Biodiversità

Prosegue il nostro viaggio nelle parole per festeggiare i trent’anni di Slow Food in Italia.
Ogni sabato vi presenteremo una parola simbolo dell’associazione e ne ripercorreremo insieme la storia. La parola di oggi è biodiversità.

SF0221542_LOW_PER SITOBiodiversità è una parola che il mondo del cibo ha faticato ad accogliere; era di proprietà delle riflessioni ambientaliste e, solo dopo avere ammesso i legami tra la produzione di cibo e lo stato delle risorse ambientali, si è iniziato a parlare di agrobiodiversità, ovvero della biodiversità coltivata e allevata a fini prevalentemente alimentari.

Il termine biodiversità indica l’insieme delle diverse forme di vita ed è divenuto di uso corrente a seguito della Convenzione di Rio del 1992, nella quale i vari Stati hanno riconosciuto che la biodiversità sul nostro pianeta è in forte riduzione. Questo vuol dire che fino a poco più di vent’anni fa non avevamo la parola per dirla, la biodiversità, e soprattutto non eravamo consapevoli della sua importanza.

La biodiversità esprime la varietà delle forme e l’abbondanza delle specie, rappresenta la vera ricchezza della vita sulla Terra ed è alla base della capacità di adattamento degli organismi alle condizioni climatiche.

La disgregazione e l’alterazione di habitat spesso formatisi nel corso di decine di migliaia di anni portano con sé la scomparsa delle forme di vita a questi collegate. Per esempio, assieme agli alberi delle foreste tropicali – tagliati per ricavarne legname e introdurre colture agroalimentari – scompaiono anche le specie proprie di quell’ecosistema, come uccelli, insetti, erbe, funghi. A rischio non sono solo specie animali e vegetali già conosciute, ma anche quelle ancora da classificare. Il rischio quindi è di far scomparire anche tutte le competenze relative al loro utilizzo alimentare, medicinale o in altri ambiti. Così la scomparsa costante di specie e razze ha una profondità e un’eco di cui è impossibile tenere un calcolo verosimile. Sono tre i livelli della biodiversità da considerare: la biodiversità genetica, la biodiversità delle specie e la biodiversità degli ecosistemi, detta anche ecodiversità.

La biodiversità o diversità biologica è il risultato di quattro miliardi di anni di evoluzione, periodo in cui si sono sviluppati sulla Terra circa 30 milioni di specie viventi, di cui la maggior parte ancora sconosciuta. Semplificando, si può dire che la diversità è la materia prima dell’evoluzione: l’evoluzione si fonda sulla capacità di cambiare, di adattarsi, è il presupposto della sopravvivenza per le diverse specie viventi. Le stesse diversità culturali implicano differenze di tradizioni alimentari e, dunque, agricole. Esse accompagnano l’umanità fin dai suoi albori, anzi, possiamo dire che l’hanno in qualche modo preceduta e permettendone l’esistenza.

Non possiamo esistere se non diversificandoci. Non possiamo sopravvivere se non cambiando continuamente. Non possiamo cambiare, e dunque non possiamo sopravvivere, se non abbiamo diversità al nostro interno, se non disponiamo di un “serbatoio” di cambiamento al quale attingere.

Una perdita di biodiversità si traduce nella diminuzione della capacità di adattamento degli ecosistemi e quindi della loro possibilità di reagire, per esempio, ai cambiamenti climatici. A tutti questi fattori si collega poi la diversità culturale, ovvero quella infinita varietà di tradizioni, usi, costumi, credenze, produzioni (alimentari, artistiche, artigianali…) che caratterizza le diverse società. La diversità culturale è in parte causa e in parte effetto della diversità biologica ed è sempre strettamente collegata alle sue sorti.

Quando invochiamo la tutela della biodiversità, nel senso più ampio possibile, lo facciamo non per un piatto atteggiamento conservazionistico, ma avendo ben chiaro che in quella tutela rientra anche la conservazione della nostra stessa specie. Questo significa considerare la specie Homo sapiens sapiens come uno degli elementi del sistema planetario, che solo mantenendosi in un rapporto di parità e rispetto con gli altri elementi può sperare di sopravvivere.

(tratto da Mangia come parli di Cinzia Scaffidi, Slow Food Editore 2014)

Una domenica ogni due, noi e gli amici di Una parola al giorno trattiamo in parallelo una parola che riguarda la cultura del cibo – e non solo. Puoi leggere la definizione di Una parola al giorno a questo link