Università e biodinamica: una relazione possibile?

IMG_2104Adriano Zago è agronomo ed enologo, specializzato in viticoltura biodinamica, il suo mestiere si è concretizzato da molti anni nella consulenza agronomica. Qualche mese fa mi disse di essere coinvolto in una serie di lezioni sulla biodinamica presso l’Università di Padova. Pensavo di non aver capito molto bene e invece la conferma che un ambiente istituzionale come quello universitario lasci spazio a ciò che di istituzionale ha ben poco ha fatto scattare la voglia di approfondire l’argomento. Ho intervistato Adriano in un uggioso lunedì pomeriggio chiantigiano, in un bar di Castelnuovo Berardenga. Aveva passato la mattina da Avignonesi, la più grande azienda vitivinicola italiana specializzata in biodinamica, dove segue 180 ettari di vigna; il pomeriggio era atteso da Giovanna Morganti presso il Podere Le Boncie, splendida azienda chiantigiana nella zona di San Felice, sempre alla Berardenga.

Adriano dunque anche gli scienzati dell’Università stanno aprendo all’agricoltura biodinamica?

Direi proprio di sì. In questo momento ho due cicli di conferenze. Una nel corso di laurea di viticoltura ed enologia, l’altra in un corso di formazione post-universitaria.

Università e viticoltura biodinamica: una relazione possibile?

Molto è cambiato negli ultimi anni. All’inizio vi era diffidenza verso un metodo che abiura il riduzionismo scientifico. Ma si commette un errore a considerare l’Università come un mondo paludato e incapace di assorbire stimoli nuovi dall’esterno. Prima di tutto l’Università è formata da tante persone che portano nella didattica la propria capacità. Nella mia esperienza ho collaborato e collaboro con professori universitari interessati al metodo.

In che modo si concretizza questa relazione?

Per quanto mi riguarda con l’Università di Padova abbiamo avviato un progetto di analisi microbiologica dei preparati biodinamici e dei vegetali condotti con questo metodo, in collaborazione con il Professor Mario Malagoli del dipartimento Agronomia Animali Alimenti Risorse Naturali e Ambiente. In più con l’Unità Ricerca dell’Istituto San Michele all’Adige, seguito dal ricercatore Enzo Mescalchin, abbiamo condotto un confronto specifico sulla viticoltura. Prendendo in esame due varietà di uva, riesling e pinot bianco, abbiamo analizzato sotto il profilo agronomico ed economico tre conduzioni differenti: convenzionale, biologico e biodinamico. I risultati saranno pubblicati a breve ma posso anticipare che la conduzione biodinamica in termini di costi economici e quantità prodotta non ha deluso le aspettative.

E la qualità?

Su quella non temiamo confronti. Gli stessi colleghi universitari, grazie alle sperimentazioni che ti ho citato, ammettono la superiorità delle specie vegetali coltivate con il nostro approccio. Sia in termini di microelementi costituenti sia nel sapore degli alimenti, compreso il vino. Ti dirò di più quello che spinge la scienza a studiare la biodinamica è la certezza dei risultati, ottenuta dal loro punto di vista senza spiegazioni.

Ma tu le hai?

Dipende cosa si intende per spiegazione. Io credo nell’informazione dell’energia, base di questo approccio. La scienza non riesce a misurare questo concetto e per un certo periodo ha negato i risultati. Una cosa difficile da capire legata all’informazione è proprio il minimo ricorso alle quantità di preparati. Per un ettaro di suolo da ricostituire occorrono circa 100 g di preparato in trenta litri di acqua. Stimolo le forze terrestri a lavorare con queste dosi, ma soprattutto l’informazione serve a far ripartire alcuni meccanismi che sono nella memoria della terra e delle specie vegetali.

Molti tuoi colleghi rifiutano il confronto con le istituzioni.

In realtà l’antroposofia steineriana nega il riduzionismo scientifico. Non a torto, a essere sinceri. Con il Novecento l’uomo ha relegato l’osservazione ai margini del proprio essere. Steiner riuscì a traghettare il pensiero di Goethe, l’ultima voce della classicità, nel Novecento nonostante la ramificazione dell’industria abbia costretto l’uomo a una comprensione sempre più elementare dei fenomeni naturali.

Mi pare che il tuo sia un atteggiamento votato al dialogo.

Certo soprattutto da quando l’Università ha aperto alla biodinamica. Manca ancora molta letteratura in Italia sull’argomento, mentre Germania, Svizzera, Stati Uniti sono all’avanguardia. L’apertura è fondamentale perché significa educare le persone a un approccio diverso all’agricoltura e all’alimentazione.

Come riassumeresti questa fase della biodinamica?

Aiuta un paragone con il biologico. Dieci anni fa nessuno in Italia comprava il vino ottenuto da agricoltura biologica perché si riteneva puzzasse. Oggi anche l’industria del vino produce in biologico perché il mercato è favorevole. Con la biodinamica stiamo lasciando la fase delle credenze popolari, in qualche anno il metodo sarà ancora più affermato e, certo, più popolare.

Si è fatto tardi, Adriano deve andare al Podere Le Boncie. Naturalmente lo seguo, ma questa è un’altra storia.

Per seguire l’attività di Zago, consultare il sito www.adrianozago.eu.