Così parlò Denis Dubourdieu

Ripubblichiamo con un po’ di tristezza questa intervista di due anni fa.

Una gran bella persona ci ha lasciato…
Denis-Dubourdieu

Denis Dubourdieu, classe 1949, è uno degli enologi francesi più acclamati e conosciuti. Aver avuto la possibilità di incontrarlo ieri a Castello d’Albola della famiglia Zonin, con cui da alcuni anni sta collaborando (per lungo tempo come semplice assaggiatore e ora in modo più organico) è stato molto interessante.

Pochi peli sulla lingua, ottima capacità di espressione in lingua inglese, figlio di vigneron bordolesi e lui stesso produttore in proprio di vini. Da molti è considerato il “papa” dei vini bianchi per i suoi studi come professore universitario soprattutto sui vitigni a bacca bianca.

Ma veniamo a noi, e ad alcune frasi che mi hanno colpito durante la degustazione e che vi ripropongo. Ogni sua affermazione meriterebbe un post a parte, per i tanti spunti di discussione che apre.

 

Eccole qui in ordine cronologico, come sono state pronunciate:

 

1) Per me i vini interessanti da degustare solo quelli più vecchi perché iniziano a prendere il gusto del terroir. Quando sono giovani il loro gusto è quello che è stato dato loro dall’enologo o dal produttore, poi dopo un po’ di tempo iniziano a parlare il linguaggio del luogo di origine delle uve.

 

2) Con i vitigni rossi italiani, quelli più tipici come nebbiolo, sangiovese e aglianico, non si deve esagerare con la percentuale di legno nuovo.

 

3) Abbiamo avuto un processo di americanizzazione del gusto in Italia, ora finalmente questo fenomeno sta finendo.

 

4) I vini migliori per me sono quelli in cui il lato fruttato esce solo alla fine dell’assaggio, il momento in cui può lasciare un ricordo positivo in bocca

 

5) Noi enologi abbiamo fatto molti vini adatti alla competizione un po’ meno per essere bevuti.

 

6) Abbiamo assaggiato in passato tanti sangiovese deboli e scarichi, ora si è dimostrato che questa varietà può dare vini di struttura, longevità e ottima qualità.

 

7) Merlot e cabernet sono vitigni delicati in fase di vinificazione, il primo perché ha maturazioni troppo spinte in alcune annate (soprattutto in zone non adatte alla sua coltivazione) e il secondo talvolta è troppo vegetale. Il merlot l’hanno piantato da tutte le parti ma sono convinto che sia una varietà molto complicata. Il cabernet Sauvignon è più rustico, ma per raggiungere la finezza non è per nulla semplice.

 

8) Si può inventare un modello di merlot potente, alcolico e cotto, ma penso che non sia quello vincente.

 

9) Il syrah non è un vitigno mediterraneo, ma una varietà fortemente continentale, altrimenti si fa dello shiraz.

 

10) La Siclia è sempre una terra promessa, ma per ora non l’ho ancora trovata.

 

11) Uno dei vitigni rossi più grandi e meno capiti dell’Italia è il Refosco.

 

12) Abbiamo dei buoni esempi di Sauvignon in Alto Adige e in Friuli. Ma per raggiungere ottimi risultati si devono realizzare due condizioni: la prima che non ci sia inerbimento tra i filari e che non venga mai esagerato il tempo della sua macerazione.

 

13) Nelle degustazioni, come semplice ordine di servizio, vorrei convincere i miei amici italiani ad assaggiare sempre i bianchi dopo dei rossi, perché uno riesce ad apprezzarli molto meglio.

 

Così parlò Denis Dubourdieu.

 

 

foto: www.denisdubourdieu.fr