Spesso ci sentiamo consigliare di mangiare meno carne e di scegliere carne che proviene da allevamenti rispettosi di ambiente e animali. Facile a dirsi e, all’apparenza, difficile da farsi se non si conoscono le domande giuste da fare o i posti da visitare.
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In realtà, sono numerosi gli allevatori di piccola scala che possono aiutarci a capire cosa significa lavorare in maniera sostenibile e soprattutto possono fornirci carne di qualità. Deborah e Gabriele, del Podere dei Bianchi Galli di Marena di Parma sono due di loro e ci raccontano la loro esperienza.
Da sempre amanti della natura e dell’outdoors, hanno deciso di intraprendere l’avventura dell’allevamento dopo aver passato l’estate 2016 in un alpeggio: lì la mancanza di elettricità, acqua calda e copertura telefonica si sono rivelati, anziché un problema, uno spunto per un cambio di vita a cui pensavamo già da molto tempo. Determinati a fare del benessere animale, della biodiversità e dell’ecosostenibilità pane quotidiano, hanno dato vita al Podere, seguendo un solo mantra: il totale rispetto della natura.
Quando è nata la vostra azienda e in quanti ci lavorate?
È nata ufficialmente nel 2017. A lavorarci siamo io e la mia compagna insieme a un centinaio di animali. Oltre alle pecore vivono insieme a noi anche due asine Romagnole, Bigia e Marena, diverse galline ovaiole nostrane e tre anatre corritrici (hanno tutte un nome come le cento pecore), due pastori maremmani abruzzesi, Eywa e Vento, tre Australian di linee da lavoro Happy, Sky e Lupo, un cane da pastore della Beauce di nome Calien (lei ad oggi si gode la sua vita da pensionata) per la conduzione del gregge. E da poco abbiamo adottato tre gatti, Cagliostro, Felpato e Tigro, come guardiani delle granaglie.
Ognuno dei nostri animali è per noi un compagno di vita e di lavoro: le pecore, pascolando, mantengono i prati puliti e rallentano l’avanzare del bosco, i cani conducono con noi il gregge da un pascolo all’altro e lo proteggono dai predatori; le galline e le anatre, razzolando libere, abbassano la carica parassitaria all’interno dei ricoveri invernali delle pecore e ci donano le loro uova; i gatti tengono lontani i roditori dalle granaglie delle galline e le asine ci aiutano trasportando le recinzioni mobili e gli agnelli appena nati ai nuovi pascoli. Per noi questo non è solo un lavoro, ma un modo di vivere che abbiamo fortemente voluto e cercato, che può portare vita a zone a rischio spopolamento.
Quali razze allevate e perché?
Alleviamo pecore Ciuta e Suffolk, ma stiamo gradualmente sostituendo queste ultime con le Cornigliesi. La nostra azienda agricola è pensata per vivere in equilibrio con il territorio, per questo motivo abbiamo scelto razze prevalentemente italiane e in alcuni casi nate proprio in queste valli perché, grazie alla loro rusticità, possono vivere all’aria aperta tutto l’anno. Per nostra esperienza, abbiamo visto che, se possono scegliere, le nostre pecore e le asine scelgono di stare all’aperto cercando riparo solo con le piogge forti o la canicola estiva.
Come mai avete scelto di sostituire le pecore Suffolk con le pecore Cornigliesi?
A differenza della Suffolk, la pecora Cornigliese è nata proprio in queste valli dell’Appennino, ed è perfettamente adattata al territorio: ha una grande rusticità, si muove agevolmente su sentieri impervi ed è in grado di sfruttare anche i pascoli più poveri. Oltre a questo, è nostra intenzione produrre del cibo genuino e unico: la carne delle pecore Cornigliesi che hanno vissuto sui prati di queste valli e si sono nutrite delle essenze che solo qui si trovano, ha delle caratteristiche uniche e non ripetibili in nessun altro luogo.
