riutilizzo degli scarti: si tratta di un nuovo paradigma di produzione, acquisto, di gestione consapevole delle risorse. Mettendo in discussione tutte quelle abitudini consolidate che ci rendono un ostacolo allo sviluppo sostenibile

economia circolare per il cibo

Nel contemporaneo progetto di un’economia lineare basata sull’estrarre, produrre, consumare e dismettere, l’umanità è chiamata ad andare oltre a quelle ragioni strumentali che la conducono a massimizzare i profitti adottando un atteggiamento predatorio e sfrenato che uccide la nostra casa comune.

Filiere alimentari globalizzate, sempre più lunghe e omologate hanno da tempo reciso quelle relazioni tra unità ecologiche e sociali che rendevano resiliente la produzione di cibo. Abbiamo concesso a una serie di logiche lineari di imporsi su scenari sistemici e da questa contrapposizione sono emerse sofferenze a più livelli.

La specializzazione ha preso il sopravvento sulla visione d’insieme, la produttività sulla qualità, il rendimento sul benessere.

Diceva bene l’antropologo britannico Gregory Bateson nel suo libro “Verso un’ecologia della mente” del 1972: «I maggiori problemi del mondo sono il risultato della differenza tra come la natura funziona, ovvero come un sistema, e il modo in cui le persone pensano, che è principalmente lineare».

Un percorso da lineare a circolare

Dunque, l’economia lineare che influenza e a sua volta è condizionata dal nostro modello culturale, è figlia del pensiero lineare (solo l’8,6% dell’economia globale è attualmente circolare – riferisce il Circular Economy Gap Report 2022), di chi ancora crede che la salute dell’umanità possa essere svincolata dalla salute del Pianeta (la visione opposta si chiama approccio One Health). Dall’osservazione di questa contrapposizione deve nascere un atteggiamento differente nei confronti del miglior fornitore di materia prima che il genere umano conosca.

Riportando l’attenzione alla biodiversità, alle comunità, alla qualità delle relazioni, alla sostanza dei comportamenti, l’economia circolare per il cibo (Circular Economy for Food), come nuovo paradigma politico-economico-culturale, deve porre al centro di ogni processo decisionale la rigenerazione del capitale naturale da cui è dipendente quello umano, culturale, sociale ed economico, rispettando i limiti planetari e offrendo al tempo stesso, uno spazio equo alla società civile.

Le 10 R e le 3 C dell’economia circolare

Per queste ragioni la “circolarità” non può essere associata solamente al tema degli scarti, perché così facendo si potrebbe favorire un approccio manipolativo del rifiuto, situazione che paradossalmente potrebbe portare a un’accelerazione dell’obsolescenza programmata. Rifiutare, Ripensare, Ridurre, Riutilizzare, Riparare, Rinnovare, Rifabbricare, Riqualificare, Riciclare, Recuperare, dalla più importante alla meno rivoluzionaria, le 10 R dell’economia circolare ci spronano a riprogettare il nostro modo di produrre, di acquistare, di gestire una risorsa, mettendo in discussione tutte quelle abitudini consolidate che ci portano a essere un ostacolo allo sviluppo sostenibile.

Un modus operandi che inscritto nella cornice culturale delle 3 C della Circular Economy for Food, Capitale, Ciclicità e Coevoluzione (per approfondire il tema vedere www.circulareconomyforfood.it), da sostanza al necessario patto intergenerazionale che siamo chiamati tutti a sottoscrivere: noi siamo un unico sistema interconnesso e dobbiamo comprendere come imparare a sognare come un tutto organico.

Con il progetto In Cibo Civitas cerchiamo attori di rigenerazione sui territori

L’economia circolare applicata al sistema alimentare è al centro della mappatura “Circular City Selfie” portata avanti nell’ambito del progetto In Cibo Civitas. Condotta da Slow Food Italia in collaborazione con i partner di progetto e grazie alla supervisione scientifica dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, promuove una ricerca sulle realtà che abbiano sviluppato un modello di business circolare nel sistema alimentare.

Oggetto della mappatura sono startup, realtà pubbliche e private, iniziative dei singoli dal carattere innovativo che rappresentino esperienze di buone pratiche di Circular Economy for Food localizzate nei territori coinvolti nel progetto: Comune di Torino e provincia, Comune di Cuneo e provincia, Castelbuono (Pa) e provincia di Palermo, Comune di Forlì, Comune di Cesena e relativa provincia, Comune di Borgo San Lorenzo (Fi), Comune di Firenze e relativa provincia.

Le migliori case histories individuate nei territori saranno promosse come best practices e inserite in una pubblicazione di Slow Food Editore. Il termine per candidarsi è il 2 giugno.

Franco Fassio, f.fassio@unisg.it

Franco Fassio, è Professore Associato di Systemic Design, EcoDesign, Circular Economy for Food, presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (www.unisg.it). Insieme a Slow Food, ha sviluppato numerose progettualità tra cui SEeD – Systemic Event Design, per la sostenibilità degli eventi culturali, il Premio Slow Pack, per i migliori eco-packaging dei Presìdi, la ricerca School Food 4 Change sulla sostenibilità nelle mense scolastiche. Autore del libro “Circular Economy for Food. Materia, energia e conoscenza, in circolo” (Edizioni Ambiente, 2018), dal 2023 collabora con Slow Food per il progetto In Cibo Civitas.