Ma quanto sarà bello camminare per Montepulciano nell’era del riscaldamento globale? Ricordo che una decina di anni fa il vento gelido di Febbraio sferzava le velleità turistiche del più impavido degustatore; oggi quasi saresti tentato di toglierti il cappotto nella lenta salita che da Porta al Prato dirige verso la splendida Piazza Grande e poi alla Fortezza, sede dell’Anteprima Vino Nobile 2017.
La temperatura non è l’unica cosa a essere cambiata da queste parti. Rispetto a qualche tempo fa, i vini testimoniano un maggiore orgoglio di appartenenza evidenziato da una maggiore presenza nel vino di prugnolo gentile, varietà locale di sangiovese, e un minore accanimento enologico in fase di affinamento in cantina.
Almeno questa è la sensazione che ho provato assaggiando la vendemmia 2014 e la Riserva 2013 del Nobile. A parte qualche ostinata strizzatina d’occhio al modello bordolese (Poliziano) e matrici gustative troppo sbilanciate verso la dolcezza del legno (La Ciarliana o Triacca), il quadro delle degustazioni è più confortante.
Si confermano le aziende che più o meno Slow Wine ha individuato nel corso di questi anni come punto di riferimento della denominazione. Boscarelli, Palazzo Vecchio, Gracciano della Seta, Godiolo e Il Conventino.
Stanno emergendo realtà, almeno al mio palato, sulle quali meriterà soffermarsi come Il Molinaccio, Tiberini e Metinella. La corazzata Avignonesi sta facendo molto bene.
Nella sua diluizione la vendemmia 2014 ha favorito i tratti più gentile del Nobile, consegnando vino di pronta beva, quasi dei Rosso con il turbo. I migliori esempi di Riserva 2013, come Il Macchione o Bindella “Vallocaia”, uniscono ampiezza, concentrazione e slancio.
Infine una proposta: dato che i segnali di ripresa ci sono, perché non alzare il limite minimo di sangiovese imposto dal disciplinare? Il 70% attualmente previsto rappresenta una maglia troppo larga nella rete del carattere enologico del Nobile. L’eccellenza del territorio passa per la sua personalità.