Che cosa significa allevare in permacultura?
Allevare in permacultura significa progettare e realizzare sistemi integrati nel territorio in cui, anche grazie all’allevamento di animali domestici, aumenta la fertilità della terra, la qualità dell’aria e dell’acqua. Tutto ciò è di arricchimento per la comunità che gode della presenza degli animali traendone un giovamento psicofisico, emozionale e spirituale.
In concreto l’allevamento in permacultura si basa sull’osservazione degli animali al fine di comprendere e quindi rispettare le loro esigenze: nella nostra azienda per esempio ogni animale ricopre un ruolo preciso e uno dei nostri compiti è compiere scelte che favoriscano il crearsi di un equilibrio.
In questo duro compito siamo stati affiancati da due professionisti, Andrea Minchio, esperto in permacultura, e Pietro Venezia, veterinario, che ci hanno sostenuto e guidato, mettendo nero su bianco i nostri pensieri, aiutandoci a realizzare concretamente il nostro progetto di vita.
Utilizzate antibiotici?
Dal 2020 saremo certificati biologici ma, da sempre integriamo le cure del nostro sistema con la fitoterapia e l’omeopatia, essendo consapevoli che il fermarsi alla cura del sintomo significherebbe perdere di vista il benessere dell’intero sistema.
Dove vengono tenuti i vostri animali? Per quanto tempo all’anno pascolano?
I nostri animali vivono tutto l’anno all’aperto, utilizzando il bosco per ripararsi d’estate dal sole e nella stagione fredda dalla pioggia. Disponiamo di strutture coperte che utilizziamo per ricoverare il gregge in caso di forte maltempo, ma lasciamo a loro la scelta di cosa fare.
Condividiamo con i nostri animali la loro vita accompagnandoli al pascolo con i cani e per circa sei mesi l’anno, quando il pascolo è lontano da casa, preferiamo dormire al loro fianco in roulotte o in tenda per essere presenti insieme ai nostri cani da guardia nel caso di attacchi da parte dei lupi.
Quanto è importante la sinergia tra agricoltura e allevamento?
Nel nostro caso agricoltura e allevamento fanno parte di un unico sistema in equilibrio. Crediamo che l’allevamento possa considerarsi tale solo se profondamente legato al territorio in cui gli animali vivono, per questo motivo riteniamo fondamentale allevare razze autoctone adattate all’ambiente che grazie alla loro presenza sui pascoli possono portare ricchezza all’agricoltura stessa.
Quali prodotti trasformate?
Abbiamo appena ultimato il nostro laboratorio aziendale nel quale trasformeremo prodotti a base di carne ovina sia freschi (arrosticini, braciole, hamburger, barzigole ecc.) che stagionati (salami e i famosi violini di pecora Ciuta). Per i prodotti insaccati non utilizziamo nitriti e nitrati.
Secondo lei, i consumatori comprendono il valore aggiunto di un allevamento come il vostro? Vi fanno domande? Se sì, quali?
La sensibilità verso il cibo di qualità sta crescendo ed è fondamentale rendere i consumatori consapevoli delle proprie scelte alimentari, di cosa realmente significa coltivare e allevare in modo che sia non solo sostenibile ma di arricchimento per l’ambiente.
La domanda che più spesso ci viene rivolta è se i nostri animali vivono sempre al pascolo e se non patiscono le condizioni meteo avverse. Le pecore soprattutto se di razze rustiche amano vivere all’aperto. Spesso ci è capitato di vederle ruminare sdraiate in un prato sotto una leggera nevicata con i loro ricoveri disponibili a pochi metri: questo dimostra quanto importante sia l’osservazione per comprendere a pieno i bisogni etologici degli animali e quanto sia altrettanto importante il ruolo di noi allevatori nel trasmettere queste informazioni al consumatore per renderlo maggiormente consapevole.
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di Annalisa Audino
a.audino@slowfood.it