Allevare bene
In un allevamento di qualità gli animali (bovini, ovini, caprini..) pascolano per buona parte dell’anno.
Più erbe brucano, più sono sani, felici e più il loro latte è buono e nutriente. Le erbe cambiano secondo i pascoli, il terreno sul quale crescono, l’altitudine e il clima, dando una precisa identità a ogni territorio.
I prati più ricchi di biodiversità sono quelli spontanei di collina e di montagna – i cosiddetti prati permanenti – dove crescono da 20 a 40 varietà di erbe in primavera ed estate, e moltissimi fiori in primavera. Ad alta quota si possono trovare più di 80 erbe diverse. Per questo i formaggi d’alpeggio hanno aromi straordinari. Per produrre un buon latte la razione delle vacche deve prevedere almeno un 80% di erba e fieno.
Quando serve, il foraggio fresco e il fieno sono integrati da miscele di cereali e leguminose di qualità. L’azienda ideale produce anche le materie prime necessarie per alimentare i bovini.
La aziende agricole che allevano e coltivano erbe e cereali per i propri animali danno anche un notevole contributo alla conservazione della fertilità dei suoli
Sotto l’erba… un mondo
Il terreno brulica di vita: protozoi, nematodi, aracnidi, insetti terricoli, funghi, lombrichi, molluschi…
I consorzi di esseri viventi presenti nel terreno frantumano il suolo, decompongono la materia organica, rilasciano azoto, e restituiscono humus e sostanze minerali semplici, fondamentali per la fertilità e per la formazione di zolle soffici e porose, scure, più resistenti all’azione dell’acqua, del vento e delle lavorazioni meccaniche.
Il terreno e i suoi piccoli abitanti forniscono i nutrienti e l’acqua necessari per produrre l’erba per gli animali (che danno latte e carne) e i vegetali per il consumo umano. Se il suolo è povero, inquinato da sostanze chimiche di sintesi, privo di vita e insalubre, è impossibile produrre un cibo sano.
L’agricoltura industriale degli ultimi 50 anni ha triplicato la produzione agricola, ma ha pesantemente compromesso la fertilità dei suoli.
Queste aziende privilegiano razze locali spesso frutto di incroci tra razze resistenti e frugali, capaci di sfruttare nel modo migliore i pascoli e in grado di popolare aree marginali altrimenti impossibili da coltivare.
Poiché gli animali non vivono in ambienti confinati, non è necessario praticare mutilazioni come il taglio delle corna o della coda… I piccoli nascono in azienda e sono lasciati accanto alle madri fino allo svezzamento.
E poiché l’obiettivo non è ottenere altissime rese ma bensì un latte di alta qualità, gli animali vivono a lungo e in una situazione di benessere.
Ma negli allevamenti industriali…
L’industria non ama la diversità: l’efficienza produttiva ha bisogno di produzioni standard e di quantità, non di varietà.
L’obiettivo di questo modello produttivo è produrre più latte possibile a costi sempre più bassi. Il pascolo è praticato raramente e, in ogni caso, avviene in spazi ridotti.
Sono soprattutto i bovini ad avere la peggio nei sistemi industriali. Le vacche sono animali erbivori e non hanno mai mangiato soia, mais in grandi quantità, o peggio, sottoprodotti industriali. Ma l’industria ha studiato alimenti iperenergetici per triplicare o quadruplicare la produzione di latte, rendendo necessarie fino a quattro mungiture al giorno.
La frisona (holstein fresian) è la razza più allevata in questi sistemi, selezionata dall’uomo per produrre, come una macchina, fino a 60 litri di latte al giorno (a fronte di una media di 10-15 litri delle razze tradizionali). Per reggere questo ritmo mangia moltissimo. Le razioni sono composte da miscele di insilati.
Perché gli insilati?
Gli insilati sono vegetali trinciati o meno, che sono posti ad acidificare in silos, in trincee prefabbricate di cemento, o in rotoballe avvolte nella plastica.
L’insilamento stabilizza la flora batterica aiutando la conservazione dei vegetali e aumenta il loro potenziale nutritivo ma anche la loro acidità, creando a volte problemi di acidosi alle vacche. Gli insilati rilasciano sentori sgradevoli che si avvertono nei formaggi e possono causare anche gonfiori nelle forme.
Se non sono prodotti bene, sviluppano aflatossine pericolose che passano nel latte, e di qui all’uomo.
Gli insilati sono principalmente di mais, ma anche di soia e di erba.
L’insilato di erba è molto usato nei paesi del nord Europa dove, per ragioni climatiche, è più difficile essiccare l’erba.