Comunicati stampa

Ungulati e contadini: convivenza possibile?

Quando si parla di “natura” è sempre necessario avere chiaro di cosa si parla. La “natura” è un ininterrotto processo di relazione e crescita tra componenti diverse dove l’Uomo ha un peso oggi preponderante, dato il ruolo che si è auto-assegnato. Ma entrare nel processo senza conoscerne le regole e senza rispettarne i limiti non è senza conseguenze. Costruire case sugli argini dei fiumi è stata per alcuni cittadini una scelta piacevole per i vantaggi estetici ma, complice l’incompetenza delle pubbliche amministrazioni, per molti di loro stata spesso una tragedia quando il fiume ha ripreso il suo spazio là dove era stato colato solo cemento.
Il nostro avanzato mondo tecnologico ci fa spesso dimenticare che la vita scorre con suoi ritmi naturali, dove convivono quel che resta delle stagioni e la presenza degli animali liberi nelle campagne. Gli animali liberi sono gli uccelli, molto meno numerosi di anni fa se non per i gabbiani che si trasferiscono dal più poetico mare alle molto prosaiche raccolte di rifiuti sparse qua e là. Gli animali liberi sono sempre di più i cinghiali che è diventato più “glamour” chiamare ungulati. La crescita degli spazi urbani e la perdita di territori agricoli ha modificato pesantemente l’habitat di questi animali, occupanti naturali del territorio. Dovendo trovare i loro spazi per poter vivere vanno oggi facilmente ad invadere luoghi non comuni per loro. Ma perché nel caso dei cinghiali il problema è diventato drammatico ed ha acceso tante polemiche ?
I cinghiali fanno parte della storia delle campagne toscane da sempre forse, ma dobbiamo ricordare che i cinghiali che ci troviamo
facilmente davanti alla macchina di notte sono pronipoti di animali immessi nelle campagne anni fa artificialmente per motivi diversi e non tutti chiari. Molti hanno gioito del fatto che si infoltisse la schiera di animali “naturali” nei nostri boschi dimenticando, in modo incompetente e scellerato, che le specie animali hanno comportamenti diversificati tra di loro che discendono dai caratteri evolutivi di ogni specie. Quindi questi cinghiali non sono parte “naturale” delnostro ambiente ma sono figli artificiali di scelte dell’uomo.
Quando i contadini dei nostri sempre più ristretti spazi agricoli (che rappresentano però la forza del nostro paesaggio toscano) ed i pastori che garantiscono un importante filiera economica si lamentano dei danni portati al loro quotidiano lavoro non lo fanno solo per il danno fisico ed economico che pure è elevato e spesso non tutelato ma anche perché riconoscono in questo la perdita di quell’equilibrio tra le diverse componenti dell’ambiente (uomo-flora-fauna) diverso tra territorio e territorio che è strumento
indispensabile di vita dell’ambiente. E della sua biodiversità.
La polemica di questi tempi è legata soprattutto all’approvazione di una legge regionale toscana che consente l’abbattimento degli
ungulati definendone le regole.
Molte stimabili personalità hanno preso forte posizione contro questa legge individuandone i limiti soprattutto nell’uso della violenza contro gli animali e nel diretto sostegno alla pratica della caccia.
Come Condotta Slow Food Empolese–Valdelsa riteniamo necessario rilevare come anche in questo caso il confronto tra posizioni diverse diventi scontro ideologico mentre un sano pragmatismo dovrebbe portare a lavorare insieme per trovare una soluzione che limiti la presenza di animali la cui tipologia non fa parte del nostro habitat e che oggettivamente danneggiano pesantemente coltivazioni e territorio, dato che il loro numero e la loro tipologia (ripetiamo introdotta artificialmente) è diventato eccessivo.
Da anni questo tema viene dibattuto senza soluzione e molti sono i soggetti che hanno potuto speculare su questo. Secondo molti, la strategia scelta dalla Regione Toscana (l’abbattimento da parte di squadre di cacciatori) è drammaticamente sbagliata e dovrebbe essere adottata una strategia più sofisticata quale quella del controllo della fertilità, i cui effetti peraltro non risultano significativamente efficaci in altre esperienze (vedi limitazioni delle famiglie di piccioni o di storni che continuano a proliferare senza controllo). Non c’è dubbio comunque che la mancanza continua di decisioni in merito e la contrapposizione tra le parti senza momenti di confronto comune sul piano della realtà ha portato all’aumento della popolazione degli ungulati e dei danni agli agricoltori.

La Condotta Slow Food Empolese–Valdelsa è vicina a tutti i contadini e pastori del Montalbano che subiscono pesanti danni per l’azione degli ungulati e che chiedono essenzialmente di rispettare il loro lavoro quotidiano di tutori del paesaggio e delle sue componenti, patrimonio dellanostra regione.

Empoli, febbraio 2016