A Marilù, che con le susine di Monreale ha salvato un pezzo di cultura agraria siciliana

Per noi Marilù sarà sempre giovane e bella, come quel giorno passato insieme a Monreale, nella casa di campagna con i suoi genitori.

Era estate e passeggiavamo nel frutteto tra le piante di susino mentre Marilù ci mostrava le sanacore. Più tardi sarebbero maturate le tardive, le ariddu di core, dalla forma a punta come un cuore, che un tempo si incartavano e si conservavano così fino a Natale.

 

Marilù Monte in una bellissima foto di Alberto Peroli, Archivio Slow Food

 

Si era appena laureata in agraria e aveva le idee molto chiare. Voleva dedicarsi alle sue susine e riprendere la pratica dell’incarto che conosceva sua nonna materna. Quelle susine bianche erano buonissime anche fresche, ma “incartate” una ad una in fogli sottilissimi di carta bianca e poste ad asciugare diventavano morbidissime e sviluppavano un profumo e un sapore intensi e ineguagliabili. Un tempo i mercati di Ballarò e della Vucciria a Natale erano pieni di susine incartate che si mangiavano appunto nelle feste, ma erano ormai quasi scomparse, come i giardini della Conca d’oro in cui si coltivavano le vecchie varietà di susine.

L’incarto è un lavoro di grande pazienza e perizia. Le collane di susine incartate e poste ad asciugare devono essere periodicamente scartate ed esaminate una ad una, per eliminare quelle che non sono asciugate bene. Poi, con cura certosina, devono essere nuovamente incartate e riappese.

Quel giorno di diciotto anni fa immortalato nella foto si progettò di coinvolgere altri coltivatori locali e fare un Presidio. Nel tempo il Presidio siciliano delle susine bianche di Monreale è diventato uno dei più noti e ricercati.

Insieme al suo piccolo gruppo di produttori, Marilù è riuscita nella sua impresa: ha salvato un piccolo pezzo di cultura agraria siciliana che nessuno, al di là dei pochi comuni intorno a Monreale, conosceva e che rischiava di scomparire.

Oggi Marilù Monte ci ha lasciati e ha lasciato il suo frutteto. Ci ricorderemo di lei, che nella sua vita ha lavorato con passione, energia, pazienza, fatica e, per questo, come recita la poesia di Borges, ha contribuito a salvare il mondo.